domenica 1 dicembre 2013

PAROLA DI VITA - DICEMBRE 2013

SPECIALE TREDICINA DI S. LUCIA E AVVENTO 2013
Carissimi, auguri di buonissima preparazione alle feste decembrine dell'Immacolata, di S. Lucia e del S. Natale del Signore Gesù Cristo!!!
«Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti» (1 Tess 3,12).
Queste parole sono una di quelle espressioni, familiari a san Paolo, nelle quali egli augura e nello stesso tempo chiede al Signore delle grazie speciali per le sue comunità.
Qui per i tessalonicesi domanda la grazia di un amore scambievole sempre crescente, sovrabbondante. Non si tratta di un velato rimprovero, come se l’amo-re scambievole fosse assente nella loro comunità, ma piuttosto di un richiamo ad una legge insita nell’amore stesso, quella di una crescita costante.
«Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti».
Essendo l’amore il centro della vita cristiana, se non progredisce, tutta la vita del cristiano ne risente, si illanguidisce e poi può spegnersi.
Non basta aver capito nella luce il comandamento dell’amore del prossimo e nemmeno aver sperimentato nell’entusiasmo i suoi impulsi e i suoi slanci agli inizi della propria conversione al Vangelo. Occorre farlo crescere mantenendolo sempre vivo, attivo, operante. E questo avverrà se si sapranno cogliere, con sempre maggiore prontezza e generosità, le varie occasioni che la vita ci offre ogni giorno.
«Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti».
Per san Paolo le comunità cristiane dovrebbero avere la freschezza ed il calore di una vera famiglia.
Si comprende quindi l’intenzione dell’apostolo di metterle in guardia contro i pericoli da cui più frequentemente sono minacciate: l’individualismo, la superficialità, la mediocrità.
Ma san Paolo vuole prevenire anche un altro grave pericolo, strettamente legato al precedente: quello di adagiarsi in una vita ordinata e tranquilla, ma chiusa in se stessa.
Egli vuole delle comunità aperte, giacché è proprio della carità amare i fratelli di fede e, nello stesso tempo, andare verso tutti, essere sensibili ai problemi ed alle necessità di tutti.
È proprio della carità saper accogliere qualsiasi persona, costruire dei ponti, cogliendo il positivo ed unendo i propri desideri e gli sforzi di bene con quanti mostrano buona volontà.
«Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti».
Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Cercando di crescere anche noi nell’amore scambievole all’interno delle nostre famiglie, del nostro ambiente di lavoro, delle nostre comunità o associazioni ecclesiali, parrocchie, ecc.
Questa Parola ci chiede una carità sovrabbondante, cioè una carità che sappia superare le misure mediocri e le varie barriere provenienti dal nostro sottile egoismo. Sarà sufficiente pensare a certi aspetti della carità (tolleranza, comprensione, accoglienza reciproca, pazienza, disponibilità al servizio, misericordia verso le vere o presunte mancanze del nostro prossimo, condivisione dei beni materiali, ecc.) per scoprire tante occasioni per viverla.
È evidente poi che, se nella nostra comunità ci sarà questo clima di amore scambievole, il suo calore si irradierà immancabilmente verso tutti. Anche quelli che ancora non conoscono la vita cristiana ne avvertiranno l’attrattiva e molto facilmente, quasi senza accorgersene, vi saranno coinvolti fino a sentirsi parte di una stessa famiglia.

(Chiara Lubich)

sabato 2 novembre 2013

PAROLA DI VITA - NOVEMBRE 2013

Benevolenza, misericordia e perdono... verso TUTTI! è la strada sicura per diventare SANTI!

«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef 4, 32).
Concreto ed essenziale questo programma di vita. Basterebbe da solo a creare una società diversa, più fraterna, più solidale. Esso è tratto da un ampio progetto proposto ai cristiani dell’Asia Minore.
In quelle comunità si è raggiunta la “pace” tra Giudei e Gentili, i due popoli rappresentanti dell’umanità fino ad allora divisi.
L’unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall’amore reciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti:
«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo»
Benevolenza: volere il bene dell’altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie.
È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto.
Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie.
Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica.
La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità.
E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo.
«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo»
Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete.
Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare.
Ricordo una madre di famiglia africana: aveva dovuto subire la perdita d’un occhio della propria bambina Rosangela, vittima di un ragazzino aggressivo che l’aveva ferita con una canna e continuava a farsi burla di lei. Nessuno dei genitori del ragazzo aveva chiesto scusa. Silenzio, mancanza di rapporto con quella famiglia la amareggiavano. “Consolati – diceva Rosangela che aveva perdonato – sono fortunata, posso vedere con l’altro occhio!”
“Una mattina – la madre di Rosangela racconta – la mamma di quel ragazzino mi manda a chiamare perché si sente male. La mia prima reazione è: ‘Guarda, ora viene a chiedere aiuto a me, con tanti altri vicini di casa, proprio a me dopo quello che suo figlio ci ha fatto!’
Ma subito ricordo che l’amore non ha barriere. Corro a casa sua. Lei mi apre la porta e mi sviene tra le braccia. L’accompagno in ospedale e le sto vicino fino a quando i medici non se ne prendono cura. Dopo una settimana, uscita dall’ospedale, viene a casa mia per ringraziarmi. L’accolgo con tutto il cuore. Sono riuscita a perdonarla. Ora il rapporto è tornato, anzi è iniziato tutto nuovo”.
Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.
 (Chiara Lubich)

