lunedì 17 marzo 2008

Settimana Santa 2008: prima meditazione


"Gesù crocifisso! Che dire? Come dire bene di Lui? E' uomo come noi, e lo sappiamo. Ma è anche Dio. Ed è amore. E' venuto fra noi per un'opera che ci riguarda tutti, che tocca ognuno personalmente. Ci ha creato, ma abbiamo sciupato il dono che ci ha fatto, e continuamente lo deturpiamo; con la vita abbiamo ereditato le lacrime, il soffrire, e come conclusione di essa la morte, l'apparente annullamento di tanta esperienza. Ma ecco che Egli comprende lo stato degli uomini, conosce le miserevoli vicende della loro storia, ne ha pietà e scende sulla terra: si carica di tutto ciò che l'uomo doveva subire. "Dio non vuole che l'uomo si perda" (cf. Gv 6,39), e lo salva. Gesù, dunque, soffre e muore per l'uomo. Con l'uomo, con noi e come noi muore, e poi... risorge. "Era necessario" (cf. Mc 8,31), dice Gesù quando si avvicina l'ora del patire. Ma era necessario che cosa? E per chi? Aveva reso a sé necessario incarnarsi, soffrire e morire per noi, perché è amore! Ecco la straordinaria vocazione dell'Uomo-Dio, totalmente diversa, all'opposto di quella cui aspirano gli uomini in genere. E' venuto per "dare la sua vita in riscatto di molti" (Mt 20,28). Tutto era stato predisposto dal Padre. Gesù si sottomette. Ma, come dice Isaia del Servo del Signore, si è offerto perché lo ha voluto: vuole la volontà del Padre. La vuole perché ama anzitutto il Padre. E il Padre risponde a quell'amore con la sua potenza e compie un atto che mai aveva compiuto dopo la creazione, cioè la "nuova creazione": la risurrezione. Con essa anche il corpo di Gesù, "debole" e suscettibile di dolore e di morte, è trasfigurato, è glorificato (cf. 2 Cor 13,4), atto a salire alla destra del Padre. Così l'Uomo-Dio apre la porta della Trinità agli uomini redenti". (Chiara Lubich, Il grido, Città nuova, Roma 2000, pp. 13-14)

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