sabato 19 febbraio 2011

Osservatore romano: S. Lucia in prima pagina


Sempre alla ribalta la nostra dolce patrona, celebrata dall’arte e onorata dalla cultura. Lei, la santa più popolare al mondo, fa ancora parlare di sé: sulla prima pagina del numero di ieri de “L’osservatore romano”, il grande quotidiano vaticano, splendeva in tutta la sua magnifica bellezza una meravigliosa immagine di S. Lucia, gentilissima ed elegantissima, un capolavoro unico anche grazie ad una interessantissima variante del consueto attributo iconografico del vassoio con gli occhi. Alla nostra Lucia è legata una nuova importante iniziativa d’interesse internazionale e Le è stata dedicata anche l’intera terza pagina del quotidiano uscito ieri. Qui di séguito riportiamo integralmente lo speciale tutto "luciano" , a beneficio di tutti i devoti di S. Lucia che non hanno avuto la possibilità di leggere direttamente il giornale:


Due capolavori in mostra all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per l’anniversario dei Patti Lateranensi e dell’Accordo di modificazione del Concordato

Il genio artistico celebra l’intesa tra Stato e Chiesa

In occasione delle celebrazioni per l’ottantaduesimo anniversario dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) e del ventisettesimo dell’Accordo di modificazione del Concordato (18 febbraio 1984), l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede a Palazzo Borromeo esporrà, da venerdì 18 febbraio, due capolavori dell’arte sacra italiana, la Santa Lucia del Maestro dell’Osservanza, tavola quattrocentesca di proprietà della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e la Trinità di Lorenzo Lotto, olio su tela del 1523, di proprietà della parrocchia di Sant’Alessandro della Croce a Bergamo custodito nel Museo Bernareggi. «Con l’esposizione di opere d’arte così pregiate – afferma l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco – si intende sottolineare l’importanza e l’attenzione che viene attribuita alle relazioni con la Santa Sede non solo da parte del Governo, ma della stessa società italiana, soprattutto in quest’anno in cui ricorre il centocinquantesimo anniversario di vita unitaria». L’ambasciatore esprime inoltre soddisfazione e gratitudine per il fatto che Papa Benedetto xvi ha voluto «definire il 2011 come “l’anno del Giubileo” del nostro Paese». Anticipiamo il testo del ministro italiano degli Affari Esteri, Franco Frattini, e alcuni stralci degli interventi che si succederanno nel corso dell’incontro e che sono riportati integralmente in una pubblicazione edita per l’occasione da Allemandi.


Un ponte ideale nel centocinquantesimo dell’Unità

di Franco Frattini

Sulla scia di una positiva e assai apprezzata consuetudine, quest’anno, in occasione dell’82° anniversario dei Patti Lateranensi e del 27° dell’Accordo di modificazione del Concordato, Palazzo Borromeo ospita due capolavori del genio artistico italiano: la Santa Lucia, Patrona di Siracusa, attribuita al Maestro dell’Osservanza, tra i principali interpreti dell’arte senese del Quattrocento, e la Trinità di Lorenzo Lotto, pittore veneto giunto per volere di Papa Giulio II a Roma nel 1509, a cui sarà dedicata un’importante e più doviziosa mostra presso le Scuderie del Quirinale.


Si tratta di due opere che idealmente collegano tutta la nostra penisola e che, non casualmente, sono state scelte per celebrare contestualmente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Perché, come più volte sottolineato dal Presidente della Repubblica e dallo stesso Santo Padre, la storia e la cultura del nostro Paese sono profondamente segnate dalla presenza e dall’influenza spirituale della Chiesa cattolica, la quale pertanto assume un ruolo di primo piano anche nella rievocazione del suo processo di unificazione. Vorrei rilevare, in questa occasione che ricorda l’intesa tra Chiesa e Stato, come il nostro Paese, nell’anno in cui celebra il 150° anniversario dell’unità nazionale, può dirsi orgoglioso di considerare la libertà religiosa tra i suoi valori fondanti, parte integrante della nostra identità culturale e ispirazione prioritaria della nostra azione di politica estera.


