giovedì 6 settembre 2012

UN SANTO DEVOTO DI LUCIA: ZOSIMO DI SIRACUSA

Campane a festa in tutta la Syracusana Ecclesia!
Oggi la Diocesi di Santa Lucia celebra la memoria obbligatoria di un grande santo siracusano: San Zosimo.
Nato a Siracusa nel VII secolo, quando la città era di cultura e spiritualità tipicamente bizantine.
Entrò da fanciullo nel monastero di Santa Lucia, presso il luogo del martirio e della sepoltura della grande martire e patrona siracusana, della quale fu sempre devotissimo.
Ebbe la grazia e l'onore di ricevere proprio l'incarico di sorvegliante del Santo Sepolcro della Patrona, e lo svolse con molto zelo e fervore: aveva un rapporto personale molto profondo con la sua amata Lucia, tanto che più di una volta Ella gli apparve in mistiche visioni.
Zosimo eccelleva nell'esercizio delle virtù ascetiche tipiche del carisma monastico, soprattutto l'umiltà, l'abnegazione e la semplicità di cuore e di spirito.
Un disegno di luce e di gloria era stato preparato per lui dal Signore, proprio come premio per le sue virtù. Avvenne infatti un giorno un fatto sorprendente: quando morì l'abate del monastero, i monaci si recarono dal vescovo siracusano dell'epoca, un santo pastore di nome Giovanni, per richiedergli la nomina del successore, scegliendo uno di loro secondo la consuetudine del tempo. E Giovanni, "come il suo omonimo santo, il Battista, preconizzò la scia di santità di Zosimo", così si esprime il coevo biografo: infatti, dapprima domandò ai monaci "Siete venuti proprio tutti?" ed essi risposero "Ci sarebbe in realtà soltanto un altro confratello che non è venuto qui con noi: è il custode del sepolcro di Santa Lucia, un uomo così semplice che non ci è sembrato il caso di portarlo per la nomina dell'abate". "Fatelo venire subito qui" fu la reazione del vescovo, e andarono a chiamarlo. Zosimo, pronto all'obbedienza come sempre, venne prontamente nell'episcopio siracusano, e al vederlo il vescovo Giovanni solennemente esclamò: "Ecco il vostro nuovo abate!". Sembrava impossibile, al giudizio umano di quei monaci, che quell'uomo così semplice potesse mai avere la capacità di governare il monastero, ma Zosimo - pur conservando sempre la sua tipica umiltà - seppe rivelare doti pastorali insospettate, e condusse santamente e saggiamente la cura della comunità monastica, tanto che la fama della sua santità si diffuse presso tutto il popolo cristiano di Siracusa.
Ma le sorprese di Dio sulla vita di quest'uomo non erano ancora finite: quando morì il vescovo, il popolo desiderava vivamente che Zosimo venisse elevato alla cattedra episcopale, e pubblicamente esprimeva questa accorata preghiera. Zosimo però ricusava decisamente questa possibilità, e visto che non voleva accettare l'elezione a vescovo voluta anche dal clero, fu necessario l'intervento del papa Teodoro, che divinamente ispirato lo convinse a non rifiutare questo nuovo còmpito, per non fuggire dalla manifestazione della volontà di Dio, e - per obbedienza - Zosimo accettò.
Siracusa si ritrovò per grazia di Dio un nuovo santo vescovo, le cui virtù, la cui umiltà e la cui saggezza continuarono a brillare fino alla fine della vita, nutrite da una stella che non cessò mai di illuminare il suo cuore: l'amore verso la sorella Santa Lucia, presso il cui sepolcro Zosimo aveva per tanti anni alimentato la propria vocazione e la propria totale donazione a Dio nella via della perfezione cristiana.
San Zosimo fu vescovo di Siracusa dall'anno 647 al 662, e per suo merito l'antico tempio greco della dea pagana Minerva, nell'acropoli dell'isola siracusana di Ortigia, venne trasformato in una splendida basilica cristiana, la nuova Chiesa Cattedrale della città, dedicata alla Panaghìa Theotòkos (Santissima Madre di Dio): una pregiata tavola del pittore Antonello da Messina lo ritrae in sontuosi abiti episcopali sull'altare a lui dedicato nella Cappella del Santissimo Crocifisso, nella stessa Cattedrale.


Il suo culto si diffuse in Oriente e Occidente, e la sua festa è collocata nei calendari liturgici al 30 marzo, a differenza del calendario diocesano di Siracusa, che lo celebra oggi 6 settembre, due giorni prima della titolare della Cattedrale da lui abbellita, Maria Nascente, che festeggeremo l'8 settembre.

Carissimi amici, la vita di San Zosimo testimonia che alla scuola della vera devozione a Santa Lucia, con un piccolo sforzo nell'esercitare le virtù cristiane, poi certamente premiato dall'aiuto di Dio, si può diventare santi: ... perché non provarci anche noi? Coraggio!

lunedì 3 settembre 2012

DOMENICA ESPOSIZIONE DI S. LUCIA

AVVISO SACRO

SIRACUSA - Come è consuetudine, domenica 9 settembre 2012, dalle ore 07.30 alle 20.00, le Sacre Reliquie e il taumaturgo simulacro-reliquiario argenteo di Santa Lucia verranno solennemente esposti alla venerazione dei fedeli, nella Cappella della Patrona in Cattedrale, per soddisfare il vivissimo desiderio dei molti siracusani e devoti della Martire che soltanto in questo periodo di ferie possono recarsi a Siracusa e che quindi richiedono una piccola "festa di S. Lucia" estiva, per supplire l'assenza fisica alle solenni celebrazioni di dicembre e maggio.
Le Sante Messe domenicali verranno celebrate regolarmente secondo l'orario della Parrocchia Metropolitana, e cioè alle ore 08.00, 11.30 e 19.00.
In concomitanza con questo evento, sarà aperto al pubblico e liberamente visitabile anche il Museo luciano, centro espositivo di reliquie, opere d'arte, arredi liturgici, cimeli ed ex-voto interamente dedicato a S. Lucia e al suo culto.
Secondo la tradizione, i devoti che si recheranno in pellegrinaggio alla Cappella di S. Lucia potranno effettuare anche omaggi floreali e offerte di ceri e candele alla S. Patrona.

