mercoledì 7 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -6

(Michelangelo Grigoletti, S. Lucia,
chiesa di S. Maria Nascente, Agordo - Belluno)

Stiamo seguendo da vicino, in questi giorni di preparazione alla festa di S. Lucia, il testo degli Atti del suo martirio, meditandone i luminosi spunti di riflessione ed esortazione alla conversione.
Che sublimità di coerenza cristiana e di intrepida franchezza nelle parole di Lucia al cospetto del suo persecutore Pascasio! Col coraggio che le viene dalla fede, dall'amore per Cristo e dalla Sua divina grazia elargita alla vergine siracusana, a ritmo serrato Lucia offre a Pascasio una vera e propria catechesi sapienziale, che presenta "le due vie" diverse intraprese dai due interlocutori:

"Tu osservi i decreti degli imperatori,

e io medito giorno e notte la Legge del mio Signore;
tu onori i cesari,
e io adoro il mio Dio;
tu rispetti i sovrani terreni,
e io ho il timore di Dio;
tu ti sforzi di piacere a loro,
e io bramo di piacere solo a Dio:
agisci dunque secondo questi tuoi princìpi,
ma anch'io opererò come è grato al mio animo".

martedì 6 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -7

Ogni Parola di Dio è amore

Carissimi, manca ormai soltanto una settimana al giorno grandemente atteso da tutti: la solennità di Santa Lucia di Siracusa, vergine megalomartire, protettrice della vista. Andiamo avanti con gioia nel cammino di intensa preparazione spirituale a questa lieta festa, che è idealmente tenuta per mano da altre due grandissime feste, cioè la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e la massima solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo. Ad Jesum per Mariam cum Lucia!
Cosa ci dice oggi la luminosa vita di Santa Lucia? Quale raggio di luce giunge proprio questa mattina su ciascuno di noi, sul nostro spirito? Oggi meditiamo sull'amore di predilezione e sull'ardente familiarità che la vergine Lucia ha posseduto sin da fanciulla nei riguardi della Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura. Ella leggeva, meditava, pregava e contemplava ogni giorno quel Libro santo, dal quale ascoltava la voce dello Sposo Divino che la chiamava decisamente a donarsi tutta a Lui. Nel silenzio sacro e orante del segreto della sua stanza, Lucia dialogava cuore a cuore con Gesù, che sembrava le dicesse: "Lucia, hai una vita sola: spendila bene! Datti tutta a Me!". E Lucia disse il suo "sì", al quale è rimasta fedelissima fino alla fine, coerente testimone fino al martirio, per quell'unico amore della sua vita: Gesù Cristo. Che Lucia avesse assimilato e ormai perfettamente interiorizzato la Parola di Dio è chiaramente dimostrato dal verbale del suo processo tramandato negli Atti greci e latini del suo martirio, dai quali emerge limpida e luminosa la sua vigorosa difesa in nome della Parola di Dio, sua regola di vita, che ella spesso cita e richiama durante lo svolgimento dell'interrogatorio di fronte al consolare Pascasio.
Amiamo anche noi, come Lucia, la Parola di Dio, ricordando che ogni Parola di Dio è amore, amore di Dio per noi!

lunedì 5 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -8

Particolare del simulacro-reliquiario di S. Lucia venerato ad Acicatena, in provincia di Catania.



Riscopriamo il digiuno

Un'antichissima e radicata tradizione, vigente soprattutto in Italia, vuole che il giorno della vigilia di S. Lucia - e cioè il 12 dicembre - i fedeli cristiani osservassero un digiuno per devozione e in onore della martire siracusana, in particolare offrendo questa pia pratica con l'intenzione di preghiera di domandare alla santa la protezione e conservazione della sanità della vista e degli occhi. Storicamente, infatti, ormai da molti secoli, la pietà cristiana occidentale attribuisce a Lucia di Siracusa il patronato contro tutte le malattie di quell'organo preziosissimo e delicatissimo che è l'occhio, nonché la protezione speciale su tutti coloro che già soffrono di cecità. La vita luminosa di Lucia, profetessa della pace sulla Chiesa di Dio, ci suggerisce poi anche altre intenzioni particolari nella nostra intensa preghiera in preparazione alla sua festa: innanzitutto possiamo offrire ogni nostro gesto di carità e penitenza per invocare da Dio il dono della pace e della fraternità universale, per l'intercessione potente della nostra Patrona. Il digiuno in preparazione di importanti solennità è una tradizione antica tenuta in gran considerazione nel cristianesimo: è un'ascetica dai profondi significati spirituali, un'offerta a Dio della nostra libertà sulla dipendenza dai sensi e dai bisogni temporali, nonché un segno di solidarietà e l'occasione di condividere il nostro pane con i poveri, sull'esempio eloquente che ancora una volta ci è dato dalla breve ma grandiosa vita di Santa Lucia.

domenica 4 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -9

Denunciata come cristiana e condotta in tribunale per essere processata, Lucia affrontava con fierezza l'interrogatorio che avrebbe decretato il suo martirio. Erano le Idi del mese di dicembre dell'anno 304, e Diocleziano aveva promulgato da alcuni mesi la più grande persecuzione anti-cristiana dell'impero romano. Ma il consolare Pascasio voleva tentare di far apostatare la nobile e bella fanciulla siracusana, appartenente a uno dei casati più illustri della città siciliana, ed evitare così lo scandalo di una morte ignominiosa, con l'intenzione di farla abiurare al cristianesimo in modo clamoroso ed esemplare... che colpo doveva risultare alla mente del misero funzionario dell'impero! Lucia non aveva però paura di torture e supplizi e giammai avrebbe rinnegato la propria fede, il proprio Sposo celeste e Divino. Pascasio le aveva appena ordinato di sacrificare agli dèi pagani e offrire l'incenso all'effige dell'imperatore, ma la piccola e forte vergine cristiana gli rispose prontamente: "Sacrificio puro presso Dio e gradito a Lui è soccorrere i poveri, gli orfani e le vedove". Ella, che conosceva bene le Sacre Scritture, sapeva che Dio aveva tante volte parlato ai profeti avvertendo il Suo popolo che Egli era stanco di riti esteriori, incensi e sacrifici, che non erano espressione di un amore e un'adorazione sinceri. Lucia ricordava che Dio vuole la carità concreta verso tutti, soprattutto verso le fasce più deboli e bisognose della società: al tempo della Legge erano vedove, orfani e stranieri i più indifesi e privi di diritti e garanzie di una sopravvivenza dignitosa. E Dio vuole che ci prendiamo a cuore sempre, ancora oggi, dei nostri fratelli in umanità che sono più provati dalla vita: Lucia ci rammenta oggi la Parola di Gesù nel Vangelo "Qualunque cosa farete a uno di questi piccoli l'avrete fatta a me", e quella dell'Apostolo Giacomo nella sua Epistola "Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo".

sabato 3 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -10

(Tiepolo, Comunione di S. Lucia)


«L’Apostolo dice: “Coloro che vivono castamente e piamente sono tempio di Dio, e lo Spirito Santo abita in essi”».



Al consolare romano Pascasio, che la interrogava durante il processo, Lucia ha professato con fermezza e fortezza la sua granitica fede nell’inabitazione dello Spirito Santo nei veri credenti, citando San Paolo, l’evangelizzatore di Siracusa, le cui Lettere ella conosceva perfettamente, per averle a lungo meditate e ruminate nel segreto del suo intimo e amoroso colloquio con l’adorato Sposo Gesù.



Lucia ricorda che l’Apostolo delle genti ha scritto ai Corinzi: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi» (1Cor 3,16-17).



Ora, la comunità cristiana di Siracusa fu una delle prime a poter leggere direttamente una copia delle due epistole che Paolo inviò ai cristiani di Corinto, poiché i Corinzi – giova ricordarlo – furono i fondatori colonizzatori di Siracusa nel 734 a. C. La colonia siciliana mantenne sempre strettissimi rapporti commerciali e politici con la madrepatria dorica, e quindi non tardò l’occasione per i Corinti che avevano aderito alla nuova fede in Gesù Cristo di trasmettere ai compatrioti Siracusani l’ardente insegnamento paolino ad essi destinato.