La presenza dei due capolavori a Palazzo Borromeo è stata resa possibile anche grazie alla Fondazione Bernareggi di Bergamo, ove è custodita la Trinità, e alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, proprietaria della Santa Lucia, che con il loro generoso contributo testimoniano l’altissima considerazione che l’Italia tutta, istituzioni e società civile, nutre nei confronti del Santo Padre e della Santa Sede.


Vorrei infine sottolineare come nel promuovere questa iniziativa, l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, pur nell’assoluta peculiarità di essere una rappresentanza diplomatica con sede nella propria capitale, abbia realizzato il core business di ogni nostra missione diplomatica, ossia promuovere il meglio della creatività italiana – compreso il nostro patrimonio artistico-culturale – e, ove possibile, concepirlo come strumento per consolidare e intensificare le relazioni bilaterali nei Paesi di rispettivo accreditamento.



La «Santa Lucia» del Maestro dell’Osservanza. Sano di Pietro e la firma degli occhi

di Andrea De Marchi


Il dipinto, che spetta a evidenza al Maestro dell’Osservanza, è evidente pendant di un San Giovanni Battista, ritagliato con misure sostanzialmente identiche e ugualmente ridorato, che è ora in una collezione di Dallas.


Entrambi questi pannelli fiancheggiavano nel registro principale di un polittico uno scomparto centrale che credo vada identificato nella Madonna col Bambino della collezione Lehman al Metropolitan Museum di New York.


La Santa Lucia era posta sul lato esterno destro del probabile pentittico, dal momento che i cavicchi di connessione con lo scomparto contermine sono presenti solo sul lato sinistro. Per il Battista che addita Cristo, nel suo ruolo di precursore, è buona logica pensare invece a una collocazione subito a sinistra del pannello mediano. Già John Pope Hennessy aveva proposto che al polittico con la Madonna Lehman fosse sottoposta una predella molto importante del Maestro dell’Osservanza, raffigurante cinque Storie della Passione e Risurrezione di Cristo, divisa tra vari musei (nell’ordine la Flagellazione della Pinacoteca Vaticana, l’Andata al Calvario della Johnson Collection, la Crocefissione di Kiev, la Risurrezione del Detroit Institute of Arts, la Discesa al Limbo del Fogg Art Museum).


La Crocefissione di Kiev che stava al centro è larga 69 centimetri e corrisponde perfettamente alla tavola Lehman. A questa predella Enzo Carli aveva già provato a collegare il Battista Perkins. A mia volta ho incrementato la ricostruzione di tale pentittico in un intervento dal titolo «Sano di Pietro prima della pala dei Gesuati e il Maestro dell’Osservanza: aporie di una doppia identità», presentato al convegno su Sano di Pietro, organizzato a Siena il 5 e il 6 dicembre 2005, i cui atti non sono stati ancora pubblicati, proponendo che un Sant’Ansano di collezione privata torinese e il San Francesco stimmatizzato recentemente acquistato dallo Stato italiano per la Pinacoteca Nazionale di Siena, venissero dal registro superiore del medesimo complesso.


Il polittico, che è da annoverare tra le opere più mature del gruppo stilistico del Maestro dell’Osservanza, verso il 1440, dovette essere uno dei più importanti realizzati a Siena in quel momento.


L’accarezzata verità dell’epidermide perlacea del volto, retaggio di una sensibilità quasi gentiliana che nel Maestro dell’Osservanza è più viva che nel suo mentore Sassetta, è tesa su di un disegno tagliente che evidenzia l’aggetto del naso affilato, la curata profilatura dei sopraccigli e il margine dilatato, un po’ inespressivo, delle palpebre, secondo accentuati grafismi che accomunano quest’opera al Battista Perkins e alla Madonna Lehman e che già puntano sulle siglature formali più banalizzate di Sano di Pietro dal polittico dei Gesuati, del 1444, in poi.