In questo "Anno della fede" per l'intera Chiesa universale e "Anno della consolazione" per la Chiesa siracusana che si accinge a celebrare il 60° anniversario della prodigiosa lacrimazione di Maria nella nostra città, possa la luce dell'esempio di S. Lucia confermarci nella fede cristiana e renderci consolatori dei dolori dell'umanità con la stessa consolazione che riceviamo da Dio.

Sarausana jè, viva S. Lucia!

sabato 1 settembre 2012

PAROLA DI VITA - SETTEMBRE 2012

«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 13-14).


In questa perla del Vangelo che è il discorso alla Samaritana, nei pressi del pozzo di Giacobbe, Gesù parla dell'acqua come dell'elemento più semplice, ma che si evidenzia più desiderato, più vitale per chi ha consuetudine col deserto. Non gli occorrevano molte spiegazioni per far intendere cosa significasse l'acqua.
L'acqua sorgiva è per la vita nostra naturale, mentre l'acqua viva, di cui parla Gesù, è per la vita eterna.
Come il deserto fiorisce solo dopo una pioggia abbondante, così i semi sepolti in noi col battesimo possono germogliare solo se irrorati dalla Parola di Dio. E la pianta cresce, mette nuovi germogli e prende la forma di un albero o di un bellissimo fiore. E tutto questo perché riceve l'acqua viva della Parola che suscita la vita e la mantiene per l'eternità.

«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».

Le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi, assetati di questo mondo: a quelli che sono coscienti della loro aridità spirituale e sentono ancora i morsi della sete e a quelli che non avvertono più neanche il bisogno di abbeverarsi alla fonte della vera vita, e dei grandi valori dell'umanità.
Ma, in fondo, è a tutti gli uomini e alle donne di oggi che Gesù rivolge un invito, svelando dove possiamo trovare la risposta ai nostri perché, e la piena soddisfazione dei nostri desideri.
A noi tutti, dunque, attingere alle sue parole, lasciarsi imbevere del suo messaggio.
Come?
Rievangelizzando la nostra vita, confrontandola con le sue parole, cercando di pensare con la mente di Gesù e di amare con il suo cuore.
Ogni attimo in cui cerchiamo di vivere il Vangelo è una goccia di quell'acqua viva che beviamo.
Ogni gesto d'amore per il nostro prossimo è un sorso di quell'acqua.
Sì, perché quell'acqua così viva e preziosa ha questo di speciale, che zampilla nel nostro cuore ogniqualvolta l'apriamo all'amore verso tutti. È una sorgente – quella di Dio – che dona acqua nella misura in cui la sua vena profonda serve a dissetare gli altri, con piccoli o grandi atti di amore.

«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».

Dunque abbiamo capito che, per non soffrire la sete, dobbiamo donare l'acqua viva che attingiamo da lui in noi stessi.
Basterà una parola, talvolta, un sorriso, un semplice cenno di solidarietà, per darci di nuovo un sentimento di pienezza, di soddisfazione profonda, uno zampillo di gioia. E se continuiamo a dare, questa fontana di pace e di vita darà acqua sempre più abbondante, senza mai prosciugarsi.
E c'è anche un altro segreto che Gesù ci ha rivelato, una specie di pozzo senza fondo a cui attingere. Quando due o tre si uniscono nel suo nome, amandosi dello stesso suo amore, Lui è in mezzo a loro. Ed è allora che ci sentiamo liberi, uno, pieni di luce e torrenti di acqua viva che sgorgano dal nostro seno. È la promessa di Gesù che si avvera perché è da lui stesso, presente in mezzo a noi, che zampilla acqua che disseta per l'eternità.

(meditazione di Chiara Lubich)

mercoledì 29 agosto 2012

CUOR SANTO DI MARIA, ASCOLTA I NOSTRI GEMITI!

La Madonna delle Lacrime e Santa Lucia
"Le Protettrici di Siracusa" (quadro di Luciano Paone,
donato alla Deputazione della Cappella di S. Lucia
per il Museo Luciano del Duomo di Siracusa)

Notte di luce, di lacrime e di gioia: è la veglia in attesa di un gran giorno,
il 29 agosto, anniversario della prodigiosa lacrimazione
di un'effigie del Cuore Immacolato di Maria a Siracusa nel 1953.
Miracolo approvato dalla Chiesa e provato dalla scienza.
Tutto il mondo conosce e ama la tenera Madonnina di Siracusa!
Ti preghiamo, nostra amata Madre Maria, con le parole
del beato papa Giovanni Paolo II, il "papa della pace",
offrendoTi questa preghiera in particolare per la Siria:

A Te, dolce Madonna delle Lacrime,
presentiamo la Chiesa e il mondo intero.
Guarda a chi ha più bisogno di perdono e di riconciliazione;
reca concordia nelle famiglie e pace fra i popoli.
Asciuga le lacrime che l'odio e la violenza
provocano in molte regioni della terra,
specialmente in Medio Oriente e nel Continente Africano.
Il Tuo pianto, o Madre,
sia pegno di conversione e di pace
per tutti i Tuoi figli!

(Angelus - Castel Gandolfo, domenica 31 agosto 2003)

VIVA MARIA!
MADRE MIA, FIDUCIA MIA!

Novità dell'edizione 2012 dei festeggiamenti mariani:
diretta streaming on line dal Santuario

domenica 26 agosto 2012

GRANDE FESTA A CARLENTINI! VIVA S. LUCIA!

DIOCESI DI SIRACUSA
IN FESTA
PER LA PATRONA PRINCIPALE
SANTA LUCIA!