Lucia ci mostra come a distanza di oltre due secoli quelle parole vibrassero ancora fortemente nel cuore del suo popolo e attraverso i cristiani d’ogni tempo esse risplendono di luce anche per noi cristiani di oggi. Coraggio, allora, facciamo tesoro anche noi della Parola di Dio, ispirata alla penna di Paolo e tramandata dalla voce di Lucia, e rinnoviamo con i nostri grandi santi la loro e nostra medesima fede in Colui di cui siamo tempio santo!



Lucia, nostra santa prediletta, aiutaci a vivere secondo la volontà di Dio in ogni momento della nostra vita, per poter essere degno tempio di Dio, che accolga in sé e non respinga lo Spirito Santo, desideroso di abitare dentro ciascuno di noi. Santa Lucia, prega per noi!

venerdì 2 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -11

"FRATELLI, RINGRAZIAMO CON GIOIA IL PADRE CHE CI HA MESSI IN GRADO DI PARTECIPARE ALLA SORTE DEI SANTI NELLA LUCE"


(Col 1,12)




Carissimi, con queste parole di San Paolo di Tarso, l'Apostolo delle Genti, grande padre spirituale della Chiesa Siracusana, che egli visitò, ammaestrò, illuminò, esortò e incoraggiò per ben tre giorni nella primavera dell'anno 61 accompagnato dall'Evangelista San Luca, immensa benedizione per tutta la primitiva comunità cristiana di Siracusa, percorriamo il gradino odierno della preparazione alla festa di Santa Lucia.


Lucia, degna figlia di San Paolo, che aveva seminato nella nostra città il fuoco e la spada a doppio taglio della Parola di Dio, ha fatto sue le parole di vita dell'Apostolo e le ha testimoniate a gran voce durante il suo martirio, al tal punto le aveva interiorizzate per tutta la vita. Oggi ascoltiamo questa Parola di Dio che ci dice gratitudine, gioia e luce, vòlti a Dio Padre che ci fa partecipi della comunione dei Santi, insieme alla nostra amata Santa Lucia.

giovedì 1 dicembre 2011

Una luce per lo spirito -12

Insieme alla nostra Lucia, piccola grande luce nelle nostre notti, camminiamo in questo Avvento nella grata memoria della prima venuta di Gesù sulla terra e nell'attesa del Suo glorioso ritorno, attesa sempre viva e palpitante che fa di tutti i cristiani "sentinelle del mattino". Leggiamo insieme la seguente meditazione biblica di Chiara Lubich:

PAROLA DI VITA - DICEMBRE 2011

«Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Lc 3,4).
In questo tempo d’Avvento, ecco una nuova “parola”, che siamo invitati a vivere. L’evangelista Luca la riprende da Isaia, il profeta della consolazione. Per i primi cristiani, essa va riferita a Giovanni il Battista, che ha preceduto Gesù.
E la Chiesa, in questo tempo che precede il Natale, presentando appunto il Precursore, ci invita alla gioia, perché il Battista è come un messaggero che annunzia il Re. Questi, infatti, sta per venire. È vicino il tempo in cui Dio compie le sue promesse, perdona i peccati, dona la salvezza.
«Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!»
Ma se questa è parola di gioia, è anche un invito ad un nuovo orientamento di tutta la nostra esistenza, ad un cambiamento radicale della vita.
Il Battista invita a preparare la strada del Signore. Ma qual è questa strada?
Gesù, annunziato dal Battista, prima d’uscire a vita pubblica per iniziare la sua predicazione, è passato per il deserto. Questa la sua strada. E nel deserto, se ha trovato la profonda intimità col Padre suo, ha incontrato anche le tentazioni, facendosi solidale così con tutti gli uomini. E ne è uscito vincitore. È la stessa strada che ritroviamo poi nella sua morte e resurrezione. Avendo Gesù percorso la sua strada sino in fondo, diventa egli stesso “via” per noi che siamo in cammino.
È lui stesso la via per la quale dobbiamo incamminarci per poter realizzare sino in fondo la nostra vocazione umana, che è entrare nella piena comunione con Dio.
Ognuno di noi è chiamato a preparare la via a Gesù, che vuole entrare nella nostra vita. Occorre, allora, raddrizzare i sentieri
della nostra esistenza, perché egli possa venire in noi.
Bisogna preparargli la strada, togliendo gli ostacoli ad uno ad uno: quelli posti dal nostro modo limitato di vedere, dalla nostra volontà debole.
Occorre avere il coraggio di scegliere fra una nostra strada e la sua per noi, fra la nostra volontà e la sua volontà, fra un programma voluto da noi e quello pensato dal suo amore onnipotente.
E una volta presa questa decisione, lavorare per adeguare la nostra volontà recalcitrante alla sua.
Come? I cristiani realizzati insegnano un metodo buono, pratico, intelligente: ora, adesso.
Nel momento, togliere sasso dopo sasso perché non più la nostra volontà viva in noi, ma la sua.
Avremo così vissuto la Parola: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».

Lucia, com'è bello dinanzi ai nostri occhi il Tuo esempio, la via che hai aperto e che noi vogliamo seguire: vivere, vegliare, vigilare nella gioia dell'attesa del ritorno più bello, la gloriosa parusìa del Signore nostro, il Tuo Sposo Gesù.
Cammina al nostro fianco, o dolce vergine siracusana, per indicarci questa via rimanendo vigilanti nell'esercizio delle virtù e delle opere di misericordia, come hai fatto Tu, e Gesù ci troverà con le lampade accese ad attenderLo!

mercoledì 30 novembre 2011

Una luce per lo spirito -13

Statua di S. Lucia, Duomo di Milano (esterno)

Carissimi amici, ben ritrovati!

Oggi, 30 novembre, festa dell’apostolo S. Andrea, il protòclito (il primo chiamato da Gesù con la divina e trasformante vocazione “Seguimi”), fratello di S. Pietro, corifeo degli apostoli, inizia la tradizionale ‘tredicina’ di S. Lucia, periodo di intensa preparazione spirituale all’attesissima solennità del 13 dicembre, in cui celebreremo il dies natalis della nostra amata Patrona!

Quest’anno la nostra redazione, sempre alla ricerca di nuove idee per poter vivere sempre più in profondità la splendida vita della vera devozione a S. Lucia, ha pensato per voi una nuovissima rubrica, dal titolo “Una luce per lo spirito”: si tratterà di piccole ma certamente preziose ‘pillole’ di riflessione e meditazione per nutrire l’anima e accompagnarla a prepararsi degnamente alla più grande festa siracusana… la festa di S. Lucia! Sarà un bel modo per vivere insieme a tutti voi il conto alla rovescia che fermenta l'attesa del grande giorno!

E’ bene infatti, come ricordiamo sempre, che i segni esterni – legittimi, beninteso – della gioia di questa festa siano espressione di una viva esperienza spirituale e di una vera intensità interiore vissuta da tutti coloro che vogliono essere devoti autentici e graditi alla nostra celeste Protettrice.

Riscopriamo pertanto il significato più profondo di questa festa: la celebrazione lieta e festante di un’eroina della fede cristiana, di un'altissima testimone dell’amore per Cristo, di un fulgido esempio di radicalità evangelica! Lucia, una luce per lo spirito.

Buona tredicina a tutti! Sarausana jè, viva SANTA LUCIA!

martedì 22 novembre 2011

FESTA DI S. LUCIA - SIRACUSA 2011



Carissimi concittadini siracusani e devoti di S. Lucia d'ogni dove, con la grazia di Dio torna anche quest'anno l'appuntamento tanto atteso per tutto l'anno, l'emozionante festa in onore della nostra celeste Patrona, che tanto amiamo e che tanto ci ama e protegge sempre.
Auguri a tutti di conversione e frutti di santità, sull'esempio luminosissimo della vergine e martire Lucia, che invochiamo qual taumaturga protettrice e seguiamo qual modello di vita cristiana.
Adoriamo la Santissima Trinità e veneriamo Santa Lucia! Sarausana jè, viva Santa Lucia!
O Lucia, di Gesù Sposa diletta, prega per noi!

PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI RELIGIOSE
IN ONORE DI S. LUCIA - 2011

Dal 30 novembre al 12 dicembre: Tredicina
In Cattedrale:
GIORNI FERIALI ore 17.30 - nella Cappella di S. Lucia: S. Rosario, S. Messa, pia pratica della coroncina di S. Lucia, rito del bacio della Sacra Reliquia
GIORNI FESTIVI (4, 8, 11) ore 08.00, 10.30, 12.00, 19.00 - Ss. Messe festive
sabato 3: ore 18.00 - omaggio alla Patrona dei bambini e dei ragazzi della Parrocchia Metropolitana
domenica 4: ore 12.30 - giornata della carità di S. Lucia presso la mensa Caritas
da venerdì 9 a domenica 11: Triduo della solidarietà. Esposizione alla venerazione dei fedeli delle Sacre Reliquie e del simulacro-reliquiario argenteo nella Cappella di S. Lucia, per l'intera giornata. S. Messa mattutina: ore 10.30. Alla S. Messa vespertina (venerdì per i non vedenti, sabato per la Caritas, domenica festiva), predicherà p. Felice M. Pumilia OSM.
lunedì 12: Vigilia di S. Lucia. Esposizione del simulacro e S. Messa: ore 08.00. Solenne traslazione del simulacro dalla Cappella e intronizzazione sull'altare maggiore: ore 11.30.
ore 19.00 - solenni Primi Vespri Pontificali di S. Lucia officiati da S. E. mons. Giuseppe Costanzo, nostro arcivescovo emerito; benedizione della tradizionale "cuccìa" di S. Lucia e distribuzione delle "candele della luce", nel Palazzo Municipale.

MARTEDI' 13 DICEMBRE:
SOLENNITA' DI S. LUCIA VERGINE E MARTIRE SIRACUSANA
PATRONA PRINCIPALE DELLA CITTA' E DELL'ARCIDIOCESI DI SIRACUSA
In Cattedrale:
ore 07.00, 08.00, 09.00 - Ss. Messe
ore 10.30 - solenne Concelebrazione Eucaristica Pontificale con il Panegirico di S. Lucia presieduta da S. Em.za Rev.ma il Sig. Card. Bernard Francis Law, con la partecipazione di tutto il Clero diocesano, Religiosi, Seminario, Autorita, e il servizio dell'Orchestra e Coro Giovanili Siracusani
ore 15.30 - solenne Processione delle Sacre Reliquie e del simulacro-reliquiario di S. Lucia dalla Cattedrale alla Basilica del Suo S. Sepolcro per le vie: Picherali, passeggio Aretusa, Ruggero Settimo, Savoia, corso Umberto I, Regina Margherita, Arsenale, Piave e Ragusa. Onori militari alla S. Patrona in piazza Porta Marina. All'arrivo in Basilica: S. Messa.

Dal 14 al 19 dicembre: Ottavario
In Basilica:
ore 08.00, 9.00, 10.30, 17.30, 19.00 - Ss. Messe, predicheranno i Rev.i Padri OFM
ore 22.30 - Compieta
venerdì 16:ore 16.30 - tradizionale e antico pellegrinaggio penitenziale "del perdono", dalla parrocchia S. Rita al Sepolcro di S. Lucia, guidato dal Guardiano del Convento di S. Lucia, e S. Messa propiziatrice.
ore 21.00 - nei locali della Basilica di S. Lucia: lettura scenica "Lucia, luce dell'anima. Riflessione e narrazione del Martirio di S. Lucia, Patrona di Siracusa"

martedì 20: Ottava di S. Lucia
In Basilica:
ore 10.30 - solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. E. mons. Salvatore Pappalardo, nostro arcivescovo metropolita
ore 16.00 - solenne Processione delle Sacre Reliquie e del simulacro di S. Lucia dalla Basilica alla Cattedrale, per le vie: Ragusa, Dinologo, Testaferrata, corso Gelone, Catania, corso Umberto I, corso Matteotti, Roma e Minerva. Tradizionali soste di preghiera e riflessione al Santuario Madonna delle Lacrime e all'Ospedale Generale; spettacolo pirotecnico (rievocazione dell'antico "saluto dell'artiglieria" al rientro di S. Lucia nel centro storico di Ortigia) in piazza delle Poste.

mercoledì 28: commemorazione del terremoto del 1908
solenne esposizione delle Sacre Reliquie e del simulacro-reliquiario di S. Lucia nella Sua Cappella in Cattedrale; S. Messa solenne della commemorazione: ore 10.30.

solenni ricorrenze luciane di gennaio 2012 (festa della dedicazione del Duomo, commemorazione del terremoto del 1693, memoria delle traslazioni delle Reliquie di S. Lucia)
PROGRAMMA UFFICIALE NON ANCORA COMUNICATO.

martedì 1 novembre 2011

PAROLA DI VITA - NOVEMBRE 2011

Meditazione di Chiara Lubich:

"Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora" (Mt 25,13)

Gesù è appena uscito dal tempio. I discepoli gli fanno notare con orgoglio l’imponenza e la bellezza dell’edificio. E Gesù: «Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata». Poi sale sul monte degli Ulivi, si siede e, guardando Gerusalemme che gli è davanti, inizia a parlare della distruzione della città, e della fine del mondo.


Come avverrà la fine del mondo? – gli domandano i discepoli – e quando arriverà? È una domanda che anche le successive generazioni cristiane si sono poste, una domanda che si pone ogni essere umano. Il futuro è infatti misterioso e spesso fa paura. Anche oggi c’è chi interroga i maghi e indaga l’oroscopo per sapere come sarà il futuro, cosa accadrà…


La risposta di Gesù è limpida: la fine dei tempi coincide con la sua venuta. Lui, Signore della storia, tornerà. È Lui il punto luminoso del nostro futuro.


E quando avverrà questo incontro? Nessuno lo sa, può avvenire in qualsiasi momento. La nostra vita è infatti nelle sue mani. Lui ce l’ha data; Lui può riprenderla anche all’improvviso, senza preavviso. Tuttavia ci avverte: avrete modo d’essere pronti a questo evento se vigilerete.



“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”


Con queste parole Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui verrà. La nostra vita sulla terra terminerà ed inizierà una vita nuova, che non avrà più fine. Nessuno oggi vuole parlare della morte… A volte si fa di tutto per distrarsi, immergendosi completamente nelle occupazioni quotidiane, fino a dimenticare Colui che ci ha dato la vita e che ce la richiederà per introdurci nella pienezza della vita, nella comunione con il Padre suo, nel Paradiso.


Saremo pronti ad incontrarlo? Avremo la lampada accesa, come le vergini prudenti che attendono lo sposo? Ossia, saremo nell’amore? Oppure la nostra lampada sarà spenta perché, presi dalle tante cose da fare, dalle gioie effimere, dal possesso dei beni materiali, ci siamo dimenticati della sola cosa necessaria: amare?


“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”


Ma come vegliare? Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama. Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa; lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata… Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda.


Si attende Gesù se lo si ama e si desidera ardentemente incontrarlo.


E lo si attende amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta. È Gesù stesso che ci invita a vivere così raccontando la parabola del servo fedele che, aspettando il ritorno del padrone, si prende cura dei domestici e degli affari della casa; o quella dei servi che, sempre in attesa del ritorno del padrone, si danno da fare per far fruttificare i talenti ricevuti.


“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”


Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere.


Tempo fa mi venne spontaneamente di rivolgere a Dio questa preghiera. Vorrei ora ricordarla.


“Gesù,
fammi parlare sempre
come fosse l’ultima
parola che dico.
Fammi agire sempre
come fosse l’ultima
azione che faccio.
Fammi soffrire sempre
come fosse l’ultima
sofferenza che ho da offrirti.
Fammi pregare sempre
come fosse l’ultima
possibilità,
che ho qui in terra,
di colloquiare con Te”.

lunedì 10 ottobre 2011

Studenti universitari attorno a S. Lucia




La nostra dolcissima patrona Lucia è sempre di più al centro dell'attenzione anche di studiosi e studenti, non soltanto di semplici devoti.

