mercoledì 2 maggio 2012

ANNIVERSARIO DEL MIRACOLO DEL 1735

Carissimi amici, purtroppo con un ritardo causato da problemi tecnici, segnaliamo tuttavia con grande gioia il PROGRAMMA DELLE SOLENNI CELEBRAZIONI IN MEMORIA DELLA PRODIGIOSA TRASUDORAZIONE DEL SIMULACRO MARMOREO DI SANTA LUCIA DORMIENTE (OPERA DELLO SCULTORE GREGORIO TEDESCHI, 1634) AVVENUTA NEL MAUSOLEO DEL SANTO SEPOLCRO DELLA PATRONA IL 6, 7 E 8 MAGGIO 1735.
Si tratta di una pagina storica del patrocinio di S. Lucia sulla Sua e nostra città di Siracusa: durante un tragico evento bellico (l'aspro conflitto tra austriaci e spagnoli per la contesa del possesso della città), la popolazione dei cittadini aretusei implorava pubblicamente la salvezza dall'intercessione potente della taumaturga Patrona e Concittadina Lucia. Ed ecco che ben due fenomeni straordinari e soprannaturali testimoniarono la presenza viva e palpitante di quella protezione celeste: la prodigiosa trasudorazione, per tre giorni consecutivi, del simulacro luciano collocato sull'altare del sepolcro di S. Lucia, segno di quanto la martire "dolorasse per la Sua diletta patria", e soprattutto la mancata esplosione di una bomba caduta in casa del gen. Orsini, il quale invocata prontamente la gloriosa Lucia e fatto il voto di far cessare l'assedio se lui e i suoi avessero avuta salva la vita, in onore della Patrona mantenne la promessa decidendo la pace per Siracusa e offrì a pubblica testimonianza l'ordigno inesploso come ex voto (oggi esposto nel Museo Luciano in Cattedrale). Grazie a Dio, infatti, tra tanta pioggia di bombe sulla città, "non perì alcun cittadino" dei circa 3000 siracusani rimasti in città durante gli scontri. Nel frattempo, le autorità civili e militari, per nulla abituate a dare il proprio assenso su un evento di natura soprannaturale, compiuto un attento esame in loco, testimoniarono l'autenticità della sudorazione del simulacro di S. Lucia, e anche le autorità ecclesiastiche confermarono che il fenomeno era "vero, reale e miracoloso".
Santa Lucia, regale Sposa di Cristo, aveva ancora una volta protetto e salvato il Suo popolo!
Grazie, Santa Lucia nostra!
Sarausana jè, viva Santa Lucia!

martedì 1 maggio 2012

PAROLA DI VITA - MAGGIO 2012

... In attesa di "rivedere" la nostra Santa Lucia, venerdì mattina, con l'avvio della grande Festa del Patrocinio, prepariamoci meditando su quella fiamma d'oro che il suo venerato simulacro-reliquiario reca fieramente sul calice nella mano destra: fiammella di luce attinta dal Fuoco d'Amore del Suo Divino Sposo, Gesù.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49)

Nell'Antico Testamento il fuoco simbolizza la Parola di Dio pronunciata dal profeta. Ma anche il giudizio divino che purifica il suo popolo, passando in mezzo ad esso.
Così è la Parola di Gesù: essa costruisce, ma contemporaneamente distrugge ciò che non ha consistenza, ciò che deve cadere, ciò che è vanità e lascia in piedi solo la verità.
Giovanni Battista aveva detto di lui: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco», preannunciando il battesimo cristiano inaugurato il giorno di Pentecoste con l'effusione dello Spirito Santo e l'apparizione delle lingue di fuoco.
Dunque è questa la missione di Gesù: gettare il fuoco sulla terra, portare lo Spirito Santo con la sua forza rinnovatrice e purificatrice.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!».

Gesù ci dona lo Spirito. Ma in che modo lo Spirito Santo agisce?
Lo fa diffondendo in noi l'amore. Quell'amore che noi, per suo desiderio, dobbiamo mantener acceso nei nostri cuori.
E com'è questo amore?
Non è terreno, limitato; è amore evangelico. È universale come quello del Padre celeste che manda pioggia e sole su tutti, sui buoni e sui cattivi, inclusi i nemici.
È un amore che non attende nulla dagli altri, ma ha sempre l'iniziativa, ama per primo.
È un amore che si fa uno con ogni persona: soffre con lei, gode con lei, si preoccupa con lei, spera con lei. E lo fa, se occorre, concretamente, a fatti. Un amore quindi non semplicemente sentimentale, non di sole parole.
Un amore per il quale si ama Cristo nel fratello e nella sorella, ricordando quel suo: «L'avete fatto a me».
È un amore ancora che tende alla reciprocità, a realizzare, con gli altri, l'amore reciproco.
È quest'amore che, essendo espressione visibile, concreta della nostra vita evangelica, sottolinea e avvalora la parola che poi potremo e dovremo offrire per evangelizzare.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!».

L'amore è come un fuoco, l'importante è che rimanga acceso. E, perché ciò sia, occorre bruciare sempre qualcosa. Anzitutto il nostro io egoista, e lo si fa perché, amando, si è tutti protesi verso l'altro: o Dio, compiendo la sua volontà, o il prossimo, aiutandolo.
Un fuoco acceso, anche piccolo, se alimentato, può divenire un grande incendio. Quell'incendio di amore, di pace, di fraternità universale che Gesù ha portato sulla terra.