SOLENNI CELEBRAZIONI A CARLENTINI!
DEVOTI, VIVA SANTA LUCIA!!!




sabato 18 agosto 2012

"S. Lucia a Mare" insignita del titolo di "Basilica Pontificia"

Riceviamo e subito Vi rendiamo noto, sebbene in ritardo rispetto alla pubblicazione ufficiale della notizia, per condividere insieme a tutti Voi la gioia di un pubblico riconoscimento del prestigio della celeberrima chiesa di S. Lucia "a Mare" in Napoli, la cui comunità parrocchiale è spesso stata accolta in pellegrinaggio a Siracusa dalla Deputazione della Cappella di S. Lucia. Un nuovo bel segnale dell'eccellenza di questo santuario partenopeo, sia per il culto luciano che per l'impegno caritativo e solidale, sull'esempio di Lucia protettrice e patrona.

Arcidiocesi di Napoli
Parrocchia Santa Lucia a Mare

Carissimi Fratelli e Sorelle,
sono lietissimo di annunciarvi che:


La Chiesa di Santa Lucia a Mare diventa Basilica Pontificia

Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum ecclesiam Deo in honorem Sanctae Lu­ciae, sub titulo «ad Mare» in ipsa civitate Neapoli dicatam titolo et dignitate Basilicae Minoris omnibus cum iuribus atque liturgicis concessionibus rite competentibus perlibenter exornat.

Queste le parole del Decreto Apostolico con le quali la Chiesa di Santa Lucia a Mare, Parrocchia e cuore del popoloso quartiere napoletano, già Santuario Diocesano dal 13 Novembre del 1983 con decreto del Card. Corrado Ursi, è stata elevata dal S. Padre Benedetto XVI a Basilica Pontificia Minore. Il giorno 7 luglio alle 18.30, alla presenza di S.E. il Cardinale Crescenzio Sepe, l’intero quartiere festeggerà questo ambito onore. Sarà l’occasione per presentare alla Città le nostre numerose attività pastorali, nonché caritative e sociali svolte dalla comunità sempre attenta alle difficili istanze.
Un intenso lavoro di evangelizzazione tra i tanti giovani e famiglie, una costante catechesi capillare in tutto il territorio, una mensa per fratelli disagiati che offre ogni giorno più di 70 pasti; una costante azione di assistenza allo studio per i ragazzi del Pallonetto; una presenza quotidiana di ascolto dalle strade aperte sul mare fin nei vicoli che salgono nel cuore della Palepoli greca; le attività estive per bambini ed anziani. Con queste e con tante altre attività la Parrocchia di Santa Lucia a Mare, la nostra, riceve oggi un ambito riconoscimento, meritato per la sua storia di cristianità che data indietro nei secoli ed è sempre stata caratterizzata dalla fede sincera dei parrocchiani e dei devoti che da tutto il mondo vengono ad appellarsi alla Santa della Luce.
Amo ripetere che l’acquisizione dello status di Basilica Pontificia non vuole essere solo il raggiungimento per la nostra Chiesa di una speciale dignità, ma deve essere di stimolo alla nostra comunità per continuare l’azione di evangelizzazione, catechesi e attenzione nella carità in un momento molto difficile per l’intero paese e che sta segnando una svolta nello stile di vita di tanti. Questa occasione ci aiuterà ad avere le porte della Chiesa sempre più aperte per essere ancora più vicini all’uomo lontano dalla fede o che soffre materialmente e fisicamente ed annunciargli, fino a farglielo sperimentare, che solo l’Amore del Cristo salva, perché dona forza e speranza.
Don Giuseppe Carmelo

VIA SANTA LUCIA 3, 80132 NAPOLI – TEL. 081.7640943

(fonte: ChiesadiNapoli.it)

lunedì 13 agosto 2012

FESTA DI S. LUCIA A CARLENTINI (SIRACUSA)

All'indomani della splendida giornata di grazia trascorsa ieri nel magnifico Duomo greco-barocco di Siracusa, attorno alle Sacre Reliquie e al venerato simulacro-reliquiario argenteo della nostra gloriosa Concittadina e Patrona SANTA LUCIA, in cui abbiamo pregato, invocato, lodato, magnificato, supplicato e ringraziato insieme la Vergine MegaloMartire Siracusana, siamo lieti di dare notizia dei solenni festeggiamenti luciani che anche quest'anno, da plurisecolare tradizione, verranno celebrati nel paese di CARLENTINI (provincia di Siracusa), che ha eletto e venera con grande devozione la nostra SANTA LUCIA come Patrona. Preceduto da un Triduo di preparazione (22-23-24 agosto) e seguìto da un solenne Ottavario (28 agosto - 1° settembre), il clou delle celebrazioni si svolgerà nei giorni SABATO 25, DOMENICA 26 e LUNEDI' 27 AGOSTO.
I dettagli del programma e del percorso delle processioni sul sito www.chiesamadrecarlentini.it.

Carlentini è particolarmente legata a SANTA LUCIA anche perché, secondo un'antica pia tradizione, proprio nel luogo in cui in séguito sarebbe sorto questo paese, la Santa stessa si sarebbe soffermata per rinfrancarsi durante il viaggio da Siracusa a Catania compiuto il 5 febbraio dell'anno 301 come pellegrinaggio al sepolcro di Sant'Agata, per implorare la grazia della guarigione della madre Eutichia. Un secolare albero d'ulivo - da sempre onorato di sommo riguardo da parte della popolazione - segna, sempre secondo questa tradizione, il punto esatto in cui Lucia avrebbe sostato.
Inoltre, l'artistico fercolo processionale che ospita le Sacre Reliquie e il simulacro di SANTA LUCIA di Carlentini è stato utilizzato il 15 dicembre 2004 per lo storico corteo trionfale che ha accompagnato l'arrivo del CORPO della Santa a Siracusa, in occasione del XVII Centenario del Suo Martirio, fino al Suo Santo Sepolcro!

Cari amici di Carlentini, devoti di SANTA LUCIA e custoditi dalla Sua speciale protezione, Vi auguriamo una gioiosissima festa della Patrona! VIVA SANTA LUCIA!!!

sabato 11 agosto 2012

DOMANI ESPOSIZIONE DI S. LUCIA!