E, visto che siamo nel frizzante periodo della riapertura dei corsi universitari per il nuovo anno accademico, annunciamo una bella notizia: nell'àmbito del corso di Archeologia cristiana e medievale attivato presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Catania e tenuto dalla prof.ssa Mariarita Sgarlata, è previsto un tirocinio di scavo nelle Catacombe di S. Lucia a Siracusa destinato agli studenti.

La docente è anche autrice di alcuni contributi scientifici sull'epigrafe di Euskia, il più antico documento storico e archeologico comprovante la diffusione del culto di S. Lucia.

Auguriamo buon lavoro e fruttuoso studio ai giovani laureandi, invocando su ciascuno la protezione della nostra giovane vergine Lucia, presso il cui Santo Sepolcro essi avranno l'onore di accostarsi per questa campagna archeologica.
Pozzo inesauribile di meravigliose scoperte è ogni luogo legato alla figura splendida della gloriosa martire siracusana, "per la quale non vi è elogio condegno"!


domenica 2 ottobre 2011

PAROLA DI VITA - OTTOBRE 2011



meditazione di Chiara Lubich:


«Seguimi» (Mt 9,9).


Mentre usciva da Cafarnao, Gesù vide un esattore delle tasse di nome Matteo seduto al banco delle imposte. Matteo stava esercitando un mestiere che lo rendeva odioso alla gente e lo accomunava agli usurai e agli sfruttatori che si arricchiscono alle spalle degli altri. Gli scribi e i farisei lo mettevano sullo stesso piano dei pubblici peccatori, tanto da rimproverare a Gesù di essere «amico di gabellieri e peccatori» e di mangiare insieme a loro.


Gesù, andando contro ogni convenzione sociale, chiamò Matteo a seguirlo ed accettò di andare a pranzo a casa sua, così come farà più tardi con Zaccheo, il capo dei gabellieri di Gerico. Richiesto di spiegare questo suo atteggiamento, Gesù dirà che egli è venuto a curare i malati, non i sani e a chiamare non i giusti, ma i peccatori. Il suo invito, anche questa volta, era indirizzato proprio ad uno di loro:


«Seguimi».


Questa parola Gesù l’aveva già rivolta ad Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni sulle rive del lago. Lo stesso invito, con parole diverse, lo indirizzò a Paolo sulla strada di Damasco.

Ma Gesù non si è fermato lì; lungo i secoli egli ha continuato a chiamare a sé uomini e donne di ogni popolo e nazione. Lo fa anche oggi: passa nella nostra vita, ci incontra in luoghi diversi, in modi diversi, e ci fa sentire nuovamente il suo invito a seguirlo.


Ci chiama a stare con lui perché vuole instaurare un rapporto personale, e nello stesso tempo ci invita a collaborare con lui al grande disegno di un’umanità nuova.

Non gli importano le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre miserie. Lui ci ama e ci sceglie così come siamo. Sarà il suo amore a trasformarci e a darci la forza di rispondergli e il coraggio di seguirlo come ha fatto Matteo.

E per ognuno ha un amore, un progetto di vita, una chiamata particolari. Lo si avverte in cuore attraverso un’ispirazione dello Spirito Santo o attraverso determinate circostanze o un consiglio, un’indicazione di chi ci vuol bene… Pur manifestandosi nei modi più diversi, riecheggia la medesima parola:


«Seguimi».


Ricordo quando anch’io ho avvertito questa chiamata di Dio.

Era una freddissima mattina d’inverno a Trento. La mamma chiede a mia sorella più piccola di andare a prendere il latte a due chilometri da casa, ma fa troppo freddo e lei non se la sente; anche l’altra sorella si rifiuta. Allora mi faccio avanti: «Vado io, mamma», le dico e prendo la bottiglia. Esco di casa e a metà strada succede un fatto un po’ particolare: mi sembra quasi che il Cielo si apra e Dio mi inviti a seguirlo. «Datti tutta a me», avverto nel cuore.


Era la chiamata esplicita a cui ho desiderato rispondere subito. Ne ho parlato con il confessore che mi ha permesso di donarmi a Dio per sempre. Era il 7 dicembre ’43; non mi sarà mai possibile descrivere ciò che mi è passato nel cuore quel giorno: avevo sposato Dio. Potevo aspettarmi ogni cosa da lui.


«Seguimi».


Questa parola non riguarda soltanto il momento determinante della scelta della nostra vita, Gesù continua a rivolgercela ogni giorno. «Seguimi», sembra suggerirci davanti ai più semplici doveri quotidiani; «Seguimi» in quella prova da abbracciare, in quella tentazione da superare, in quel servizio da compiere…

Come rispondergli concretamente?


Facendo ciò che Dio vuole da noi nel presente, che porta sempre in sé una grazia particolare.

L’impegno di questo mese sarà dunque darsi alla volontà di Dio con decisione; darsi al fratello e alla sorella che dobbiamo amare, al lavoro, allo studio, alla preghiera, al riposo, all’attività che dobbiamo compiere.

Imparare ad ascoltare nel profondo del cuore la voce di Dio che parla anche con la voce della coscienza: ci dirà quello che egli vuole da noi in ogni momento, pronti a sacrificare tutto per attuarlo.


«Dacci d’amarti, o Dio, non solo ogni giorno di più, perché possono essere troppo pochi i giorni che ci restano; ma dacci d’amarti in ogni attimo presente con tutto il cuore, l’anima e le forze in quella che è la tua volontà».

È questo il sistema migliore per seguire Gesù.

lunedì 5 settembre 2011

PAROLA DI VITA - SETTEMBRE 2011



Meditazione di Chiara Lubich




"Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,32)


Questa frase si trova alla fine della parabola chiamata del figlio prodigo, che certamente conoscerai, e vuole manifestarci la grandezza della misericordia di Dio. Essa chiude un intero capitolo del Vangelo di Luca, nel quale Gesù narra altre due parabole per illustrare lo stesso argomento.



Ricordi l’episodio della pecora smarrita per cercare la quale il padrone lascia le altre novantanove nel deserto?



E ricordi il racconto della dramma perduta e la gioia della donna che, avendola ritrovata, chiama le amiche e le vicine perché gioiscano con lei?



“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”



Queste parole sono un invito che Dio rivolge a te, e a tutti i cristiani, a godere insieme con lui, a far festa e a partecipare alla sua gioia per il ritorno dell’uomo peccatore prima perduto e poi ritrovato. E queste parole, nella parabola, sono rivolte dal padre al figlio maggiore che aveva condiviso tutta la sua vita, ma che dopo un giorno di duro lavoro, rifiuta di entrare a casa dove si festeggia il ritorno di suo fratello.



Il padre va incontro al figlio fedele, come è andato incontro al figlio perduto, e cerca di convincerlo. Ma è palese il contrasto fra i sentimenti del padre e quelli del figlio maggiore: il padre, con il suo amore senza misura e con la sua grande gioia, che vorrebbe tutti condividessero; il figlio pieno di disprezzo e di gelosia verso suo fratello che non riconosce più come tale. Parlando di lui dice infatti: “Questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi”.



L’amore e la gioia del padre per il figlio tornato, mettono ancor più in rilievo il rancore dell’altro, rancore che palesa un rapporto freddo e, si potrebbe dire, falso con lo stesso padre. A questo figlio preme il lavoro, il compimento del suo dovere, ma non ama il padre da figlio. Si direbbe piuttosto che obbedisce a lui come ad un padrone.



“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”



Con queste parole Gesù denuncia un pericolo in cui anche tu puoi incorrere: quello di una vita vissuta per essere una persona perbene, basata sulla ricerca della tua perfezione, giudicando i fratelli meno bravi di te. Infatti, se tu sei “attaccato” alla perfezione, costruisci te stesso, ti riempi di te stesso, sei pieno di ammirazione verso te stesso. Fai come il figlio rimasto a casa, che enumera al padre i suoi buoni meriti: “Io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando”.



“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”



Con queste parole Gesù va contro quell’atteggiamento per cui il rapporto con Dio sarebbe basato solo sull’osservanza dei comandamenti. Ma una tale osservanza non basta. Di questo anche la tradizione ebraica è ben conscia.



