La terza parte inizia con una citazione letterale del riferimento a S. Lucia contenuto nel bellissimo saluto alla città pronunciato dal papa Giovanni Paolo II, prossimo Beato, in visita a Siracusa il 5 novembre 1994: «La vostra terra, fecondata dal sangue dei martiri, ha conosciuto messi rigogliose di vita cristiana. Testimonianza intrepida di fedeltà a Cristo è stata quella offerta dalla gloriosa e amata Santa Lucia, martire del IV secolo, venerata in tutto il mondo cristiano. Il 13 dicembre, durante l’Avvento, sempre si celebra la memoria obbligatoria di S. Lucia. Possa il suo esempio generoso, unito a quello di innumerevoli credenti di ogni epoca, suscitare una nuova fioritura di fervore religioso e di impegno civile, affinché con la collaborazione di tutti siano superate le difficoltà oggi incombenti».
Segue una sintesi del virtuoso ed eroico esempio della nostra santa nella sequela Christi, in cui s’intrecciano nuovamente echi dalla Sacra Scrittura e dagli Atti del martirio. Lucia, che sin da fanciulla consacrò tutta la propria vita a Dio, con tutta probabilità entrando ufficialmente - sotto la paterna guida del proprio vescovo - nell’antico Ordo virginum, la più antica forma di vita consacrata femminile, sorta già in età apostolica. Nel II secolo, ad esempio, ne parla S. Ignazio di Antiochia (Ad Smyrnaeos 13,1), ma essa fu istituzionalizzata soltanto nel IV secolo, cioè proprio quello in cui Lucia subì il martirio, quando l’ingresso nell’Ordo iniziò a essere celebrato pubblicamente con un rito di consacrazione e imposizione del velo dalle mani del vescovo. È per noi rilevante una precisazione di S. Ambrogio (De virginitate 39), secondo la quale la vergine consacrata doveva rimanere legata alla tutela della propria madre, condizione effettivamente verificatasi nel caso della nobile fanciulla siracusana.
Lucia incarnò con radicalità i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Ella infatti, mettendo in pratica alla lettera l’esortazione di Gesù «Vendi tutto, dàllo ai poveri, poi vieni e seguimi» (cf Mt 19,21; Mc 10,21; Lc 18,22), da ricca che era si fece povera, donando tutti i suoi beni ai bisognosi.
Visse la castità, come dimostrano sia le parole dell’apparizione di S. Agata che la scelta della perpetua verginità e la risoluta dichiarazione rilasciata durante il processo «Il mio corpo non ha tollerato impurità», nonché i suoi richiami paolini sull’immoralità corruttrice (cf 1Cor 15,33: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi»; 2Ts 2,3: «Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione»; 1Tm 6,9: «Coloro che vogliono arricchire cadono nella tentazione, nel laccio del diavolo e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione») e sulla fede nell’inabitazione dello Spirito Santo (cf 1Cor 3,16-17: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi»).
La volontà poi di nulla anteporre all’obbedienza verso Dio, fino alla morte, a imitazione di Cristo stesso (cf Fil 2,8: «(Cristo) umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce»), fu espressa da Lucia nella sua replica al prefetto Pascasio «Tu obbedisci agli imperatori, e io come potrei disobbedire al mio Dio?», in quanto ella sapeva bene che la sottomissione all’autorità costituita, pur raccomandata da S. Paolo (cf Rm 13,1: «Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio»; Tt 3,1: «Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona»), deve essere accettata in tutto fuorché nel peccato.
L’orazione si conclude con il proposito di eseguire i comandamenti del Signore, ancora una volta citando alla lettera gli Atti di Lucia, in questo caso le sue ultimissime parole prima di morire, il Suo vero e proprio testamento spirituale lasciato in eredità ai Suoi concittadini e devoti d’ogni tempo, vero paradigma per un’autentica devozione alla nostra Patrona: «Voi onorerete me, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, osservando di cuore i Suoi comandamenti».
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