CARISSIMI SIRACUSANI, TURISTI IN VISITA ALLA NOSTRA CITTA' E DEVOTI TUTTI DI SANTA LUCIA, ANCHE QUEST'ANNO COM'E' TRADIZIONE, NELLA SECONDA DOMENICA DI AGOSTO, CIOE' DOMANI, GIORNO 12, IL VENERATO SIMULACRO-RELIQUIARIO DI S. LUCIA - DEFINITO A RAGIONE "LA PIU' BELLA OPERA D'ARTE CHE E' IN ITALIA", CAPOLAVORO DELL'OREFICERIA E ARGENTERIA SICILIANA DEL XVI SECOLO - E LE SACRE RELIQUIE DELLA VERGINE E MARTIRE SIRACUSANA, VERRANNO SOLENNEMENTE ESPOSTI NELLA CAPPELLA DELLA NOSTRA PATRONA, NEL DUOMO DI SIRACUSA, DALLE ORE 07.00 ALLE 20.00. LE SANTE MESSE DOMENICALI VERRANNO CELEBRATE ALLE ORE 08.00, 11.30 E 19.00.

IN CONCOMITANZA CON QUESTO EVENTO, VERRA' APERTO AL PUBBLICO IL "MUSEO LUCIANO" - CENTRO ESPOSITIVO DI OPERE D'ARTE E CIMELI DEL CULTO SIRACUSANO DI S. LUCIA - ADIACENTE ALLA SUDDETTA CAPPELLA.

COM'E' CONSUETO, I DEVOTI POTRANNO OFFRIRE ALLA SANTA CERI E OMAGGI FLOREALI, CHE VERRANNO POSTI NELLA CAPPELLA IN SUO ONORE.

TUTTI SONO INVITATI A PARTECIPARE.

CARA SANTA LUCIA NOSTRA, FINALMENTE AVREMO ANCORA UN NUOVO GIORNO DI FESTA TUTTO PER TE, IN CUI TI POTREMO LODARE E CELEBRARE! GRAZIE A DIO!
SARAUSANA JE', VIVA SANTA LUCIA!

martedì 7 agosto 2012

FESTA DI S. LUCIA A CAVA DE' TIRRENI (SALERNO)

Inseriti in un fitto e ricchissimo calendario di solenni celebrazioni - tra le quali la Peregrinatio Luciae quotidiana e la Notte bianca dell'Eucaristia di questa sera - che coinvolgono l'intero territorio e l'intera popolazione del borgo per la durata di oltre un mese, entreranno nel clou il prossimo venerdì 10 agosto, e si concluderanno il successivo lunedì 13, i tradizionali festeggiamenti in onore della nostra Patrona, Santa Lucia Vergine e Martire Siracusana, a Cava de' Tirreni (provincia di Salerno e arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni), dove Ella è da sempre veneratissima e oggetto di una devozione davvero esemplare da parte di grandi e piccoli.
Sul sito internet ufficiale del culto di Santa Lucia a Cava de' Tirreni (www.santaluciadicava.it) potete leggere il programma completo dei festeggiamenti, per apprezzare la meritoria iniziativa della Parrocchia luciana locale e magari per recarvi a partecipare dal vivo a questa bella festa estiva, nel caso in cui vi trovaste nei dintorni.
A tutti i devoti di Cava giungano i nostri rallegramenti per le loro splendide iniziative in onore della nostra amatissima Santa e anche i nostri sentitissimi auguri di una lieta e santa festa di Santa Lucia, ovunque amata e ovunque festeggiata!
VIVA SANTA LUCIA!

sabato 4 agosto 2012

FESTA DI S. LUCIA A BELPASSO (CATANIA)

Come da tradizione, anche quest'anno, la prima domenica di agosto - cioè domani, giorno 5 - viene celebrata nel vivace paese etneo di Belpasso (provincia di Catania) la Festa del Patrocinio di Santa Lucia Vergine e Martire Siracusana, Patrona Principale anche di Belpasso. Questa festa è stata istituita in perenne memoria della prodigiosa liberazione - attribuita appunto alla potente intercessione di Santa Lucia, della quale il popolo belpassese è da sempre devotissimo - del paese dal pericolo della distruzione durante la seconda guerra mondiale. Sempre molto solenni e sentiti da tutta la popolazione sono i festeggiamenti luciani a Belpasso, anche quelli estivi, con momenti di preghiera comunitaria e solenni liturgie - già oggi quella celebrata da S. E. mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo Metropolita di Catania - e processioni della sacra reliquia e del venerato simulacro di Santa Lucia per le strade della città.
Cari amici e fratelli belpassesi, buona festa a tutti! Santa Lucia continui sempre a proteggervi con il Suo celeste patrocinio! VIVA SANTA LUCIA!

mercoledì 1 agosto 2012

PAROLA DI VITA - AGOSTO 2012

«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32-33)