In questa parabola Gesù mette in luce l’Amore divino facendo vedere come Dio, che è Amore, fa il primo passo verso l’uomo senza tener conto se egli lo meriti o no, ma vuole che l’uomo si apra a lui per poter stabilire un’autentica comunione di vita. Naturalmente, come puoi capire, l’ostacolo maggiore a Dio-Amore è proprio la vita di coloro che accumulano azioni, opere, mentre Dio vorrebbe il loro cuore.



“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”



Con queste parole Gesù invita te ad avere, nei confronti del peccatore, lo stesso amore senza misura che il Padre ha per lui. Gesù ti chiama a non giudicare secondo la tua misura l’amore che il Padre ha per qualsiasi persona. Invitando il figlio maggiore a condividere la sua gioia per il figlio ritrovato, il Padre chiede anche a te un cambiamento di mentalità: devi in pratica accogliere come fratelli e sorelle anche quegli uomini e donne verso i quali nutriresti soltanto sentimenti di disprezzo e di superiorità. Ciò provocherà in te una vera conversione, perché ti purifica dalla convinzione di essere più bravo, ti fa evitare l’intolleranza religiosa e ti fa accogliere la salvezza, che Gesù ti ha procurato, come puro dono dell’amore di Dio.

giovedì 1 settembre 2011

LA MADONNINA DI SIRACUSA

SIRACUSA, 1° SETTEMBRE 2011 - Solennità della Beata Vergine Maria delle Lacrime per l'Arcidiocesi Metropolitana di Siracusa: oggi si concludono solennemente i tradizionali festeggiamenti celebrativi in memoria della prodigiosa e reale lacrimazione del bassorilievo in gesso raffigurante il Cuore Immacolato di Maria, dal 29 agosto al 1° settembre 1953 presso il luogo del martirio della nostra Santa Lucia, e precisamente nella casa della signora Antonina Giusto Iannuso, che proprio quest'anno è tornata in Paradiso, accolta dalla Santissima Madre di Dio, che l'ha amata con predilezione. Siracusa tutta in festa, dunque, in segno di immensa gratitudine e sconfinato amore verso la veneratissima Madre Immacolata e Addolorata. Questo, inoltre, è l'anno della beatificazione del papa Giovanni Paolo II, e quindi ci sembra che il modo migliore di salutare la nostra dolce Madonnina sia farlo con la meravigliosa preghiera che lo stesso Beato espresse ai Suoi piedi in occasione della Messa di dedicazione del Santuario siracusano il 5 novembre 1994, ricordando così questo papa così "mariano" (il cui motto di vita era proprio "Totus Tuus ego sum, Maria") ora accanto a Lei in Paradiso:



Madonna delle Lacrime, Madre nostra addolorata, Tu ci hai aperto il Tuo cuore, scegliendoci come destinatari e custodi delle Tue lacrime.

Il Tuo pianto, o Madre, segno del Tuo dolore, è reliquia del Tuo amore e pegno della Tua intercessione; prega per noi il Padre delle misericordie, perché tocchi i nostri cuori induriti, pieghi le volontà ribelli, ci scuota dal torpore spirituale, ci converta al Suo amore fedele.

Con le Tue lacrime intercedi, o Madre presso il Tuo Figlio, perché guardi con bontà alle nostre lacrime: nell'attesa che siano asciugate per sempre, Egli le raccolga perché non vadano perdute, le custodisca come perle nel Suo cuore, le trasformi in dono di redenzione.

Chiedi, o Vergine Santa, allo Spirito d'Amore, che inondi di luce e di grazia i Tuoi figli, perché vedendo la turpitudine del peccato, versino lacrime di compunzione; rispondendo con docilità al Maestro interiore, anelino con cuore grande alle vette della santità; imitando la Tua carità sollecita, sappiano condividere e asciugare il pianto dei fratelli.

O Madre, veglia su questa Città e sulla Diocesi che Ti onora con questo tempio. Benedici tutti coloro che si affidano alla Tua protezione, libera l'Italia, l'Europa, il mondo intero dal flagello della guerra, ottieni all'umanità la sospirata pace e l'universale fraternità. Amen.



venerdì 19 agosto 2011

BENEDETTO XVI ALLA GMG 2011 DI MADRID

Per riflettere


E' quasi d'obbligo pubblicare perlomeno il sottostante stralcio - capolavoro sapienziale e perla d'un granitico magistero - delle parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato nella grandiosa festa dei giovani cristiani in corso in Spagna. Egli, proprio riferendosi a loro - protagonisti dell'evento - ha detto tra il resto la seguente innegabile verità: i giovani cristiani «a causa della loro fede in Cristo, soffrono in se stessi la discriminazione, che arriva al disprezzo e alla persecuzione aperta od occulta che patiscono in determinate regioni e Paesi. Li si perseguita volendo allontanarli da Lui, privandoli dei segni della sua presenza nella vita pubblica, e mettendo a tacere perfino il suo santo nome». Diventa allora «urgente aiutare i giovani discepoli di Gesù a rimanere saldi nella fede e ad assumere la meravigliosa avventura di annunciarla e testimoniarla apertamente con la propria vita. Una testimonianza coraggiosa e piena di amore per il fratello, decisa e prudente al contempo, senza nascondere la propria identità cristiana, in un clima di rispettosa convivenza con altre legittime opzioni ed esigendo, nello stesso tempo, il dovuto rispetto per le proprie. Mi accingo a dire ai giovani, con tutta la forza del mio cuore: che niente e nessuno vi tolga la pace; non vergognatevi del Signore».

lunedì 1 agosto 2011

PAROLA DI VITA - AGOSTO 2011

Meditazione di Chiara Lubich



«Ecco, io vengo a fare la tua volontà» (Eb 10,9).



È questo un versetto del Salmo 40, che l'autore della lettera agli Ebrei mette sulle labbra del Figlio di Dio in dialogo con il Padre. L'autore vuole sottolineare in questo modo l'amore con il quale il Figlio di Dio si è fatto uomo per compiere l'opera della redenzione in obbedienza alla volontà del Padre.


Queste parole fanno parte di un contesto nel quale l'autore vuole dimostrare l'infinita superiorità del sacrificio di Gesù rispetto ai sacrifici dell'antica Legge. A differenza di questi ultimi, nei quali venivano offerti a Dio come vittime di animali o, comunque, cose esterne all'uomo, Gesù, spinto da un immenso amore, durante la sua vita terrena ha offerto al Padre la propria volontà, tutto sé stesso.



«Ecco, io vengo a fare la tua volontà».



Questa Parola ci offre la chiave di lettura della vita di Gesù, aiutandoci a coglierne l'aspetto più profondo e il filo d'oro che lega tutte le tappe della sua esistenza terrena: la sua infanzia, la sua vita nascosta, le tentazioni, le sue scelte, la sua attività pubblica, fino alla morte sulla croce. In ogni istante, in ogni situazione Gesù ha cercato una cosa sola: compiere la volontà del Padre; e l'ha compiuta in modo radicale, non facendo nulla fuori di essa e rifiutando anche le proposte più suggestive che non fossero in pieno accordo con quella volontà.



«Ecco, io vengo a fare la tua volontà».



Questa Parola ci fa comprendere la grande lezione a cui mirava tutta la vita di Gesù. E cioè che la cosa più importante è il compiere non già la nostra, ma la volontà del Padre; renderci capaci di dire di no a noi stessi per dire di sì a lui.


Il vero amore a Dio non consiste nelle belle parole, idee e sentimenti, ma nell'obbedienza effettiva ai suoi comandamenti. Il sacrificio di lode, che egli si aspetta da noi, è l'offerta amorosa fatta a lui di ciò che abbiamo di più intimo, di ciò che più ci appartiene: la nostra volontà.



«Ecco, io vengo a fare la tua volontà».



Come vivremo allora la Parola di Vita di questo mese? Anche questa è una delle parole che mette più in evidenza l'aspetto controcorrente del Vangelo, in quanto si contrappone alla nostra tendenza più radicata: cercare la nostra volontà, seguire i nostri istinti, i nostri sentimenti.


