domenica 16 dicembre 2007

"Infra Octavam" - 3° ANNIVERSARIO DELL'ARRIVO DEL CORPO DI LUCIA A SIRACUSA



Si è da poco conclusa un'importante giornata dei festeggiamenti luciani nel capoluogo aretuseo: il 15 dicembre, giorno anniversario dell'arrivo del corpo di Lucia a Siracusa nel 2004. A tre anni di distanza l'emozione non si spegne, né si affievolisce, né sbiadisce: tutti i siracusani custodiscono chiaro, limpido e vivissimo il ricordo di quell'evento storico eccezionale! Stasera, durante la 'scuola della Parola' tenuta per i giovani siracusani nella basilica della Martire, il nostro arcivescovo S. E. mons. Costanzo ha messo in rilievo la fede e la fortezza della nostra amata Santa protettrice anche di fronte alla morte. Per celebrare insieme a voi la commemorazione di quella prima traslazione del corpo di Santa Lucia da Venezia a Siracusa, pubblichiamo la preghiera che l'arcivescovo compose in quell'occasione:



Santa Lucia, donaci occhi nuovi. Spesso crediamo di vedere, e siamo ciechi. Accecati dalla superbia, dall'invidia, dall'odio, dalle passioni che ci impediscono di vedere. O cara nostra patrona, apri i nostri occhi sulla povertà, sulla miseria, sulle ingiustizie dei nostri giorni e donaci determinazione e coraggio di andare contro corrente - se occorre - affinché nessun Lazzaro resti ad attendere invano un tozzo di pane dietro l'uscio di casa del ricco. Riempi di luce i nostri occhi, perché possiamo "valutare con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cielo". Insegnaci, su tuo esempio, a condividere i beni con chi è povero e disperato. Fa' che nessuno di noi si rassegni ad essere felice da solo. O Lucia, cara vergine siracusana, ottieni occhi puri che sappiano vedere nel corpo uno stupendo dono di Dio, sua abitazione, suo tempio, degno quindi di grandissimo rispetto e venerazione. Non qualcosa da idolatrare o da disprezzare, ma da amare e valorizzare. O Lucia, modello di fortezza e di fedeltà, donaci occhi che sappiano vedere lontano: oltre la sofferenza che ci affligge, oltre il dolore che ci torchia, oltre l'apparente fallimento che ci umilia. Occhi levati sempre in alto, da dove ci verrà l'aiuto; occhi purificati dal pianto, che è promessa di raccolto abbondante; occhi pieni di stupore davanti alle sorprese che l'amore di Dio ci ha preparato. (+ Giuseppe Costanzo)

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