È questa una Parola di grande conforto e di sprone per noi tutti cristiani.
Con essa Gesù ci esorta a vivere con coerenza la nostra fede in lui, poiché dall'atteggiamento che avremo assunto nei suoi confronti durante la nostra esistenza terrena, dipende il nostro eterno destino. Se lo avremo riconosciuto – egli dice – davanti agli uomini, gli daremo motivo di riconoscerci davanti al Padre suo; se, al contrario, lo avremo rinnegato davanti agli uomini, ci rinnegherà anche lui davanti al Padre.
«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Gesù richiama il premio o il castigo, che ci attendono dopo questa vita, perché ci ama. Egli sa, come dice un Padre della Chiesa, che a volte il timore di una punizione è più efficace di una bella promessa. Per questo alimenta in noi la speranza della felicità senza fine e nello stesso tempo, pur di salvarci, suscita in noi il timore della condanna.
Quel che gli interessa è che arriviamo a vivere per sempre con Dio. È, del resto, l'unica cosa che conta; è il fine per cui siamo stati chiamati all'esistenza: solo con lui, infatti, raggiungeremo la completa realizzazione di noi stessi, l'appagamento pieno di tutte le nostre aspirazioni. Per questo Gesù ci esorta a "riconoscerlo" fin da quaggiù. Se invece in questa vita non vogliamo aver a che fare con lui, se ora lo rinneghiamo, quando dovremo passare all'altra vita, ci troveremo per sempre tagliati da lui.
Gesù, al termine del nostro cammino terreno, non farà altro dunque che confermare, davanti al Padre, la scelta operata da ciascuno sulla terra, con tutte le sue conseguenze. E, con il riferimento all'ultimo giudizio, egli ci mostra tutta l'importanza e la serietà della decisione che noi prendiamo quaggiù: è in gioco, infatti, la nostra eternità.
«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Come trarre profitto da questo avvertimento di Gesù? Come vivere questa sua Parola?
Lo dice lui stesso: «Chi mi riconoscerà...».
Decidiamoci allora a riconoscerlo davanti agli uomini con semplicità e franchezza.
Vinciamo il rispetto umano. Usciamo dalla mediocrità e dal compromesso, che svuotano di autenticità la nostra vita anche come cristiani.
Ricordiamo che siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo: Egli vuole arrivare a tutti gli uomini col suo messaggio di pace, di giustizia, d'amore, proprio tramite noi.
Testimoniamolo dovunque ci troviamo per motivi di famiglia, di lavoro, di amicizia, di studio o per le varie circostanze della vita.
Diamo questa testimonianza anzitutto col nostro comportamento: con l'onestà della vita, con la purezza dei costumi, col distacco dal denaro, con la partecipazione alle gioie e sofferenze altrui.
Diamola in modo particolare con il nostro reciproco amore, la nostra unità, in modo che la pace e la gioia pura, promesse da Gesù a chi gli è unito, ci inondino l'animo fin da quaggiù e trabocchino sugli altri.
E a chiunque ci chiederà perché ci si comporta così, perché si è così sereni, pur in un mondo tanto travagliato, rispondiamo pure, con umiltà e sincerità, quelle parole che lo Spirito Santo ci suggerirà, dando così testimonianza a Cristo anche con la parola, anche sul piano delle idee.
Allora, forse, tanti di coloro che lo cercano, potranno trovarlo.
Altre volte potremo essere fraintesi, contraddetti, potremo diventare oggetto di derisione, magari di avversione e di persecuzione. Gesù ci ha avvertititi anche di questo: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi».
Siamo ancora sulla strada giusta. Proseguiamo perciò a testimoniarlo con coraggio anche in mezzo alle prove, anche a prezzo della vita. La mèta che ci attende lo merita: è il Cielo, dove Gesù, che amiamo, ci riconoscerà davanti al Padre suo per tutta l'eternità.
+ Chiara Lubich

domenica 22 luglio 2012

L'estate degli amici di S. Lucia - 5

Friends of St. Lucy - Summer 2012
Put God at the first place

Mettere Dio al primo posto

"Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'" (Mc 6,31), dice Gesù nella Liturgia di oggi ai Suoi apostoli, reduci da una "full immersion" senza risparmio d'energie nella loro missione. Elettrizzati ed entusiasti per i successi della loro opera, ora hanno bisogno di fermarsi un poco e stare semplicemente con Gesù.
Ecco qual è il nostro unico vero riposo:
Gesù in mezzo a noi.
A che gioverebbe conquistare il mondo intero se non mettessimo al primo posto e al centro di tutta la nostra esistenza l'unione con Lui?! Rinfrancàti e ristoràti dalla Sua presenza e dalla Sua compagnia, correremo poi con rinnovato vigore a riabbracciare tutta l'umanità, con la quale condividiamo gomito a gomito la splendida avventura della vita umana. E, come Gesù, sapremo avere compassione di ciascun uomo, di quelle folle stanche e sfinite come pecore senza pastore! Ma soltanto a una condizione: che non ci lasciamo trascinare e travolgere dagli affetti umani, e che invece mettiamo Dio al primo posto. Solo Lui. 

sabato 21 luglio 2012

L'estate degli amici di S. Lucia - 4

Friends of St. Lucy - Summer 2012
Live the Word of God with the simplicity of the "children"

Vivi la Parola di Dio
con la semplicità dei 'piccoli'

Breve e semplice messaggio quello di oggi: Gesù, che loda il Padre perché ha tenuto le cose del Regno nascoste ai superbi (i 'sapienti' del mondo) e le ha rivelate ai semplici e ai piccoli, perché così Gli è piaciuto nella Sua bontà, ci mostra l'esempio di Lucia, piccola e indifesa fanciulla dell'antica Siracusa romana agli inizi del IV secolo, che vive e proclama a tutti la Parola di Dio, lampada per i suoi passi e luce sul suo cammino, scudo di difesa e arma per vincere il male. Piccola grande Lucia, aiutaci a incarnare nella nostra vita la Parola di Dio con la stessa semplicità che ha guidato te sino alla santificazione e all'oblazione del martirio!

venerdì 20 luglio 2012

L'estate degli amici di S. Lucia - 3

Friends of St. Lucy - Summer 2012
"Don't be afraid to share the Word of God"

"Non aver paura d'annunciare la Parola di Dio"
Oggi, carissimi amici, contempliamo la nostra amata Lucia nel suo coraggio e nella sua franchezza ("parrhesìa") manifestata soprattutto durante l'interrogatorio che ha dovuto subire dinanzi al magistrato Pascasio e che precedette il suo glorioso martirio.
Le risposte di Lucia al processo sono tutte intrise di Parola di Dio, una Parola per anni già ruminata, assimilata, meditata, pregata, messa in pratica e trasformata in vita concreta, in santità di vita. Dai Salmi ai Vangeli, alle Epistole degli Apostoli Paolo e Giacomo, le parole che Lucia pronuncia senza paura affrontando il suo persecutore sono una catena di riferimenti biblici: le lodi di Dio sulla sua bocca e la spada a doppio taglio nella sua mano, dice di Lei e di tutti i santi il salmo 149, e quella "spada a doppio taglio", che penetra sin nel più intimo dell'animo umano, è proprio la Parola di Dio.
"Infatti la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente d'ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore"
(Lettera agli Ebrei 4,12)

giovedì 19 luglio 2012

L'estate degli amici di S. Lucia - 2

Friends of S. Lucy - Summer 2012

"Let's turn all our worries over to God"

Gettiamo ogni nostra preoccupazione in Dio

Dear friends, cari amici,
la Parola di Dio ci invita ed esorta non soltanto a confidare e sperare in Lui, ma ancor di più a "gettare" tutti i nostri affanni, i motivi di ansia e preoccupazione, le inquietudini e ogni sollecitudine nel Signore, certi del Suo Amore per noi. "Gettare" vuol dire proprio allontanare da sé con forza e decisione, per non pensarci più, per non ricadere in quell'ansietà tipica proprio di chi non si sta fidando pienamente di Colui nel cui Cuore ogni nostro problema può trovare soluzione.