venerdì 13 settembre 2013

PREGHIERA DEL MESE - SETTEMBRE 2013

Carissimi amici di S. Lucia, dopo le vacanze estive ritorna sul nostro blog il tradizionale appuntamento con "La preghiera del mese", che divulga il giorno 13 di ogni mese il testo di un'orazione alla nostra Patrona, dai più antichi cimeli (come nel caso di questo mese) alle più recenti espressioni della devozione luciana nel mondo. Testimonianza della diffusione del culto luciano nel Lazio, pubblichiamo oggi - grazie alla gentile segnalazione di una nostra cara amica e collaboratrice - un autentico carme in onore di S. Lucia, aulico saggio poetico e puro gesto d'amore nei confronti della Martire siracusana. Si tratta di un testo così bello che non dubitiamo sarà premura dei nostri amici più devoti l'impararlo volentieri a memoria per adottarlo nelle proprie pie pratiche di preghiera quotidiana rivolte alla gloriosa Santa della Luce. Buona preghiera a tutti!

lunedì 9 settembre 2013

Trigesimo mons. Caracciolo

AVVISO SACRO - Mercoledì 11 settembre 2013, alle ore 19.00, nella chiesa parrocchiale di San Luca Evangelista (Ospedale Umberto I, via Testaferrata) a Siracusa, sarà celebrata una Santa Messa in suffragio del compianto can. Giuseppe Caracciolo ("Padre Pippo"), nel trigesimo della sua nascita al Cielo. Mons. Caracciolo, esimio presbitero siracusano, arcidiacono del rev.mo Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Siracusa, è stato per 27 anni assistente ecclesiastico e tesoriere della Deputazione Cappella di Santa Lucia, prendendosi cura con esemplare amore e dedizione della dignità e del decoro del culto siracusano verso la nostra Santa Patrona e Concittadina, ideando e coordinando molteplici iniziative che hanno coinvolto siracusani e devoti luciani di tutto il mondo. Santa Lucia, prega per lui! Viva Santa Lucia, grazie Padre Pippo!

venerdì 6 settembre 2013

Domani giornata mondiale di preghiera e digiuno per la pace

Sua Santità Francesco ha indetto per domani, sabato 7 settembre, vigilia della Natività di Maria Santissima, co-titolare della Basilica Cattedrale di Siracusa (ridedicata il 9 gennaio 1927 a Cristo Re e Maria Nascente), una solenne giornata mondiale di preghiera e digiuno per invocare la pace in Siria e scongiurare la minaccia dello scoppio di un nuovo conflitto mondiale. L'Arcidiocesi Metropolitana di Siracusa ha risposto all'appello del Santo Padre promuovendo una solenne Veglia di preghiera che sarà celebrata con la partecipazione di tutta la comunità diocesana nella Basilica Santuario Madonna delle Lacrime, presieduta dal nostro Arcivescovo, S. E. mons. Salvatore Pappalardo. Oggi la nostra Diocesi celebra la memoria di un grande santo siracusano del I millennio, San Zosimo, prima custode del Santo Sepolcro della Martire Lucia e poi abate del monastero della Patrona, infine virtuoso e zelante vescovo della Chiesa Siracusana. Anche per sua intercessione, insieme a quella di Santa Lucia della quale Zosimo fu sempre devotissimo, domandiamo il miracolo della pace. Una riflessione su questo momento di vita ecclesiale così profondo ci viene suggerita dalla Liturgia odierna. Stamattina abbiamo celebrato le Lodi mattutine della seconda settimana del salterio: l'Inno già invocava "O Gesù Salvatore ... dona pace e concordia e letizia perfetta"; il Salmo 147 esortava poi "Glorifica il Signore ... Egli ha messo pace nei tuoi confini"; la lettura breve tratta dall'Epistola di San Paolo Apostolo agli Efesini (2,13-16) merita di essere trascritta integralmente: "Ora in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia". Nelle Invocazioni infine il cuore colmo di fiducia e speranza della Chiesa ci ha fatti pregare con le luminose parole: "Nella Tua Volontà è la nostra pace, Signore", ricordandoci che - come dicono i mistici - la Volontà di Dio coincide in un certo senso con Dio stesso. Gesù ci ha donato la Sua pace. Gesù stesso è la nostra pace. Solo in Lui il mondo ritroverà la propria pace. La prima lettura della Messa di oggi, tratta dall'Epistola di San Paolo Apostolo ai Colossesi (1,15-20), ci ha indicato che "Per mezzo di Lui e in vista di Lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il Sangue della Sua Croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli". Gesù, poi, nel Vangelo della Messa (Lc 5,33-39), specifica: "Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno". Ecco perché il papa giustamente ha indetto il digiuno di domani: perché Gesù è la pace, e se nel mondo non c'è pace significa che ci è stato tolto Gesù, quindi è il tempo opportuno (il kairòs teologico) per digiunare tutti insieme, pregando che ritorni la pace e Gesù sia ancora in mezzo a noi per sempre.

giovedì 5 settembre 2013

DOMENICA ESPOSIZIONE DI S. LUCIA "PER LA PACE"