Anche nelle ombre locali, un po’ nerastre, che si depositano attorno al padiglione auricolare, si respira ancora qualcosa del naturalismo epidermico gentiliano. La mano destra della santa, che stringe la palma del martirio tra il pollice e l’indice, aprendo a ventaglio le altre dita, si conforma a una sigla vezzosa prettamente gentiliana.


La conoscenza di questo nuovo dipinto del Maestro dell’Osservanza aggiunge un ulteriore elemento in favore della sua identificazione con la fase giovanile di Sano di Pietro, nato nel 1405 e iscritto alla matricola dei pittori senesi nel 1428, identificazione che credo risponda a numerosi indizi e a considerazioni di buon senso storiografico. Mi riferisco alla raffigurazione del tutto particolare come attributo della protomartire non solo di due occhi, ma di un vassoio ricolmo di occhi, o meglio di coppie di occhi congiunti.


Questa singolare soluzione, che forse riflette l’uso devozionale di offrire per voto la forma in cera della parte del corpo protetta dalla santa, è come una firma di Sano di Pietro, che la ripete altre tre volte. Nella santa sulla destra del Trittico di San Bartolomeo, datato 1447, della Pinacoteca Nazionale di Siena, il pittore ha semplicemente derogato dal tentativo di scorcio di sotto in su, squadernando in avanti il vassoio per meglio mostrarne il raccapricciante contenuto, così come ha scelto di non raffigurare la santa a capo scoperto, in tono signorile, ma più convenzionalmente ammantata e velata. Il vassoio ricolmo di occhi compare quindi nella Santa Lucia all’estremità destra dell’affresco con l’Incoronazione della Vergine in Palazzo Pubblico, del 1445, e nel compasso ritagliato da una predella della chiesa di San Pietro alle Scale dove il vassoio è pure in lamina d’argento, ma la santa stringe con la destra il pugnaletto con cui venne colpita a morte in luogo della palma del martirio.



Ricerca attenta e appassionata

di Gabriello Mancini (Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena)


La suggestione del tempo e della storia, il congiungersi alle radici dell’arte e della cultura. C’è tutto questo e altro ancora nel ritrovare e riportare a Siena opere commissionate da munifici mecenati o realizzate da illuminati artisti della comunità senese attraverso i secoli. Una missione suggestiva che la Fondazione Monte dei Paschi di Siena si è posta quando nel 2004 ha varato il progetto «Collezione Opere d’Arte», spaziando in un arco temporale che si spinge fino al lontano xiii secolo per avvicinarsi verso i tempi nostri, ai primi trent’anni del secolo scorso.


Un impegno rilevante da un punto di vista della ricerca e della selezione, ma anche finanziario, affrontato nella consapevolezza dell’importanza di riaggregare un patrimonio artistico prezioso, vittima di inevitabili diaspore e dispersioni.


E i risultati non sono mancati. Sono cinquantasette le opere finora acquisite, riportate nella nostra città e custodite in Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione, e che sono state oggetto di tre appuntamenti espositivi. E tra le più preziose e di recente acquisizione va inserita proprio la Santa Lucia del Maestro dell’Osservanza, che si aggiunge ad altri capolavori come la Natività di Pietro di Francesco Orioli, una Sacra Famiglia e un angelo di Andrea Piccinelli detto il Brescianino, il Matrimonio mistico di Santa Caterina da Siena e il Compianto sul Cristo deposto di Francesco Vanni, la caravaggesca Santa Maria Maddalena che legge di Rutilio Manetti. Dello stesso autore anche La cena di Emmaus. L’ultimo acquisto, che risale al gennaio 2010, è il prezioso reliquiario di Francesco di Vannuccio, raffigurante una Madonna con Bambino con alla base un Cristo tra la Vergine e san Giovanni Evangelista.


