giovedì 6 settembre 2012

UN SANTO DEVOTO DI LUCIA: ZOSIMO DI SIRACUSA

Campane a festa in tutta la Syracusana Ecclesia!
Oggi la Diocesi di Santa Lucia celebra la memoria obbligatoria di un grande santo siracusano: San Zosimo.
Nato a Siracusa nel VII secolo, quando la città era di cultura e spiritualità tipicamente bizantine.
Entrò da fanciullo nel monastero di Santa Lucia, presso il luogo del martirio e della sepoltura della grande martire e patrona siracusana, della quale fu sempre devotissimo.
Ebbe la grazia e l'onore di ricevere proprio l'incarico di sorvegliante del Santo Sepolcro della Patrona, e lo svolse con molto zelo e fervore: aveva un rapporto personale molto profondo con la sua amata Lucia, tanto che più di una volta Ella gli apparve in mistiche visioni.
Zosimo eccelleva nell'esercizio delle virtù ascetiche tipiche del carisma monastico, soprattutto l'umiltà, l'abnegazione e la semplicità di cuore e di spirito.
Un disegno di luce e di gloria era stato preparato per lui dal Signore, proprio come premio per le sue virtù. Avvenne infatti un giorno un fatto sorprendente: quando morì l'abate del monastero, i monaci si recarono dal vescovo siracusano dell'epoca, un santo pastore di nome Giovanni, per richiedergli la nomina del successore, scegliendo uno di loro secondo la consuetudine del tempo. E Giovanni, "come il suo omonimo santo, il Battista, preconizzò la scia di santità di Zosimo", così si esprime il coevo biografo: infatti, dapprima domandò ai monaci "Siete venuti proprio tutti?" ed essi risposero "Ci sarebbe in realtà soltanto un altro confratello che non è venuto qui con noi: è il custode del sepolcro di Santa Lucia, un uomo così semplice che non ci è sembrato il caso di portarlo per la nomina dell'abate". "Fatelo venire subito qui" fu la reazione del vescovo, e andarono a chiamarlo. Zosimo, pronto all'obbedienza come sempre, venne prontamente nell'episcopio siracusano, e al vederlo il vescovo Giovanni solennemente esclamò: "Ecco il vostro nuovo abate!". Sembrava impossibile, al giudizio umano di quei monaci, che quell'uomo così semplice potesse mai avere la capacità di governare il monastero, ma Zosimo - pur conservando sempre la sua tipica umiltà - seppe rivelare doti pastorali insospettate, e condusse santamente e saggiamente la cura della comunità monastica, tanto che la fama della sua santità si diffuse presso tutto il popolo cristiano di Siracusa.
Ma le sorprese di Dio sulla vita di quest'uomo non erano ancora finite: quando morì il vescovo, il popolo desiderava vivamente che Zosimo venisse elevato alla cattedra episcopale, e pubblicamente esprimeva questa accorata preghiera. Zosimo però ricusava decisamente questa possibilità, e visto che non voleva accettare l'elezione a vescovo voluta anche dal clero, fu necessario l'intervento del papa Teodoro, che divinamente ispirato lo convinse a non rifiutare questo nuovo còmpito, per non fuggire dalla manifestazione della volontà di Dio, e - per obbedienza - Zosimo accettò.
Siracusa si ritrovò per grazia di Dio un nuovo santo vescovo, le cui virtù, la cui umiltà e la cui saggezza continuarono a brillare fino alla fine della vita, nutrite da una stella che non cessò mai di illuminare il suo cuore: l'amore verso la sorella Santa Lucia, presso il cui sepolcro Zosimo aveva per tanti anni alimentato la propria vocazione e la propria totale donazione a Dio nella via della perfezione cristiana.
San Zosimo fu vescovo di Siracusa dall'anno 647 al 662, e per suo merito l'antico tempio greco della dea pagana Minerva, nell'acropoli dell'isola siracusana di Ortigia, venne trasformato in una splendida basilica cristiana, la nuova Chiesa Cattedrale della città, dedicata alla Panaghìa Theotòkos (Santissima Madre di Dio): una pregiata tavola del pittore Antonello da Messina lo ritrae in sontuosi abiti episcopali sull'altare a lui dedicato nella Cappella del Santissimo Crocifisso, nella stessa Cattedrale.


Il suo culto si diffuse in Oriente e Occidente, e la sua festa è collocata nei calendari liturgici al 30 marzo, a differenza del calendario diocesano di Siracusa, che lo celebra oggi 6 settembre, due giorni prima della titolare della Cattedrale da lui abbellita, Maria Nascente, che festeggeremo l'8 settembre.