La piccola Lucia, nobile vergine siracusana del IV secolo, così seppe affrontare una penosa preoccupazione, che poteva umanamente essere motivo d'angoscia: la grave malattia della madre Eutichia. Lucia era già rimasta orfana di padre sin da bambina, ed era figlia unica: non aveva altri al mondo se non la mamma. Ma aveva Gesù Cristo, il Suo celeste Sposo, già scelto come centro di tutta la sua vita, perché già Lui per primo le aveva manifestato il Suo Amore e la Sua predilezione per lei, e la chiamata a seguirLo.
Avevano già invocato l'aiuto dei migliori medici, erano già ricorse a tutti i mezzi umani per curare l'infermità di Eutichia, ma invano.
Ma ecco, nel cuore di Lucia, che amava "meditare la Legge del Signore notte e giorno", l'eco della Parola di Dio che le sussurrava, dolcemente ma decisamente: "Getta sul Signore il tuo affanno ed Egli ti darà sostegno" (Sal 55,23), "Gettate in Lui ogni vostra preoccupazione perché Egli ha cura di voi" (1Pt 5,7).
Ed ecco la luce, la soluzione: Lucia decide di lasciare che soltanto Dio si prenda cura della madre, e le propone di recarsi in pellegrinaggio nella vicina Catania presso il sepolcro di Sant'Agata, vergine protomartire catanese (+ 251), per implorare il miracolo della guarigione.
E sarà un viaggio sconvolgente, che cambierà la vita delle due donne: Eutichia guarisce perfettamente, Sant'Agata appare in visione a Lucia comunicandole i favori celesti dei quali è stata giudicata degna, Lucia dichiara alla madre di voler finalmente realizzare il suo sogno di donare tutte le proprie ricchezze ai poveri e così servire soltanto Dio e la Sua Santa Chiesa.

Lucia aveva "gettato" in Dio quel macigno che le opprimeva il cuore, e una scia di luce e santità si è spalancata nella sua vita.
Sta a noi provare a fare lo stesso!

martedì 17 luglio 2012

PAROLA DI VITA - LUGLIO 2012

«A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha» (Mt 13,12)

Meditazione di Chiara Lubich

Con queste parole Gesù risponde ai suoi discepoli che gli avevano chiesto perché parlasse in parabole. Egli spiega che non a tutti è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma solo alle persone ben disposte, a quelle che accolgono le sue parole e le vivono.

Fra i suoi ascoltatori ci sono, infatti, alcuni che chiudono volontariamente occhi e orecchie per cui «pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono» (Mt 13,13). Sono coloro che vedono e ascoltano Gesù, ma, pensando di conoscere già tutta la verità, non credono alle sue parole e ai fatti che le confermano. E così finiscono per perdere anche quel poco che hanno.

«A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».

Quale è dunque il significato di questa frase di Gesù? Egli ci invita ad aprire il nostro cuore alla Parola che è venuto ad annunciarci, e di cui ci chiederà conto alla fine della vita.

Gli scritti evangelici ci mostrano come l'annuncio di questa Parola sia al centro di tutti i desideri e di tutta l'attività di Gesù. Noi lo vediamo recarsi di villaggio in villaggio, per le strade, per le piazze, per le campagne, nelle case, nelle sinagoghe ad annunciare il messaggio della salvezza, rivolgendosi a tutti, ma specialmente ai poveri, agli umili, a quelli che erano stati emarginati. Egli paragona la sua Parola alla luce, al sale, al lievito, ad una rete calata in mare, al seme gettato nel campo; e darà la vita perché il fuoco, che la Parola contiene, divampi.

«A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».

Dalla Parola, che egli ha annunciato, Gesù si aspetta la trasformazione del mondo. Di conseguenza, egli non accetta che di fronte a questo annuncio si possa restare neutrali o tiepidi o indifferenti. Non ammette che un dono così grande, una volta ricevuto, possa rimanere inoperoso.

E per sottolineare questa sua esigenza, Gesù riafferma qui una sua legge che sta alla base di tutta la vita spirituale: se uno mette in pratica la sua Parola, egli lo introdurrà sempre più nelle ricchezze e nelle gioie incomparabili del suo regno; al contrario, se uno trascura questa Parola, Gesù gliela toglierà e l'affiderà ad altri per farla fruttificare.

«A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».

Questa Parola di vita ci mette in guardia quindi contro una grave mancanza in cui potremmo cadere: quella di accogliere il Vangelo, facendolo magari solo oggetto di studio, di ammirazione, di discussione, ma senza metterlo in pratica.

Gesù invece si aspetta da noi che accogliamo la Parola e che la incarniamo dentro di noi, facendola diventare quella forza che informa tutte le nostre attività e così, attraverso la testimonianza della nostra vita, sia quella luce, quel sale, quel lievito che a poco a poco trasforma la società.

Prendiamo allora in evidenza durante questo mese una fra le tante Parole di vita del Vangelo e mettiamola in pratica. Arricchiremo la nostra gioia con altra gioia.