Questa Parola è anche una delle più urtanti per l'uomo moderno. Viviamo nell'epoca dell'esaltazione dell'io, dell'autonomia della persona, della libertà come fine a sé stessa, dell'autosoddisfazione come realizzazione dell'individuo, del piacere considerato come il criterio delle proprie scelte ed il segreto della felicità. Ma conosciamo anche le conseguenze disastrose a cui questa cultura conduce.


Orbene, a questa cultura fondata sulla ricerca della propria volontà, si contrappone quella di Gesù, totalmente orientata al compimento della volontà di Dio, con gli effetti meravigliosi che egli ci assicura.



Cercheremo allora di vivere la Parola di questo mese scegliendo anche noi la volontà del Padre, facendone cioè, come ha fatto Gesù, la norma e il movente di tutta la nostra vita.


Ci avventureremo verso una divina avventura di cui saremo eternamente grati a Dio. Per essa ci faremo santi e irradieremo l'amore di Dio in molti cuori.


venerdì 1 luglio 2011

PAROLA DI VITA - LUGLIO 2011



Meditazione di Chiara Lubich



«Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).


Queste sono parole che Gesù, durante l'agonia nel Getsemani, ha rivolto a Pietro, Giacomo e Giovanni quando li ha visti sopraffatti dal sonno. Egli aveva preso con sé questi tre apostoli – gli stessi che erano stati testimoni della sua trasfigurazione sul monte Tabor – perché gli fossero vicini in questo momento così difficile e si preparassero con la preghiera assieme a Lui, giacché quanto stava per accadere sarebbe stato una prova terribile anche per loro.


«Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito e pronto, ma la carne è debole».


Queste parole – lette alla luce delle circostanze in cui sono state pronunciate – prima ancora che una raccomandazione rivolta da Gesù ai discepoli, occorre vederle come un riflesso del suo stato d'animo, cioè del modo con cui egli si prepara alla prova. Di fronte alla passione imminente, egli prega, con tutte le forze del suo spirito, lotta contro la paura e l'orrore della morte, si getta nell'amore del Padre per essere fedele fino in fondo alla sua volontà ed aiuta i suoi apostoli a fare altrettanto.


Gesù qui ci appare come il modello per chi deve affrontare la prova e, nello stesso tempo, il fratello che si mette al nostro fianco in quel difficile momento.


«Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».


L'esortazione alla vigilanza ricorre spesso sulle labbra di Gesù. Vigilare per Lui vuol dire non lasciarsi mai vincere dal sonno spirituale, tenersi sempre pronti ad andare incontro alla volontà di Dio, saperne cogliere i segni nella vita di ogni giorno, soprattutto saper leggere le difficoltà e le sofferenze alla luce dell'amore di Dio.


E la vigilanza è inseparabile dalla preghiera, perché la preghiera è indispensabile per vincere la prova. La fragilità connaturale all'uomo ("la debolezza della carne") può essere superata mediante quella forza che viene dallo Spirito.


«Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».


Come vivere allora la Parola di vita di questo mese?


Anche noi dobbiamo mettere in programma l'incontro con la prova: piccole, grandi prove che s'incontrano ogni giorno. Prove normali, prove classiche in cui chi è cristiano non può un giorno o l'altro non imbattersi. Ora, la prima condizione per superare la prova, ogni prova – ci avverte Gesù – è la vigilanza. Si tratta di saper discernere, di rendersi conto che sono prove permesse da Dio non già perché ci scoraggiamo, ma perché, superandole, maturiamo spiritualmente.


E contemporaneamente dobbiamo pregare. È necessaria la preghiera perché due sono le tentazioni a cui siamo maggiormente esposti in questi momenti: da un lato la presunzione di cavarcela da soli; dall'altro il sentimento opposto, cioè il timore di non farcela, quasicché la prova sia superiore alle nostre forze. Gesù, invece, ci assicura che il Padre celeste non ci lascerà mancare la forza dello Spirito Santo, se vigiliamo e glielo chiediamo con fede.

domenica 26 giugno 2011

FESTA DEL CORPUS DOMINI



PREGHIERA

"DAVANTI A GESU' SACRAMENTATO"


Mi sono alzato all’alba perché l’anima sentiva il bisogno di essere nutrita della preghiera. Diradavano le ombre della notte fredda e piovosa. Affacciandomi alla finestra ganze di nebbia lasciavano intravedere sequenze di immagini in bianco e nero, una distesa di rami spogli somiglianti a una siepe intrecciata, sospesa nell’aria, quasi volesse stringere il mondo. La leggerezza dei pensieri movimenti smorzati dentro la casa radio e televisione spenti silenzio uno stato di nostalgia insieme e quiete per la felicità incontrata ieri, vissuta, inginocchiandomi davanti a Gesù Sacramentato. Nel respiro delle candele accese, l’ostia posta nell’ostensorio, aveva il candore di un fiocco di neve emanava il profumo del pane sprigionava il calore del sole d’estate. Mi sono sentito protetto da un abbraccio d’amore paterno, embrione inzuppato del tepore di un grembo materno, come se dovessi nascere nuovo alla vita. Imperscrutabilmente da lontananze sconfinate giungevano ai miei sensi incantati, un suono d’arpa, un coro d’Angeli. Sarei partito volentieri per conoscerti, mio Gesù.

giovedì 2 giugno 2011

FESTA DEL SACRO CUORE DI GESU' A SIRACUSA



Carissimi, ieri, con l'inizio del mese di Giugno, è iniziato anche il tradizionale mese che da secoli la pietà popolare dedica alla devozione verso il Sacro Cuore di Gesù, ricchissima di profondità teologica e intensità spirituale nell'esperienza mistica di molti grandi santi, quale ad esempio - fra tutti - Santa Margherita Maria Alacoque. La Chiesa, con ispirato acume, ha sempre incoraggiato tale culto e lo ha anche solennemente inserito nella liturgia ufficiale, con l'introduzione della festa del Sacro Cuore. Anche a Siracusa questo culto è molto vivo e molto sentito in tutte le comunità parrocchiali, e in particolare è intensificato visibilmente dall'opera meritoria della parrocchia del Sacro Cuore, che anche quest'anno ha in programma un ricco e gioioso calendario di solenni celebrazioni religiose e festeggiamenti esterni. Tutti i fedeli sono invitati a partecipare! Il programma può essere consultato sul sito internet ufficiale della parrocchia: http://www.parrocchiasacrocuoresr.it/.

mercoledì 1 giugno 2011

PAROLA DI VITA - GIUGNO 2011

“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2)


Ci troviamo nella seconda parte della lettera di san Paolo ai Romani, dove l’apostolo ci descrive l’agire cristiano come espressione della nuova vita, del vero amore, della vera gioia, della vera libertà, che Cristo ci ha donato; è la vita cristiana come nuovo modo di affrontare, con la luce e la forza dello Spirito Santo, i vari compiti e problemi di fronte ai quali possiamo venirci a trovare.


In questo versetto, strettamente legato al precedente, l’apostolo enuncia lo scopo e l’atteggiamento di fondo che dovrebbero caratterizzare ogni nostro comportamento: fare della nostra vita una lode a Dio, un atto di amore disteso nel tempo, nella costante ricerca della sua volontà, di ciò che gli è più gradito.


“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”


E’ evidente che, per compiere la volontà di Dio, occorre innanzitutto conoscerla. Ma, ci lascia capire l’apostolo, questo non è facile. Non è possibile conoscere bene la volontà di Dio senza una luce particolare, la quale ci aiuti a discernere nelle varie situazioni quello che Dio vuole da noi, evitando le illusioni e gli errori in cui potremmo facilmente cadere.


Si tratta di quel dono dello Spirito Santo, che si chiama “discernimento” e che è indispensabile per costruire in noi un’autentica mentalità cristiana.


“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”


Ma come acquistare e sviluppare in noi questo dono così importante? Senza dubbio si richiede da parte nostra una buona conoscenza della dottrina cristiana. Ma non basta. Come ci suggerisce l’apostolo, è soprattutto una questione di vita; è una questione di generosità, di slancio nel vivere la parola di Gesù, mettendo da parte le paure, le incertezze e i calcoli mediocri. E’ una questione di disponibilità e di prontezza a compiere la volontà di Dio. E’ questa la via per avere la luce dello Spirito Santo e costruire in noi la nuova mentalità che qui ci viene chiesta.