Tradizione antica, significati sempre nuovi: tra pochi giorni, l'8 settembre, essendo la seconda domenica di settembre, come di consueto nella Basilica Cattedrale di Siracusa le Sacre Reliquie e il simulacro-reliquiario argenteo di Santa Lucia verranno solennemente esposti alla venerazione dei fedeli per l'intera giornata, dalle ore 7.30 alle 19.30 circa. Si tratta della tradizionale ultima ostensione estiva prima della conclusione del periodo di ferie, voluta dalla Deputazione della Cappella di S. Lucia per consentire ai siracusani residenti fuori sede che tornano in città in questo periodo di avere la loro piccola legittima "festa di S. Lucia", e ai turisti che in estate affollano particolarmente lo storico capoluogo aretuseo di effettuare il loro devoto pellegrinaggio luciano o la loro visita al più grande "tesoro" spirituale della nostra città. Ma stavolta questa esposizione assume un significato profondo tutto nuovo: infatti seguirà immediatamente la giornata penitenziale mondiale di preghiera e digiuno per la pace in Siria e in tutto il mondo indetta per la Chiesa universale dal papa Francesco. Da sempre, Santa Lucia è una santa legata in modo tutto speciale alla pace: Ella stessa profetizzò prima di morire, martire coraggiosa per la fede in Cristo, che "sarà data pace alla Chiesa di Dio"; i Siracusani suoi devoti, che da sempre l'hanno eletta loro patrono principale, hanno scolpito una colomba, simbolo di pace, sul Suo Santo Sepolcro, come ancora oggi è possibile vedere visitando la cripta-mausoleo ottagonale accanto alla Basilica in piazza S. Lucia; ancora una colomba fu il mistico simbolo dell'apparizione di S. Lucia nel celebre prodigio del 13 maggio 1646, quando Ella liberò miracolosamente Siracusa dalla terribile carestia; ancora durante l'inclemente guerra tra Spagnoli e Austriaci a Siracusa, nel 1735, Santa Lucia manifestò la Sua protezione sulla diletta patria con la prodigiosa sudorazione del simulacro marmoreo scolpito un secolo prima da Gregorio Tedeschi, ottenendo così la tregua e la pace, grazie anche all'ulteriore prodigioso segno della bomba inesplosa e al voto formulato alla Patrona Siracusana dal generale Orsini. Gli esimi Arcivescovi della Metropolia Apostolica Siracusana hanno sempre pregato Santa Lucia per la pace: "O gloriosa S. Lucia, che morendo hai preannunciato la pace e il trionfo della Chiesa, ottieni da Dio la pace delle anime nostre e della società" e "S. Lucia, conservaci la fede, ispiraci purezza nei costumi, sostienici nella lotta e nelle tribolazioni, donaci la pace". Domenica prossima, dunque, riuniamoci tutti ai piedi della nostra miracolosa Protettrice e Concittadina S. Lucia per implorare dalla Sua intercessione il dono celeste della pace in tutto il mondo presso il Signore Gesù, nostra Pace e Principe della Pace.

domenica 1 settembre 2013

IL PAPA: 7 SETTEMBRE, DIGIUNO E PREGHIERA PER LA PACE

Il papa Francesco, in occasione della preghiera mariana dell'Angelus, ha ufficialmente e pubblicamente indetto una giornata di preghiera, penitenza e digiuno per la pace in Siria e in tutto il mondo, che verrà celebrata il prossimo sabato 7 settembre, vigilia della Natività di Maria Ss.ma. A Roma, in piazza s. Pietro, il papa stesso presiederà poi una veglia penitenziale di preghiera dalle ore 19.00 alle 24.00.
Signore Gesù Cristo, Principe della Pace, abbi pietà di noi! Maria, Regina della Pace, prega per noi! Santa Lucia, Profeta di Pace, prega per noi!

PAROLA DI VITA - SETTEMBRE 2013

«Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18) È san Giovanni che scrive. Egli mette in guardia le sue comunità contro certuni, i quali a parole esaltavano la fede in Gesù, ma a questa fede non facevano seguire le opere. Anzi, queste ultime venivano considerate inutili o superflue, come se Gesù avesse già fatto tutto. La loro era così una fede vuota e sterile, perché lasciava mancare all’opera di Gesù l’apporto indispensabile che egli chiede a ciascuno di noi. «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Amare con i fatti. La vera fede, dice l’apostolo, è quella che dà prova di sé amando come Gesù ha amato e ci ha insegnato. Ora, la prima caratteristica di questo amore è la concretezza. Gesù non ci ha amati con dei bei discorsi, ma è passato in mezzo a noi facendo del bene, sanando tutti, essendo pienamente disponibile verso quelli che gli si presentavano, a cominciare dai più deboli, dai più poveri, dai più emarginati e dando la sua vita per noi. «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Dobbiamo amare poi, dice l’apostolo, oltre che coi fatti, anche nella verità. L’amore cristiano, mentre cerca di tradursi in fatti concreti, si preoccupa di ispirarsi alla verità dell’amore che troviamo in Gesù; si preoccupa di far opere conformi ai suoi sentimenti ed ai suoi insegnamenti. Dobbiamo cioè amare nella linea e nella misura mostrateci da Gesù. «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Come vivere allora la Parola di vita di questo mese? Il suo messaggio è fin troppo chiaro. È un richiamo a quella autenticità cristiana, su cui Gesù ha tanto insistito. Ma questa non è anche la grande attesa del mondo? Non è forse vero che il mondo di oggi vuol vedere dei testimoni dell’amore di Gesù? Amiamo allora con i fatti e non con le parole, cominciando dagli umili servizi che ci sono richiesti ogni giorno da parte dei prossimi che ci stanno accanto. E amiamo nella verità. Gesù agiva sempre in linea con la volontà del Padre; allo stesso modo anche noi dobbiamo sempre agire in linea con la parola di Gesù. Egli vuole che vediamo lui stesso dietro ogni prossimo. Infatti, quanto facciamo per ciascuno lo ritiene fatto a sé. Egli vuole poi che amiamo gli altri proprio come noi stessi, e che ci amiamo fra noi essendo pronti a dar la vita l’uno per l’altro. Amiamo dunque così per essere anche noi strumenti di Gesù per la salvez­za del mondo. Chiara Lubich