(Chiara Lubich)

sabato 14 luglio 2012

L'estate degli amici di S. Lucia - 1

Carissimi amici del nostro blog e devoti tutti di S. Lucia, con grande gioia la nostra redazione riparte con una nuova rubrica, dopo un po' di tempo di sosta (eh sì, la rete del web è ormai sovraccarica di parole, e forse dovremmo tutti fermarci un po' a riflettere sulle cose davvero importanti da scrivere, lasciando il dovuto spazio al silenzio, all'ascolto e alla lettura!). Le temperature elevate di questi caldi giorni estivi ci hanno suggerito l'idea di "rinfrescarci" un po' spiritualmente, abbeverandoci alle fresche acque della fonte della nostra fede: Gesù Cristo! E così è nata l'idea di aprire una nuova rubrica: "L'estate degli amici di S. Lucia", per trascorrere insieme a voi questa stagione, di vacanza o di lavoro, nutrendoci di brevi ma profondi aiuti spirituali, attraverso pensieri, meditazioni e riflessioni. La vergine martire Lucia, santa della luce, ci accompagnerà ancora una volta in questo cammino, con il fulgidissimo esempio della sua vita, e le perle offerte dalla meditazione delle sue gesta raccontate negli Atti latini e greci renderanno prezioso anche questo tempo dell'anno. Allora buona estate, carissimi, vi diamo appuntamento quotidiano qui, sul nostro e vostro blog, e... sempre viva S. Lucia!!!

Il pensiero di oggi: "Testimoniare Dio in ogni situazione"
Lucia era una fanciulla, una vergine orfana di padre, di nobili origini ma priva di tante sicurezze sociali che una ragazza nubile non poteva facilmente trovare nella società romana del suo tempo. Ci voleva proprio tanto coraggio per affrontare il suo pretendente, che già aveva stipulato con la madre di lei, Eutichia, un accordo che impegnava i due futuri sposi, e per negargli d'improvviso le nozze da lui tanto attese, con un netto e definitivo rifiuto. Lucia sapeva di rischiare la vita. Ma forse quel giorno pensò: "devo testimoniare Dio anche in questa situazione così difficile", e per coerenza con la propria scelta di vita, che significava la sua totale donazione e consacrazione a Dio, non esitò ad opporsi alle pretese del suo spasimante e alle convenzioni sociali che, senza interpellarla, avevano già ipotecato il suo futuro, ma illudendosi, perché i piani di Dio orientavano la vita di questa fanciulla verso una gloria fino a quel momento impensabile. Anche a noi la vita quotidiana richiede talvolta di ribaltare le convenzioni, per testimoniare davvero l'amore di Dio in noi in ogni situazione: se ci fidiamo di compiere con questo scopo anche salti nel buio, vedremo che - così come è accaduto Lucia - si riveleranno invece balzi nella luce!

venerdì 1 giugno 2012

PAROLA DI VITA - GIUGNO 2012

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà» (Gv 6,27)

Gesù, dopo aver sfamato le moltitudini con la moltiplicazione dei pani presso il lago di Tiberiade, si era trasferito di nascosto sull'altra riva, nella zona di Cafarnao, per sottrarsi alla folla che voleva farlo re. Molti, tuttavia, si erano messi ugualmente alla ricerca di lui e lo avevano raggiunto. Egli però non accetta il loro entusiasmo troppo interessato. Essi hanno mangiato del pane miracoloso, ma si sono fermati al puro vantaggio materiale senza cogliere il significato profondo di quel pane, che mostra in Gesù l'inviato del Padre per dare la vera vita al mondo. Vedono in lui soltanto un taumaturgo, un Messia terreno, capace di procurare loro il cibo materiale in abbondanza ed a buon mercato. È in questo contesto che Gesù rivolge loro le parole:

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà».

Il “cibo che non perisce” è la persona stessa di Gesù ed è anche il suo insegnamento, giacché l'insegnamento di Gesù è tutt'uno con la sua persona. Leggendo poi più avanti altre parole di Gesù si vede che questo “pane che non perisce” si identifica anche con il corpo eucaristico di Gesù. Si può quindi dire che il “pane che non perisce” è Gesù in persona, il quale si dona a noi nella sua Parola e nell'Eucaristia.

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà».

L'immagine del pane ricorre spesso nella Bibbia, come del resto quella dell'acqua. Il pane e l'acqua rappresentano gli alimenti primari, indispensabili per la vita dell'uomo. Ora Gesù applicando a se stesso l'immagine del pane, vuol dire che la sua persona, il suo insegnamento sono indispensabili per la vita spirituale dell'uomo così come lo è il pane per la vita del corpo.
Il pane materiale è senz'altro necessario. Gesù stesso lo procura miracolosamente alle turbe. Però da solo non basta. L'uomo porta in sé stesso – magari senza rendersene perfettamente conto – una fame di verità, di giustizia, di bontà, di amore, di purezza, di luce, di pace, di gioia, di infinito, di eterno, che nessuna cosa al mondo è in grado di soddisfare. Gesù propone sé stesso come colui che solo è capace di saziare la fame interiore dell'uomo.

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà».

Presentandosi però come il “pane di vita”, Gesù non si limita ad affermare la necessità di nutrirsi di lui e cioè che occorre credere nelle sue parole per avere la vita eterna; ma vuole spingerci a fare l'esperienza di lui. Egli infatti, con la parola: «Procuratevi il cibo che non perisce» fa un pressante invito. Dice che occorre darsi da fare, mettere in atto tutti gli accorgimenti possibili per procurarsi questo cibo. Gesù non si impone, ma vuole essere scoperto, vuole essere sperimentato.
Certamente l'uomo con le sue sole forze non è capace di raggiungere Gesù. Lo può per un dono di Dio. Tuttavia Gesù invita continuamente l'uomo a disporsi per accogliere il dono di sé stesso, che Gesù gli vuol fare. Ed è proprio sforzandosi di mettere in pratica la sua Parola, che l'uomo arriva alla fede piena in lui, a gustare la sua Parola come si gusterebbe un pane fragrante e saporoso.

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà».

La Parola di questo mese non ha per oggetto un punto particolare dell'insegnamento di Gesù (ad esempio il perdono delle offese, il distacco dalle ricchezze, ecc.), ma ci riconduce alla radice stessa della vita cristiana, che è il nostro rapporto personale con Gesù.
Io penso che chi ha cominciato a vivere con impegno la sua Parola e soprattutto il comandamento dell'amore del prossimo, sintesi di tutte le parole di Dio e di tutti i comandamenti, avverte almeno un po' che Gesù è il “pane” della sua vita, capace di colmare i desideri del suo cuore, la fonte della sua gioia, della sua luce. Mettendola in pratica è arrivato a gustare la Parola almeno un poco come la vera risposta ai problemi dell'uomo e del mondo. E, dato che Gesù “pane di vita” fa il dono supremo di sé stesso nell'Eucaristia, va spontaneamente a ricevere con amore l'Eucaristia ed essa occupa un posto importante nella sua vita.
Occorre allora che chi di noi ha fatto questa stupenda esperienza con la stessa premura con cui Gesù spinge a procurarsi il “pane della vita” non tenga per sé la sua scoperta ma la comunichi ad altri perché molti trovino in Gesù quanto il loro cuore da sempre cerca. È un enorme atto di amore che farà ai prossimi perché anch'essi possano conoscere cos'è la vera vita già da questa terra ed avranno la vita che non muore. E cosa si può volere di più?