Un progetto dunque legato a una ricerca attenta e appassionata, che ha portato anche all’acquisizione della Santa Lucia, patrona di Siracusa, capolavoro che ben volentieri e con orgoglio abbiamo messo a disposizione dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per una ricorrenza così importante.

venerdì 4 febbraio 2011

PAROLA DI VITA - FEBBRAIO 2011

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio". (Rm 8,14)

Questa Parola è nel cuore dell’inno che Paolo canta alla bellezza della vita cristiana, alla sua novità e libertà, frutto del battesimo e della fede in Gesù che ci innestano pienamente in lui, e per lui nel dinamismo della vita trinitaria. Diventando una persona sola con Cristo, ne condividiamo lo Spirito e tutti i suoi frutti, primo fra ogni altro la figliolanza di Dio.

Anche se Paolo parla di “adozione” , lo fa soltanto per distinguerla dalla posizione di figlio naturale che compete solo all’unico Figlio di Dio. La nostra non è una relazione col Padre puramente giuridica come sarebbe quella di figli adottivi, ma qualcosa di sostanziale, che muta la nostra stessa natura, come per una nuova nascita. Perché tutta la nostra vita viene animata da un principio nuovo, da uno spirito nuovo che è lo stesso Spirito di Dio.

E non si finirebbe più di cantare, con Paolo, il miracolo di morte e resurrezione che opera in noi la grazia del battesimo.

“Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio”.

Questa Parola ci dice qualcosa che ha a che fare con la nostra vita di cristiani, nella quale lo Spirito di Gesù introduce un dinamismo, una tensione che Paolo condensa nella contrapposizione fra carne e spirito, intendendo per carne l’uomo intero (corpo e anima) con tutta la sua costituzionale fragilità e il suo egoismo continuamente in lotta con la legge dell’amore, anzi con l’Amore stesso che è stato riversato nei nostri cuori .

Coloro infatti che sono guidati dallo Spirito, devono affrontare ogni giorno il “buon combattimento della fede” per poter rintuzzare tutte le inclinazioni al male e vivere secondo la fede professata nel battesimo.

Ma come?

Si sa che, perché lo Spirito Santo agisca, occorre la nostra corrispondenza, e san Paolo, scrivendo questa Parola, pensava soprattutto a quel dovere dei seguaci di Cristo, che è proprio il rinnegamento di sé, la lotta contro l’egoismo nelle sue forme più svariate.

Ma è questa morte a noi stessi che produce vita, così che ogni taglio, ogni potatura, ogni no al nostro io egoistico è sorgente di luce nuova, di pace, di gioia, di amore, di libertà interiore; è porta aperta allo Spirito.
Rendendo più libero lo Spirito Santo che è nei nostri cuori, egli potrà elargirci con più abbondanza i suoi doni, e potrà guidarci nel cammino della vita.

“Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio”.

Come vivere allora questa Parola?

Dobbiamo anzitutto renderci sempre più coscienti della presenza dello Spirito Santo in noi: portiamo nel nostro intimo un tesoro immenso; ma non ce ne rendiamo abbastanza conto. Possediamo una ricchezza straordinaria; ma resta per lo più inutilizzata.
Poi, affinché la sua voce sia da noi sentita e seguita, dobbiamo dire di no a tutto ciò che è contro la volontà di Dio e dire di sì a tutto il suo volere: no alle tentazioni, tagliando corto con le relative suggestioni; sì ai compiti che Dio ci ha affidato; sì all’amore verso tutti i prossimi; sì alle prove e alle difficoltà che incontriamo…
Se così faremo lo Spirito Santo ci guiderà dando alla nostra vita cristiana quel sapore, quel vigore, quel mordente, quella luminosità, che non può non avere se è autentica.
Allora anche chi è vicino a noi s’accorgerà che non siamo solo figli della nostra famiglia umana, ma figli di Dio.

Chiara Lubich