sabato 31 agosto 2013

Preghiamo Maria, a 60 anni dal Suo prodigioso pianto

Dinanzi al volto della Madre rigato dalle lacrime, preghiamo con le parole dense di fede e devozione del grande Sant'Alfonso Maria de' Liguori: "Madre mia, Tu piangesti un giorno il Figlio Tuo, morto per me. Offri, Ti prego, le Tue lacrime a Dio e per esse impetrami un vero dolore dei miei peccati. Ottienimi, Maria, che almeno da oggi in poi io non séguiti ad affliggere Te e il Figlio Tuo con la mia ingratitudine. A che mi gioverebbe il Tuo pianto, se io seguitassi ad essere ingrato verso di Te? No, mia Regina, non lo permettere. Madre addolorata, non voglio lasciarti sola a piangere, ma voglio farti compagnia con le mie lacrime... O Madre mia, tienimi vicino a piangere con Te. Maria, Tu consoli tutti: consola pure me. Amen." (da: S. Alfonso Maria de' Liguori, Le glorie di Maria)

domenica 25 agosto 2013

IL 60° DELLA MADONNINA E' INIZIATO!

Le solenni celebrazioni per il 60° anniversario del prodigioso pianto di vere lacrime umane nell'effigie del Cuore Immacolato di Maria a Siracusa, verificatosi dal 29 agosto al 1° settembre del 1953, sono entrate nel vivo ieri sera, con la fiaccolata dal Duomo alla Casa del Pianto (Oratorio) e poi fino al Santuario, bella pubblica manifestazione che ha annunciato all'intera città, nelle sue strade colme di turisti e visitatori, l'apertura di questo importante evento, onorato dalla Santa Sede anche con l'indulgenza plenaria, concessa a quanti in questi giorni verranno nei luoghi del miracolo di Siracusa. Viva Maria!

sabato 17 agosto 2013

Hanno detto di S. Lucia ... 7

S. Lucia, olio su tela, sec. XVIII
(Cappella di S. Lucia - Siracusa, Duomo)


"Con la tua verginità e con il tuo martirio profumi l'universo"

(S. BARTOLOMEO DA ROSSANO, Canone per S. Lucia, sec. XI)

Hanno detto di S. Lucia ... 6

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Seppellimento di S. Lucia
(particolare)


"Lucia, nimica di ciascun crudele"

(DANTE ALIGHIERI, Divina Commedia. Inferno, canto II v. 95)

domenica 11 agosto 2013

Esposizione straordinaria di S. Lucia per le esequie di mons. Caracciolo


Per volontà della Deputazione della Cappella di S. Lucia, è stata data stasera comunicazione ufficiale della seguente notizia: domani, lunedì 12 agosto, alle ore 15.30 - in occasione della celebrazione eucaristica con il rito delle esequie per il compianto presbitero siracusano mons. Giuseppe Caracciolo - il simulacro-reliquiario argenteo di S. Lucia verrà eccezionalmente esposto alla venerazione dei fedeli fino al termine della funzione liturgica, per partecipare visibilmente sotto l'amorevole sguardo della S. Patrona a questo ultimo saluto che l'intera comunità ecclesiale di Siracusa porgerà a mons. Caracciolo. Tutti i devoti sono sinceramente grati alla Deputazione per questa iniziativa che era il segreto desiderio di molti: è bello e giusto esplicitare il più possibile, anche con questi segni visibili, il profondissimo legame che ha legato S. Lucia a padre Pippo, soprattutto nei fecondi 27 anni del suo instancabile servizio presso la Cappella della Santa, con una dedizione forse unica e insostituibile.


Riflessione - Lucia, liturgia, mons. Caracciolo: coincidenze?







Preziose reliquie ed ex voto di S. Lucia esposti nel Museo Luciano, 
presso la Cappella di S. Lucia nel Duomo di Siracusa, 
istituito da mons. Giuseppe Caracciolo.


Dicevamo nel precedente post che certamente - con quella certezza indistruttibile che ci dà la fede in Dio e la devozione cristiana - è stata proprio Lei, la piccola dolce vergine e martire Lucia, nobile e illustre nostra concittadina e patrona, a venire personalmente a prendere padre Pippo Caracciolo stamattina e condurlo per mano tra i cori degli angeli e dei santi al cospetto del trono dell'Altissimo.
L'esposizione della preziosa immagine argentea della Santa, della quale noi e padre Pippo siamo stati da sempre innamorati, e delle Sue Sacre Reliquie, pur essendo ordinariamente prevista per la giornata di oggi, sembra stavolta quasi straordinaria e voluta apposta per celebrare degnamente questo giorno di lutto e suffragio dedicato al compianto mons. Caracciolo. E' così: non ci sarebbe stato modo migliore di pregare per padre Pippo se non farlo ai piedi di quel simulacro tanto caro, tutti insieme noi devoti di S. Lucia riuniti in quella Cappella che è stato il luogo di "lavoro" di padre Pippo per molti anni.