“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”


Come vivremo allora la Parola di Vita di questo mese? Cercando di meritare anche noi quella luce che è necessaria per compiere bene la volontà di Dio.


Ci proporremo allora di conoscere sempre meglio la sua volontà così come ci viene espressa dalla sua Parola, dagli insegnamenti della Chiesa, dai doveri del nostro stato, ecc.


Ma soprattutto punteremo sulla vita, giacché, come si è appena visto, è dalla vita, è dall’amore che scaturisce la vera luce. Gesù si manifesta a chi lo ama, mettendo in pratica i suoi comandamenti (cf Gv 14,21).


Riusciremo così a compiere la volontà di Dio come il dono più bello che gli possiamo offrire. E questo gli sarà gradito non soltanto per l’amore che potrà esprimere, ma anche per la luce ed i frutti di rinnovamento cristiano che susciterà attorno a noi.


Chiara Lubich

domenica 22 maggio 2011

2011: un mese mariano speciale, col beato papa Woytila







IL VERO GIOVANNI PAOLO II



Tutto il mondo risuona ancora della gioia e della festa della Chiesa per l'elevazione all'onore degli altari di un papa amatissimo: Karol Woytila, il beato Giovanni Paolo II. Un grande papa, di grande fede e grande spiritualità, che ha fondato la sua forza nella preghiera. Un papa mariano, innamorato di Maria e a Lei totalmente consacrato. Un papa che ha subìto un attentato mortale, il 13 maggio 1981 (festa della Madonna di Fatima), che ha avuta salva la vita per un miracolo della Santissima Vergine, e che ha avuto la forza di perdonare colui che lo avrebbe ucciso: un doppio miracolo d'amore e di perdono! Un papa che ha pubblicamente consacrato tutta la Chiesa al Cuore Immacolato di Maria con un atto di affidamento contenente le seguenti stupende parole:


"Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società! Aiutaci con la forza dello Spirito Santo a vincere tutti i peccati: il peccato dell’uomo e il “peccato del mondo”, infine il peccato in tutte le sue manifestazioni. Che si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione: la forza infinita dell’Amore misericordioso! Che esso fermi il male! Che esso trasformi le coscienze! Che si manifesti per tutti, nel Tuo Cuore Immacolato, la luce della Speranza!"

mercoledì 18 maggio 2011

Al beato Giovanni Paolo II




Anche la nostra redazione ha ricordato con grata e viva memoria il papa Giovanni Paolo II, seguendo la Sua beatificazione, celebrata dal Santo Padre Benedetto XVI lo scorso 1° maggio, domenica della Divina Misericordia e principio del mese che tradizionalmente è dedicato a Maria Santissima, della quale il Beato era devotissimo e al quale ha consacrato totalmente se stesso e il proprio pontificato. Più volte lo abbiamo menzionato nel nostro blog, soprattutto a proposito della Sua storica e memorabile visita a Siracusa il 5 e 6 novembre 1994. Per ben tre volte egli ricordò la nostra Santa Lucia nei Suoi discorsi destinati a quella visita: nel saluto alla città La ricordò come intrepida testimone della fede in Cristo fino al martirio, nel discorso ai giovani come protettrice della vista e in quello ai religiosi come Santa della Luce. E ancora, indimenticabile fu la Sua visita alla Cappella della Patrona in Cattedrale, nella quale sostò lungamente in preghiera baciandone le reliquie e interessandosi sinceramente alla storia della Santa. E poi, come dimenticare il Suo spontaneo e immediato pensiero a Santa Lucia manifestato personalmente al nostro arcivescovo emerito mons. Giuseppe Costanzo in occasione del pellegrinaggio diocesano alla basilica di S. Pietro nell'aprile 1995.




Concludiamo questo piccolo ricordo di questo grande papa, oggi che ricorre l'anniversario della sua nascita (18 maggio 1920) e al cuore di questo mese mariano, con la bellissima preghiera che il Beato compose e recitò a Siracusa per la dedicazione del nuovo Santuario alla Madonna delle Lacrime:


Madonna delle lacrime,

guarda con materna bontà

al dolore del mondo.

Asciuga le lacrime dei sofferenti,

dei dimenticati,

dei disperati,

delle vittime di ogni violenza.

Ottieni a tutti

lacrime di pentimento e di vita nuova,

che aprano i cuori

al dono rigenerante dell'amore di Dio.

Ottieni a tutti lacrime di gioia,

dopo aver visto

la profonda tenerezza del Tuo Cuore.

Amen.

mercoledì 4 maggio 2011

... Che ne pensa la redazione?

Alcuni amici del nostro blog ci hanno chiesto di esprimere un pensiero riguardante la morte di Bin Laden. Non è consuetudine del blog commentare gli eventi di cronaca, se non eccezionalmente: accettiamo oggi l'invito, riproducendo semplicemente le opinioni più autorevoli apparse sulla stampa e che noi condividiamo in pieno.



Enzo Bianchi, “Ma fare festa è sbagliato” (La Stampa, 3 maggio 2011)


“Giustizia è fatta!” ha proclamato il presidente degli Stati Uniti nell’annunciare al suo paese e al mondo che Osama Bin Laden è stato ucciso. Confesso che i sentimenti che mi abitano come cristiano e come cittadino di un paese che non contempla nel proprio ordinamento la pena di morte sono contrastati. Da un lato c’è la soddisfazione legata alla uscita di scena di una persona che, per sua stessa ammissione, ha seminato morte e odio, ha avvelenato la comprensione della religione, usandola come droga per esaltare la violenza, ha inquinato mortalmente la convivenza civile e i rapporti sociali, a livello locale e planetario.


D’altro canto il vangelo, ma anche la mia coscienza umana, non mi autorizzano a rallegrarmi per la morte di un essere umano, fosse anche il più malvagio sulla terra, fosse anche il nemico mortale che ha attentato alla vita delle persone più care. Non si tratta di evocare l’esortazione cristiana al perdono – argomento su cui a lungo si è riflettuto dopo l’epifania del male assoluto nei campi di sterminio nazisti – ma di riconoscere con gravità e amarezza che la morte di una persona non è mai motivo di gioia: forse di sollievo, perché ormai quel malvagio non potrà più nuocere, anche se il seme dell’odio gettato non smette per questo di crescere; forse è fonte di appagamento di quel desiderio di vendetta che abbiamo vergogna di confessare e che ci affrettiamo a nobilitare con il termine di giustizia; forse è occasione di rinnovato rimpianto per le vittime della violenza omicida e per non aver saputo fermare prima quello strumento di morte. Ma gioia no, quella non l’ho sentita nascere in me nell’apprendere la notizia dell’uccisione di Bin Laden e non vorrei vederla sul volto di un altro uomo, un uomo come me, un uomo come lo era Bin Laden. Come cristiano penso a Bin Laden ora in giudizio davanti a Dio: quel Dio il cui nome ha bestemmiato per seminare morte e predicare la guerra, quel Dio creatore degli uomini e protettore della vita cui ha dato un volto perverso e mortifero.


E mi è anche difficile fare mie le parole del presidente Obama: “Giustizia è fatta!”. E non perché ritenga che l’unica giustizia sia quella divina, che il giudizio autentico sia solo quello che ci attende tutti al cospetto di Dio. Ma perché rimango convinto che ogni essere umano è e resta più grande delle sue colpe, anche quando queste sono spropositate. D’altronde anche la rivelazione biblica e cristiana afferma riguardo all’immagine di Dio impressa in ogni essere umano: l’omicida può smarrire la somiglianza con Dio, ma non può perdere quell’immagine che Dio stesso ha voluto consegnare a ogni creatura umana, Caino compreso.