Carissimi amici, la vita di San Zosimo testimonia che alla scuola della vera devozione a Santa Lucia, con un piccolo sforzo nell'esercitare le virtù cristiane, poi certamente premiato dall'aiuto di Dio, si può diventare santi: ... perché non provarci anche noi? Coraggio!

lunedì 3 settembre 2012

DOMENICA ESPOSIZIONE DI S. LUCIA

AVVISO SACRO

SIRACUSA - Come è consuetudine, domenica 9 settembre 2012, dalle ore 07.30 alle 20.00, le Sacre Reliquie e il taumaturgo simulacro-reliquiario argenteo di Santa Lucia verranno solennemente esposti alla venerazione dei fedeli, nella Cappella della Patrona in Cattedrale, per soddisfare il vivissimo desiderio dei molti siracusani e devoti della Martire che soltanto in questo periodo di ferie possono recarsi a Siracusa e che quindi richiedono una piccola "festa di S. Lucia" estiva, per supplire l'assenza fisica alle solenni celebrazioni di dicembre e maggio.
Le Sante Messe domenicali verranno celebrate regolarmente secondo l'orario della Parrocchia Metropolitana, e cioè alle ore 08.00, 11.30 e 19.00.
In concomitanza con questo evento, sarà aperto al pubblico e liberamente visitabile anche il Museo luciano, centro espositivo di reliquie, opere d'arte, arredi liturgici, cimeli ed ex-voto interamente dedicato a S. Lucia e al suo culto.
Secondo la tradizione, i devoti che si recheranno in pellegrinaggio alla Cappella di S. Lucia potranno effettuare anche omaggi floreali e offerte di ceri e candele alla S. Patrona.

In questo "Anno della fede" per l'intera Chiesa universale e "Anno della consolazione" per la Chiesa siracusana che si accinge a celebrare il 60° anniversario della prodigiosa lacrimazione di Maria nella nostra città, possa la luce dell'esempio di S. Lucia confermarci nella fede cristiana e renderci consolatori dei dolori dell'umanità con la stessa consolazione che riceviamo da Dio.

Sarausana jè, viva S. Lucia!

sabato 1 settembre 2012

PAROLA DI VITA - SETTEMBRE 2012

«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 13-14).


In questa perla del Vangelo che è il discorso alla Samaritana, nei pressi del pozzo di Giacobbe, Gesù parla dell'acqua come dell'elemento più semplice, ma che si evidenzia più desiderato, più vitale per chi ha consuetudine col deserto. Non gli occorrevano molte spiegazioni per far intendere cosa significasse l'acqua.
L'acqua sorgiva è per la vita nostra naturale, mentre l'acqua viva, di cui parla Gesù, è per la vita eterna.
Come il deserto fiorisce solo dopo una pioggia abbondante, così i semi sepolti in noi col battesimo possono germogliare solo se irrorati dalla Parola di Dio. E la pianta cresce, mette nuovi germogli e prende la forma di un albero o di un bellissimo fiore. E tutto questo perché riceve l'acqua viva della Parola che suscita la vita e la mantiene per l'eternità.

«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».

Le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi, assetati di questo mondo: a quelli che sono coscienti della loro aridità spirituale e sentono ancora i morsi della sete e a quelli che non avvertono più neanche il bisogno di abbeverarsi alla fonte della vera vita, e dei grandi valori dell'umanità.
Ma, in fondo, è a tutti gli uomini e alle donne di oggi che Gesù rivolge un invito, svelando dove possiamo trovare la risposta ai nostri perché, e la piena soddisfazione dei nostri desideri.
A noi tutti, dunque, attingere alle sue parole, lasciarsi imbevere del suo messaggio.
Come?
Rievangelizzando la nostra vita, confrontandola con le sue parole, cercando di pensare con la mente di Gesù e di amare con il suo cuore.
Ogni attimo in cui cerchiamo di vivere il Vangelo è una goccia di quell'acqua viva che beviamo.
Ogni gesto d'amore per il nostro prossimo è un sorso di quell'acqua.
Sì, perché quell'acqua così viva e preziosa ha questo di speciale, che zampilla nel nostro cuore ogniqualvolta l'apriamo all'amore verso tutti. È una sorgente – quella di Dio – che dona acqua nella misura in cui la sua vena profonda serve a dissetare gli altri, con piccoli o grandi atti di amore.

«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».

Dunque abbiamo capito che, per non soffrire la sete, dobbiamo donare l'acqua viva che attingiamo da lui in noi stessi.
Basterà una parola, talvolta, un sorriso, un semplice cenno di solidarietà, per darci di nuovo un sentimento di pienezza, di soddisfazione profonda, uno zampillo di gioia. E se continuiamo a dare, questa fontana di pace e di vita darà acqua sempre più abbondante, senza mai prosciugarsi.
E c'è anche un altro segreto che Gesù ci ha rivelato, una specie di pozzo senza fondo a cui attingere. Quando due o tre si uniscono nel suo nome, amandosi dello stesso suo amore, Lui è in mezzo a loro. Ed è allora che ci sentiamo liberi, uno, pieni di luce e torrenti di acqua viva che sgorgano dal nostro seno. È la promessa di Gesù che si avvera perché è da lui stesso, presente in mezzo a noi, che zampilla acqua che disseta per l'eternità.

(meditazione di Chiara Lubich)