Ma non è solo la concomitanza di tale improvvisa morte con l'esposizione luciana a risaltare come mirabile coincidenza. Se ci pensate, anche tutta la Liturgia della Parola della Santa Messa di oggi, XIX domenica del Tempo Ordinario (anno C), è uno stupendo commento alla vita e alla morte del nostro caro padre Pippo:

I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Così proclama la Prima Lettura della Messa del giorno, tratta dal Libro della Sapienza (18,6-9). Come non scorgervi un'eco della tipica umiltà, della composta modestia e del nascondimento che hanno caratterizzato padre Pippo, anche lui "figlio santo di giusti", che ha offerto tutta la propria vita nel silenzio e in particolare il Divino Sacrificio Eucaristico con somma devozione, unendo le proprie sofferenze all'Altare dell'Agnello di Dio, intonando le lodi dei padri, e tramandando quindi con tenacia le tradizioni delle generazioni di santi sacerdoti che lo hanno preceduto e formato?

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
Così recita il Salmo Responsoriale, tratto dal Salmo 32[33]. L'occhio: tipico emblema luciano, è da sempre il prezioso oggetto privilegiato dalle premurose attenzioni del protettorato della nostra S. Patrona, e gli occhi sono proprio l'elemento che più colpiva padre Pippo quando contemplava il dipinto del verosimile volto della Martire. Queste reminiscenze luciane accompagnino al Cielo il devoto e figlio di S. Lucia mons. Caracciolo, per liberarlo dalla morte che stamattina ha incontrato su questa terra e nutrirlo in tempo di fame, ora che può cibarsi al banchetto del Paradiso preparato dal Signore stesso per i Suoi (e la fame non è forse un'altra immediata suggestione di sapore luciano, dato che i più grandi miracoli del patrocinio della Patrona sulla Sua diletta Patria Siracusa sono stati proprio la liberazione dalle carestie, tante volte commemorata da padre Caracciolo nella festa di maggio?).

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Il Vangelo di Luca (12,35-40) è poi adattissimo alla circostanza che stiamo vivendo: vigilare con le lampade accese, come le vergini sagge delle quali fa parte degnamente anche la nostra Vergine e Martire Lucia. Beato quel servo che il Signore al Suo ritorno ha trovato così: beato te, padre Pippo, servo buono e fedele, che hai donato tutto a Cristo nel corso della tua vita e che ora tutto da Lui ricevi! Vegliate e tenetevi pronti, ci esorta Gesù nel Vangelo di oggi: beato te, padre Pippo, che hai vegliato e ti sei tenuto pronto a questo dolcissimo incontro!

Sancta Lucia, ora pro eo.

Edizione straordinaria: MORTO MONS. CARACCIOLO

Di ritorno dall'omaggio che anche noi abbiamo reso alla nostra Santa Patrona stamattina in Cattedrale, come moltissimi altri siracusani e devoti della Martire Lucia, siamo corsi in redazione per un'apertura domenicale eccezionale, allo scopo di darvi tempestiva notizia dell'improvvisa morte di mons. Giuseppe Caracciolo, canonico della Cattedrale di Siracusa e tesoriere emerito della Deputazione della Cappella di S. Lucia, avvenuta proprio questa mattina. Il funerale sarà celebrato domani, lunedì 12 agosto, alle ore 16.00, nella stessa Cattedrale.
Grande è il dolore di tutto il "popolo di S. Lucia" e di tutta la città di Siracusa, che l'ha conosciuto bene e molto apprezzato per il suo esempio di santo sacerdote, ricco di amore e vera carità, per molti anni dedito con cuore indiviso al servizio della Chiesa siracusana e ormai da alcuni anni infermo. A S. Lucia, della quale è stato sempre devotissimo, ha dedicato tutte le sue forze e non si è risparmiato per coordinare le manifestazioni del culto luciano a Siracusa e intrecciare fraterni rapporti di amicizia con i devoti di tutto il mondo. Il suo lavoro per la riqualificazione della vita della Cappella di S. Lucia e la sua assistenza spirituale riservata a tutti i devoti (soprattutto tramite quella sua splendida "creatura" che è il bollettino semestrale Con Lucia a Cristo, col quale ha nutrito spiritualmente i devoti per oltre vent'anni) sono ben noti a tutti i veri siracusani.
Santa Lucia stessa, sua affezionata e gratissima protettrice, è venuta a prenderlo questa mattina per portarlo con Sé in Paradiso, al cospetto della Trinità Santissima: prova ne è che la sua morte è avvenuta proprio in contemporanea con la solenne ostensione delle Sacre Reliquie e del venerato simulacro-reliquiario argenteo della S. Patrona in occasione dell'esposizione estiva tradizionale (tradizione anch'essa istituita da "padre Pippo", come familiarmente è chiamato mons. Caracciolo). Lucia ha voluto essere visibile ai Suoi diletti concittadini, per confortarli, consolarli e dare un segno chiaro della propria presenza in questo momento di dolore: Lei fa sempre così, è il Suo stile tipico, e chi ha ricevuto per grazia di Dio gli occhi della fede e della devozione sa riconoscerlo perfettamente e inequivocabilmente. Non solo: poiché la circostanza ha voluto che i devoti siracusani fossero tutti riuniti stamattina in Cattedrale per venerare le Reliquie e il simulacro di S. Lucia, la notizia della morte di mons. Caracciolo è stata immediatamente e facilmente comunicata e divulgata fra tutti coloro che gli vogliono bene (in un qualsiasi altro giorno d'estate, sarebbe stato molto più difficile raggiungere tutti per dare la notizia); è stato insomma un gesto di delicatezza di padre Caracciolo, l'ennesimo dopo gli innumerevoli gesti simili compiuti per una vita intera. 