Chiara Lubich

mercoledì 2 maggio 2012

ANNIVERSARIO DEL MIRACOLO DEL 1735

Carissimi amici, purtroppo con un ritardo causato da problemi tecnici, segnaliamo tuttavia con grande gioia il PROGRAMMA DELLE SOLENNI CELEBRAZIONI IN MEMORIA DELLA PRODIGIOSA TRASUDORAZIONE DEL SIMULACRO MARMOREO DI SANTA LUCIA DORMIENTE (OPERA DELLO SCULTORE GREGORIO TEDESCHI, 1634) AVVENUTA NEL MAUSOLEO DEL SANTO SEPOLCRO DELLA PATRONA IL 6, 7 E 8 MAGGIO 1735.
Si tratta di una pagina storica del patrocinio di S. Lucia sulla Sua e nostra città di Siracusa: durante un tragico evento bellico (l'aspro conflitto tra austriaci e spagnoli per la contesa del possesso della città), la popolazione dei cittadini aretusei implorava pubblicamente la salvezza dall'intercessione potente della taumaturga Patrona e Concittadina Lucia. Ed ecco che ben due fenomeni straordinari e soprannaturali testimoniarono la presenza viva e palpitante di quella protezione celeste: la prodigiosa trasudorazione, per tre giorni consecutivi, del simulacro luciano collocato sull'altare del sepolcro di S. Lucia, segno di quanto la martire "dolorasse per la Sua diletta patria", e soprattutto la mancata esplosione di una bomba caduta in casa del gen. Orsini, il quale invocata prontamente la gloriosa Lucia e fatto il voto di far cessare l'assedio se lui e i suoi avessero avuta salva la vita, in onore della Patrona mantenne la promessa decidendo la pace per Siracusa e offrì a pubblica testimonianza l'ordigno inesploso come ex voto (oggi esposto nel Museo Luciano in Cattedrale). Grazie a Dio, infatti, tra tanta pioggia di bombe sulla città, "non perì alcun cittadino" dei circa 3000 siracusani rimasti in città durante gli scontri. Nel frattempo, le autorità civili e militari, per nulla abituate a dare il proprio assenso su un evento di natura soprannaturale, compiuto un attento esame in loco, testimoniarono l'autenticità della sudorazione del simulacro di S. Lucia, e anche le autorità ecclesiastiche confermarono che il fenomeno era "vero, reale e miracoloso".
Santa Lucia, regale Sposa di Cristo, aveva ancora una volta protetto e salvato il Suo popolo!
Grazie, Santa Lucia nostra!
Sarausana jè, viva Santa Lucia!

martedì 1 maggio 2012

PAROLA DI VITA - MAGGIO 2012

... In attesa di "rivedere" la nostra Santa Lucia, venerdì mattina, con l'avvio della grande Festa del Patrocinio, prepariamoci meditando su quella fiamma d'oro che il suo venerato simulacro-reliquiario reca fieramente sul calice nella mano destra: fiammella di luce attinta dal Fuoco d'Amore del Suo Divino Sposo, Gesù.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49)

Nell'Antico Testamento il fuoco simbolizza la Parola di Dio pronunciata dal profeta. Ma anche il giudizio divino che purifica il suo popolo, passando in mezzo ad esso.
Così è la Parola di Gesù: essa costruisce, ma contemporaneamente distrugge ciò che non ha consistenza, ciò che deve cadere, ciò che è vanità e lascia in piedi solo la verità.
Giovanni Battista aveva detto di lui: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco», preannunciando il battesimo cristiano inaugurato il giorno di Pentecoste con l'effusione dello Spirito Santo e l'apparizione delle lingue di fuoco.
Dunque è questa la missione di Gesù: gettare il fuoco sulla terra, portare lo Spirito Santo con la sua forza rinnovatrice e purificatrice.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!».

Gesù ci dona lo Spirito. Ma in che modo lo Spirito Santo agisce?
Lo fa diffondendo in noi l'amore. Quell'amore che noi, per suo desiderio, dobbiamo mantener acceso nei nostri cuori.
E com'è questo amore?
Non è terreno, limitato; è amore evangelico. È universale come quello del Padre celeste che manda pioggia e sole su tutti, sui buoni e sui cattivi, inclusi i nemici.
È un amore che non attende nulla dagli altri, ma ha sempre l'iniziativa, ama per primo.
È un amore che si fa uno con ogni persona: soffre con lei, gode con lei, si preoccupa con lei, spera con lei. E lo fa, se occorre, concretamente, a fatti. Un amore quindi non semplicemente sentimentale, non di sole parole.
Un amore per il quale si ama Cristo nel fratello e nella sorella, ricordando quel suo: «L'avete fatto a me».
È un amore ancora che tende alla reciprocità, a realizzare, con gli altri, l'amore reciproco.
È quest'amore che, essendo espressione visibile, concreta della nostra vita evangelica, sottolinea e avvalora la parola che poi potremo e dovremo offrire per evangelizzare.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!».

L'amore è come un fuoco, l'importante è che rimanga acceso. E, perché ciò sia, occorre bruciare sempre qualcosa. Anzitutto il nostro io egoista, e lo si fa perché, amando, si è tutti protesi verso l'altro: o Dio, compiendo la sua volontà, o il prossimo, aiutandolo.
Un fuoco acceso, anche piccolo, se alimentato, può divenire un grande incendio. Quell'incendio di amore, di pace, di fraternità universale che Gesù ha portato sulla terra.