Ma anche della giustizia umana ho un concetto che non mi consente di vederla realizzata nell’uccisione mirata di un pluriassassino: la cattura, il giusto processo, la messa in condizione di non nuocere di un criminale non richiedono necessariamente la sua soppressione fisica e non traggono da questa maggiore autorevolezza o efficacia. Sopprimere l’ingiusto non è ancora fare giustizia: perché giustizia, anche umana, sia fatta, a ciascuno di noi resta un compito che nessuna arma né squadra speciale può svolgere per conto nostro. Resta la vicinanza e la solidarietà con i parenti delle vittime della sua barbarie umana, resta il contrastare nel quotidiano le energie di morte che l’assassino ha scatenato, resta la ricostruzione di un tessuto umano e sociale vivibile, resta il rifiuto di rispondere al male con il male, resta la costruzione della pace con gli strumenti della pace, resta di proseguire tenacemente nell’operare ciò che è giusto. Davvero non basta che un malvagio sia annientato perché giustizia sia fatta.



Pasquale Ferrara, Non è ancora finita (Città nuova on line, 2 maggio 2011)


L’annuncio della fine del capo di Al Qaeda non vuol dire che il terrorismo di matrice islamista sia stato sconfitto definitivamente. Fuori luogo esultare per la morte di un uomo.


L’uccisione di Osama Bin laden è un duro colpo ad Al Qaeda, ma non rappresenta certo la sconfitta definitiva del terrorismo transnazionale che fa capo a tale organizzazione. Nel corso del decennio successivo agli attentati dell’11 settembre 2001, Al Qaeda si è trasformata, è diventata un network di piccole cellule sparse sul globo, che fanno un uso spregiudicato di Internet. Il modello “occidentale” è quello del franchising. Si conferma, inoltre, quello che molti analisti e commentatori hanno sempre pensato, e cioè che la vasta area compresa tra i confini di Pakistan e Afghanistan (al di qua e al di là della famosa Durand line), è un territorio di coltura del terrorismo islamista e ove si compie la saldatura tra alcune frange dei talebani e Al Qaeda. Come dire che le chiavi della stabilità e della transizione politica in Afghanistan stanno in Pakistan.


L’uccisione di Bin laden avrà ripercussioni profonde a livello globale. Da una parte, essa indubbiamente “scoraggia” le formazioni islamiste dedite al terrorismo (una sparuta e deleteria minoranza in tutto il vasto mondo islamico), dall’altro potrebbe fungere – ma speriamo non accada – da ulteriore elemento di polarizzazione e radicalizzazione contro l’Occidente. Dal punto di vista statunitense, è una vittoria di Obama. Qualcuno potrebbe cinicamente ritenere che si tratta di un enorme e insperato aiuto alla campagna per la sua rielezione alla Casa Bianca. Ma Obama ha fatto bene, nelle ore successive all’incursione in Pakistan, ad evitare toni eccessivamente trionfalistici e a ribadire che l’America non è contro l’Islam, bensì contro le centrali del terrorismo internazionale.


Non aiutano, tuttavia, le scene di giubilo che si sono viste nelle strade americane. Si comprende il dolore immenso dei familiari delle vittime dell’11 settembre, ma non bisogna oltrepassare il fragile confine tra la giustizia e la vendetta. La morte di un uomo, per quanto efferati i crimini commessi, non può mai essere motivo di celebrazione.

domenica 1 maggio 2011

PAROLA DI VITA - MAGGIO 2011



Il dibattito su quale fosse il primo tra i tanti comandamenti delle Scritture era un tema classico che le scuole rabbiniche si ponevano al tempo di Gesù. Gesù, considerato un maestro, non elude la domanda che gli viene posta in proposito: "Qual è il più grande comandamento della legge?". Egli risponde in maniera originale, unendo amore di Dio e amore del prossimo. I suoi discepoli non possono mai disgiungere questi due amori, come in un albero non si possono separare le radici dalla chioma: più amano Dio, più intensificano l’amore ai fratelli e alle sorelle; più amano i fratelli e le sorelle, più approfondiscono l’amore per Dio.


Gesù sa, come nessun altro, chi è veramente il Dio che dobbiamo amare e sa come debba essere amato: è il Padre suo e Padre nostro, Dio suo e Dio nostro (cf Gv 20,17). È un Dio che ama ciascuno personalmente; ama me, ama te: è il mio Dio, il tuo Dio (“Amerai il Signore Dio tuo”).


E noi possiamo amarlo perché ci ha amato per primo: l’amore che ci è comandato è, dunque, una risposta all’Amore. Possiamo rivolgerci a Lui con la stessa confidenza e fiducia che aveva Gesù quando lo chiamava Abbà, Padre. Anche noi, come Gesù, possiamo parlare spesso con Lui, esponendogli tutte le nostre necessità, i propositi, i progetti, ridicendogli il nostro amore esclusivo. Anche noi vogliamo attendere con impazienza che arrivi il momento per metterci in contatto profondo con Lui mediante la preghiera, che è dialogo, comunione, intenso rapporto d’amicizia. In quei momenti possiamo dare sfogo al nostro amore: adorarlo al di là del creato, glorificarlo presente ovunque nell’universo intero, lodarlo nel fondo del nostro cuore o vivo nei tabernacoli, pensarlo lì dove siamo, nella stanza, al lavoro, nell’ufficio, mentre ci troviamo con gli altri…


"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente."


Gesù ci insegna anche un altro modo d’amare il Signore Dio. Per Gesù amare ha significato compiere la volontà del Padre, mettendo a disposizione la mente, il cuore, le energie, la vita stessa: si è dato tutto al progetto che il Padre aveva su di Lui. Il Vangelo ce lo mostra sempre e totalmente rivolto verso il Padre (cf Gv 1,18), sempre nel Padre, sempre intento a dire solo quello che aveva udito dal Padre, a compiere solo quanto il Padre gli aveva detto di fare. Anche a noi chiede lo stesso: amare significa fare la volontà dell’Amato, senza mezze misure, con tutto il nostro essere: “con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Perché l’amore non è un sentimento soltanto. “Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?” (Lc 6,46), domanda Gesù a chi ama soltanto a parole.


"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.”


Come vivere allora questo comando di Gesù? Intrattenendo senz'altro con Dio un rapporto filiale e di amicizia, ma soprattutto facendo quello che Lui vuole. Il nostro atteggiamento verso Dio, come quello di Gesù, sarà essere sempre rivolti verso il Padre, in ascolto di Lui, in obbedienza, per compiere la sua opera, solo quella e non altro.


Ci è chiesta, in questo, la più grande radicalità, perché a Dio non si può dare meno di tutto: tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente. E ciò significa fare bene, per intero, quell’azione che Lui ci chiede.

Per vivere la sua volontà e uniformarsi ad essa, spesso occorrerà bruciare la nostra, sacrificando tutto ciò che abbiamo in cuore o nella mente, che non riguarda il presente. Può essere un’idea, un sentimento, un pensiero, un desiderio, un ricordo, una cosa, una persona…


E così eccoci tutti lì in quanto ci viene domandato nell’attimo presente. Parlare, telefonare, ascoltare, aiutare, studiare, pregare, mangiare, dormire, vivere la sua volontà senza divagare; fare azioni intere, pulite, perfette, con tutto il cuore, l’anima, la mente; avere come unico movente di ogni nostra azione l’amore, così da poter dire, in ogni momento della giornata: “Sì, mio Dio, in quest’attimo, in quest’azione t’ho amato con tutto il cuore, con tutta me stessa”. Solo così potremo dire che amiamo Dio, che contraccambiamo il suo essere Amore nei nostri confronti.


"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.”


Per vivere questa Parola di vita sarà utile, di tempo in tempo, analizzare noi stessi per vedere se Dio è veramente al primo posto nella nostra anima.


E allora, per concludere, cosa dobbiamo fare in questo mese? Scegliere nuovamente Dio come unico ideale, come il tutto della nostra vita, rimettendolo al primo posto, vivendo con perfezione la sua volontà nell’attimo presente. Dobbiamo potergli dire con sincerità: “Mio Dio e mio tutto”, “Ti amo”, “Sono tutta tua”, “Sei Dio, sei il mio Dio, il nostro Dio d’amore infinito!”.


Chiara Lubich

(Parola di vita, ottobre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/18, p.7)