Ora padre Pippo gode finalmente la visione beatifica di Dio e della Sua Madre Santissima, e quel volto incantevole e amato di S. Lucia, di fronte alla cui riproduzione verosimile lui aveva pubblicamente dichiarato più volte e scritto che si sentiva profondamente emozionato e scosso nell'intimo del cuore. 
Ringraziamo il Signore per averci dato un tale esemplare sacerdote, e insieme a S. Lucia, santa della luce, dedichiamo a lui la luminosa orazione di suffragio: L'eterno riposo dona a lui, o Signore, splenda a lui la luce perpetua, riposi in pace. Amen.

sabato 10 agosto 2013

Raduno regionale dei devoti luciani di tutta la Sicilia!

Santa Lucia unisce il cuore di tutti i veri Siciliani, in quanto Ella è patrona e protettrice un po' di tutte le città e i paesi della nostra bella isola, che La venera grandemente sin dai primi secoli. Ecco una notizia importantissima dunque per tutti i devoti di Sicilia, una bella iniziativa nell'àmbito dei festeggiamenti luciani di fine agosto che si celebrano solennemente a Carlentini, in provincia di Siracusa:


PARTECIPATE NUMEROSI!
VIVA SANTA LUCIA!!!

giovedì 8 agosto 2013

Un promemoria per voi - DOMENICA: ESPOSIZIONE DI S. LUCIA

Carissimi devoti tutti della nostra amatissima Santa Concittadina e Patrona, la VERGINE E MARTIRE LUCIA, 


Vi ricordiamo che tra qualche giorno, l'11 agosto, essendo la seconda domenica del mese, come da tradizione, nella meravigliosa Basilica Cattedrale di Siracusa, le Sacre Reliquie e l'artistico simulacro-reliquiario argenteo di Santa Lucia verranno solennemente esposti alla venerazione dei fedeli nella Cappella della Patrona, dalle ore 07.30 del mattino ininterrottamente fino alla conclusione delle celebrazioni serali. Le Sante Messe verranno celebrate alle ore 08.00, 10.30, 12.00 e 19.00. Secondo la consuetudine, i devoti possono offrire alla Santa omaggi floreali e l'accensione dei ceri votivi.

Il nostro cuore di veri devoti e veri siracusani è colmo di gioia per questa nuova occasione che la Chiesa ci offre per festeggiare pubblicamente la nostra celeste Protettrice stringendoci tutti insieme attorno ai benedetti resti del Suo purissimo Corpo e implorando nella preghiera corale e comunitaria la Sua potente intercessione presso il Si
gnore Gesù Cristo, che sempre si è manifestata sulla nostra Città, patria di S. Lucia, nella sua plurisecolare storia. 


Sarausana jè, viva Santa Lucia!

giovedì 1 agosto 2013

PAROLA DI VITA - AGOSTO 2013


«Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso»  (Lc 6,32)

            La Parola di vita di questo mese è presa dal Vangelo di Luca. Essa fa parte di quell'ampia sezione dei detti di Gesù, che nel Vangelo di Matteo corrisponde al discorso della montagna. In questa sezione, come è noto, Gesù descrive le esigenze del Regno di Dio e i lineamenti che caratterizzano coloro che vi appartengono. Questi si ispirano e si riconducono alla imitazione del Padre celeste.
            In questo versetto Gesù chiama i suoi discepoli ad imitare Dio Padre nell'amore. Se vogliamo essere figli suoi, dobbiamo amare il nostro prossimo a quel modo con cui Egli ama.

«Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso»

            La prima caratteristica che maggiormente contraddistingue l'amore di Dio Padre è la sua assoluta gratuità. Esso si contrappone radicalmente all'amore del mondo. Mentre quest'ultimo si basa sul ricambio e la simpatia (amare quelli che ci amano o che ci sono simpatici), l'amore del Padre celeste è del tutto disinteressato; si dona alle sue creature indipendentemente dalla risposta che può arrivare. E' un amore la cui natura è di prendere l'iniziativa comunicando tutto quello che possiede. Di conseguenza è un amore che costruisce e che trasforma. Il Padre celeste ci ama non già perché siamo buoni, spiritualmente belli e perciò meritevoli di attenzione e di benevolenza; ma, al contrario, amandoci crea in noi la bontà e la bellezza spirituale della grazia, facendoci diventare degli amici e dei figli suoi.

«Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso»

            Un'altra caratteristica dell'amore di Dio Padre è la sua universalità. Dio ama tutti indistintamente. Egli ha come misura l'assenza di ogni limite e di ogni misura.
            Del resto questo suo amore non potrebbe essere gratuito e creativo se non fosse totalmente proiettato dovunque c'è un bisogno o un vuoto da colmare.
            Ecco perché il Padre celeste ama anche quei figli che sono ingrati o lontani o ribelli; anzi si sente particolarmente attirato verso di loro.



«Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso»

            Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese?
            Comportandoci da veri figli del Padre celeste, cioè imitando il suo amore, soprattutto nelle caratteristiche che abbiamo evidenziato: la gratuità e l'universalità. Cercheremo allora di amare per primi, di un amore generoso, solidale, aperto verso tutti, specialmente verso quei vuoti che possiamo trovare attorno a noi. Cercheremo di amare con un amore distaccato dai risultati. Ci sforzeremo di farci strumenti della liberalità di Dio, rendendo partecipi anche gli altri dei doni di natura e di grazia che abbiamo ricevuti da Lui.
            Lasciandoci guidare da questa Parola di Gesù, vedremo con occhi nuovi e con cuore nuovo ogni prossimo che ci passerà accanto, ogni occasione che ci verrà offerta dalla vita quotidiana. E dovunque noi ci troveremo ad operare (famiglia, scuola, ambiente di lavoro, ospedale ecc.), ci sentiremo spinti ad essere dispensatori di questo amore che è proprio di Dio e che Gesù ha portato sulla terra, l'unico capace di trasformare il mondo.


Chiara Lubich

venerdì 12 luglio 2013

DOMENICA ESPOSIZIONE DI S. LUCIA!

Tornano anche quest'anno le attesissime e sempre graditissime solenni esposizioni delle Sacre Reliquie e del simulacro-reliquiario argenteo di Santa Lucia nella Sua Cappella in Cattedrale a Siracusa, nelle seconde domeniche dei mesi estivi di luglio, agosto e settembre. VIVA SANTA LUCIA!!!


domenica 7 luglio 2013

PAROLA DI VITA - LUGLIO 2013

«Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gal 5,14)

È questa una parola di Paolo, l’Apostolo: breve, stupenda, lapidaria, chiarificatrice. Essa ci dice ciò che deve stare alla base del comportamento cristiano, ciò che deve ispirarlo sempre: l’amore del prossimo.

L’apostolo vede nell’attuazione di questo comandamento il pieno adempimento della legge. Essa, infatti, dice di non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non deside­rare… e si sa che chi ama non fa tutto questo: chi ama non uccide, non ruba…

«Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso»

Chi ama però non evita soltanto il male. Chi ama si apre sugli altri, vuole il bene, lo fa, si dona: arriva a dar la vita per l’amato. Per questo, Paolo scrive che nell’amore del prossimo non solo si osserva la legge, ma si ha «la pienezza» della legge.

«Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso»

Se tutta la legge sta nell’amore del prossimo, occorre vedere gli altri comandamenti come mezzi per illuminarci e guidarci a saper trovare, nelle intricate situazioni della vita, la via per amare gli altri; bisogna saper leggere negli altri comandamenti l’intenzione di Dio, la sua volontà.
Egli ci vuole obbedienti, casti, mortificati, miti, misericordiosi, poveri… per realizzare meglio il comandamento della carità.

«Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso»

Ci si potrebbe chiedere: come mai l’Apostolo omette di parlare dell’amore di Dio?
Il fatto è che l’amore di Dio e del prossimo non sono in concorrenza. L’uno, l’amore del prossimo, è anzi espressione dell’altro, l’amore di Dio. Amare Dio, infatti, significa fare la sua volontà. E la sua volontà è che amiamo il prossimo.

«Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso»

Come mettere in pratica questa parola? È chiaro: amando il prossimo; amandolo veramente. Ciò significa: dono, ma dono disinteressato, a lui.
Non ama, colui che strumentalizza il prossimo per i propri fini, anche i più spirituali, come può essere la propria santificazione. Occorre amare il prossimo, non noi stessi.
È indubbio, però, che chi ama così si farà santo davvero; sarà «perfetto come il Padre», perché ha compiuto il meglio che poteva fare: ha centrato la volontà di Dio, l’ha messa in pra­tica: ha adempiuto pienamente la legge.
Non saremo forse esaminati alla fine della vita unicamente su questo amore?

(Chiara Lubich)

lunedì 3 giugno 2013

PAROLA DI VITA - GIUGNO 2013

«Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio» (1 Pt 2,20).

            L'apostolo Pietro sta illustrando alle sue comunità il genuino spirito del Vangelo nelle sue applicazioni concrete, con particolare riferimento alla condizione e allo stato di vita a cui ciascuno appartiene.
            Qui si rivolge agli schiavi che si sono convertiti alla fede ed ai quali, come a tutti gli schiavi nella società di allora, accadeva di subire incomprensioni e maltrattamenti del tutto ingiusti. Per estensione queste parole sono rivolte a tutte le persone le quali in ogni tempo e luogo si trovano a dover subire incomprensioni ed ingiustizie da parte dei loro prossimi, siano essi superiori od eguali.

«Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio»

            A queste persone l'apostolo raccomanda di non cedere alla reazione istintiva, che potrebbe sorgere in queste situazioni, ma di imitare il comportamento tenuto da Gesù. Li esorta anzi a rispondere con l'amore, vedendo anche in queste difficoltà ed incomprensioni una grazia, cioè una occasione permessa da Dio per dare prova del vero spirito cristiano. In questo modo, oltre tutto, potranno portare a Cristo con l'amore anche l'altro che non li comprende.

«Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio»

            Certuni, partendo da queste parole o da altre simili, vorrebbero accusare il cristianesimo di favorire una eccessiva remissività, la quale addormenterebbe le coscienze, rendendole meno attive nella lotta contro le ingiustizie.
            Ma non è così. Se Gesù ci chiede di amare anche chi non ci capisce e ci maltratta, non è già perché voglia renderci insensibili alle ingiustizie, anzi! E' perché vuole insegnarci come costruire una società veramente giusta. Lo si può fare diffondendo lo spirito del vero amore, cominciando noi ad amare per primi.

«Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio»

            Come vivere, allora, la Parola di vita di questo mese?
            I modi, con cui pure noi oggi possiamo essere incompresi e maltrattati, sono tanti. Essi vanno dalle indelicatezze e sgarbi ai giudizi malevoli, alle ingratitudini, alle offese, alle vere e proprie ingiustizie.
            Ebbene: anche in tutte queste occasioni noi dobbiamo testimoniare l'amore, che Gesù ha portato sulla terra verso tutti e, quindi, anche verso chi ci tratta male.
            La Parola di questo mese vuole che, pur nella difesa legittima della giustizia e della verità, non ci dimentichiamo mai che il primo nostro dovere, come cristiani, è di amare l'altro, cioè di avere verso di lui quell'atteggiamento nuovo, fatto di comprensione, di accoglienza e di misericordia che Gesù ha avuto verso di noi. In tal modo anche nel difendere le nostre ragioni, non spezzeremo mai il rapporto, non cederemo mai alla tentazione del risentimento o della vendetta.
            E, così facendo, quali strumenti dell'amore di Gesù, saremo in grado anche noi di portare a Dio il nostro prossimo.


Chiara Lubich

giovedì 16 maggio 2013

PAROLA DI VITA - MAGGIO 2013


«Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo» (Lc 6,38)
Ti è mai capitato di ricevere da un amico un dono e di sentire la necessità di contraccambiare? E di farlo non tanto per sdebitarti, quanto per vero amore riconoscente?
Certamente sì.  Se succede a te così, puoi immaginare a Dio, a Dio che è Amore. Egli ricambia sempre ogni dono che noi facciamo ai nostri prossimi in nome suo. E’ un’esperienza che i cristiani veri fanno molto spesso.
Ed ogni volta è una sorpresa. Non ci si abitua mai all’inventiva di Dio. Potrei farti mille, diecimila esempi, potrei scriverne un libro.
Vedresti quanto è vera quell’immagine “una misura buona, pigiata, colma e traboccante ti sarà versata nel grembo“: che significa l’abbondanza con cui Dio contraccambia, la sua magnanimità. “Era già scesa la notte su Roma. E in quell’appartamento seminterrato l’esiguo gruppo di ragazze, che volevano vivere il Vangelo, si davano la buona notte. Ma ecco il campanello. Chi era a quell’ora? Un uomo che si presentava alla porta nel panico, disperato: il giorno dopo l’avrebbero sfrattato di casa con la famiglia, perché non pagava l’affitto. Le ragazze si guardarono ed in un muto accordo, aprirono il cassettino dove, in buste distinte, avevano raccolto il residuo dei loro stipendi e un deposito per le bollette del gas, del telefono, della luce. Diedero tutto a quell’uomo, senza ragionare. Quella notte dormirono felici. Qualcun altro avrebbe pensato a loro. Ma ecco che non è ancora l’alba. Il telefono squilla. ‘Vengo subito con un taxi’, dice la voce dell’uomo. Meravigliate per la scelta di quel mezzo, le ragazze attendono. La faccia dell’ospite dice che qualcosa è cambiato: ‘Ieri sera, appena tornato a casa, ho trovato un’eredità che non avrei mai immaginato di ricevere. Il cuore m’ha detto di farne a metà con voi’. La somma era esattamente il doppio di quanto avevano generosamente dato”.
«Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo»
Ne hai fatto anche tu l’esperienza? Se non è così, ricordati che il dono va fatto disinteressatamente, senza speranza di ritorno, a chiunque chiede. Prova. Ma fallo non per vedere il risultato, ma perché ami Dio.
Mi dirai: “Ma io non ho nulla.” Non è vero. Se vogliamo abbiamo tesori inesauribili: il nostro tempo libero, il nostro cuore, il nostro sorriso, il nostro consiglio, la nostra cultura, la nostra pace, la nostra parola per convincere chi ha a dare a chi non ha…
Mi dirai ancora: “Ma non so a chi dare.”  Guardati attorno: ti ricordi di quell’ammalato in ospedale, di quella signora vedova sempre sola, di quel compagno rimandato così avvilito, di quel giovane disoccupato sempre triste, del fratellino bisognoso d’aiuto, di quell’amico in carcere, di quell’apprendista esitante? E’ in loro che Cristo ti aspetta.   Assumi il comportamento nuovo del cristiano – di cui è tutto impregnato il Vangelo – che è quello dell’anti-chiusura e dell’anti-preoccupazione. Rinuncia a mettere la tua sicurezza nei beni della terra e poggiati su Dio. Qui si vedrà la tua fede in Lui, che sarà presto confermata dal dono che ti tornerà.
Ed è logico che Dio non si comporta così per arricchirti o per arricchirci. Lo fa perché altri, molti altri, vedendo i piccoli miracoli che raccoglie il nostro dare, facciano altrettanto.
Lo fa perché più abbiamo, più possiamo dare; perché – da veri amministratori dei beni di Dio – facciamo circolare ogni cosa nella comunità che ci circonda, finché si possa dire come della prima comunità di Gerusalemme: non v’era fra loro nessun povero (Cf At 4,34).
Non senti che con questo concorri a dare un’anima sicura alla rivoluzione sociale che il mondo s’attende?
«Date e vi sarà dato». Certamente Gesù pensava in primo luogo alla ricompensa che avremo in Paradiso, ma quanto avviene su questa terra ne è già il preludio e la garanzia.
 Chiara Lubich