giovedì 14 aprile 2011

La nuova preghiera dei Siracusani a S. Lucia - commento I parte

(antico simulacro processionale di S. Lucia, venerato nella Chiesa parrocchiale di S. Giacomo Maggiore ai Miracoli in Siracusa)


Il 20 dicembre 2010 - Ottava di S. Lucia - un giovane devoto siracusano, per grazia ricevuta, ha composto il testo di una nuova Orazione a S. Lucia Vergine e Martire Siracusana, quale pubblico e riconoscente omaggio alla taumaturga protettrice, che da oltre 17 secoli non si stanca di ascoltare le preghiere dei Suoi diletti concittadini e devoti, intercedendo costantemente per loro presso il Signore. Mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo metropolita di Siracusa, ne ha letto e valutato il testo, approvandone anche la prossima pubblicazione all'interno della rivista siracusana Con Lucia a Cristo, sul numero che uscirà in concomitanza con la Festa del Patrocinio di S. Lucia (prima domenica di maggio).



Questa nuova orazione è costituita da tre lodi unite ad altrettante invocazioni alla megalomartire siracusana. La tecnica compositiva adottata si rifà allo stile dell’eucologia cristiana più antica, riscontrabile particolarmente nell’innografia bizantina d’età patristica, che predilige parafrasare in chiave poetica e intrecciare fra loro i testi biblici e agiografici proclamati nell’ufficiatura, anziché elaborare concetti originali: similmente, le parole della nuova orazione si ispirano quasi esclusivamente alla Sacra Scrittura e ai documenti storici luciani più autentici, cioè gli Atti del martirio di S. Lucia, pervenuti fino a noi in due antiche redazioni, una greca e una latina.



Nella prima parte si può facilmente riconoscere un calco diretto del messaggio celeste che S. Agata rivolse a S. Lucia quando le apparve a Catania, il 5 febbraio 301, in occasione del pellegrinaggio per impetrare la guarigione di Eutichia, la madre di Lucia: «Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che per la tua fede ella è già guarita. E come per me è stata beneficata la città di Catania, così per te sarà salvata la città di Siracusa, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, poiché hai serbata illibata la tua verginità».



La seconda parte, tutta dedicata al tema della luce evocato dal nome stesso della nostra patrona, è costruita come un libero centone di passi scritturistici e agiografici, tratti dal S. Vangelo (cf Mt 5,16: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché essi vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»), dal salterio (cf Sal 118,105: «Lampada per i miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino»), ancora dagli Atti luciani («Io pregherò il Signore nostro Gesù Cristo affinché questo rogo non s’impadronisca di me; avendo fede nella Croce di Cristo, ti dimostrerò che ho ottenuto un prolungamento della mia lotta, per dare ai credenti il coraggio del martirio e togliere ai non credenti la cecità del loro orgoglio») e infine dalla celebre epigrafe greca di Euskia («Euskia la irreprensibile, vissuta buona e pura per circa 25 anni, morì nella festa della mia S. Lucia, per la quale non vi è elogio condegno; fu cristiana fedele, perfetta, grata al suo marito di molta gratitudine», sec. IV-V; rinvenuta il 22 giugno 1894 a Siracusa nelle catacombe di S. Giovanni dal prof. Paolo Orsi, com’è noto, oggi è conservata nel museo archeologico della città, intitolato allo stesso archeologo trentino). [continua]

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