Benvenuti nel 1° blog dedicato a S. LUCIA VERGINE E MARTIRE (Siracusa, fine III sec. - 13 dicembre 304). Realizzato dai devoti siracusani, in ricordo della storica VISITA DEL CORPO DI S. LUCIA A SIRACUSA (15-22 dicembre 2004, nel 17° Centenario del Martirio). Email redazione: amicisantalucia@yahoo.it. VIVA S. LUCIA!
martedì 26 aprile 2011
PROGRAMMA FESTA DEL PATROCINIO DI S. LUCIA 2011
domenica 24 aprile 2011
LUNEDI DI PASQUA: TRADIZIONALE ESPOSIZIONE DI S. LUCIA
Siracusa, 22 aprile 2011
ALLELUIA! CRISTO, NOSTRA SPERANZA, E' RISORTO!
venerdì 15 aprile 2011
La nuova preghiera dei Siracusani a S. Lucia - commento III parte
La nuova preghiera a S. Lucia che la redazione del nostro blog è stata lieta di pubblicare in anteprima assoluta, è frutto della meditazione della Sacra Scrittura, nella quale è possibile ascoltare la Parola di Dio e apprendere la Divina Rivelazione dell'intera economia della salvezza, cioè della sublime e realissima storia d'amore tra Dio e il Suo amatissimo popolo di figli. Così come nella Santissima Eucaristia è realmente presente Gesù in tutto il Suo immacolato Corpo, il Suo preziosissimo Sangue, la Sua Anima e la Sua Divinità, anche in ciascuna Parola di Dio c'è la presenza reale di Gesù Cristo, il Figlio del Dio Altissimo, l'Eterno Verbo (Parola) del Padre. Poiché chi ignora le Scritture, dunque, ignora Cristo - secondo una celebre espressione di uno dei sommi appassionati della Bibbia, San Girolamo - è indispensabile per ciascuno e per tutti i cristiani leggere, meditare, pregare e contemplare la Parola di Dio, ruminarla un frammento alla volta per tutto il giorno, metterla in pratica, condividerne con i fratelli la risonanza nella nostra anima e le esperienze della sua realizzazione concreta nella nostra vita.
Questa nuova orazione luciana, poi, è frutto della devota lettura spirituale della vita di S. Lucia: noi amiamo S. Lucia, e chi ama davvero vuole conoscere in profondità la persona amata, quindi il vero devoto di S. Lucia avverte in modo insopprimibile l’esigenza di attingere alle fonti agiografiche che ci tramandano le gesta eroiche e virtuose della nostra santa, per poter imitarLa nella Sua esemplare testimonianza di autentica vita cristiana.
Lectio divina e lectio spiritualis, quindi, sono due utilissimi strumenti di solido nutrimento spirituale, imprescindibile per ogni cristiano, come due ali che ci permettono di volare davvero in alto, come una sorgente d’acqua pura alla quale ricorrere quotidianamente per saziare la nostra sete del Divino che abita in noi.
La preghiera qui pubblicata, infine, è trinitaria: in ciascuna delle sue tre parti, infatti, è menzionata una delle Tre Divine Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La devozione a Lucia è una via che deve riconfermarci nell’unica vera fede nell’unico vero Dio, la Santissima Trinità, la sola alla Quale va tutta la nostra adorazione, lode e gloria, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
giovedì 14 aprile 2011
La nuova preghiera dei Siracusani a S. Lucia - commento II parte
La terza parte inizia con una citazione letterale del riferimento a S. Lucia contenuto nel bellissimo saluto alla città pronunciato dal papa Giovanni Paolo II, prossimo Beato, in visita a Siracusa il 5 novembre 1994: «La vostra terra, fecondata dal sangue dei martiri, ha conosciuto messi rigogliose di vita cristiana. Testimonianza intrepida di fedeltà a Cristo è stata quella offerta dalla gloriosa e amata Santa Lucia, martire del IV secolo, venerata in tutto il mondo cristiano. Il 13 dicembre, durante l’Avvento, sempre si celebra la memoria obbligatoria di S. Lucia. Possa il suo esempio generoso, unito a quello di innumerevoli credenti di ogni epoca, suscitare una nuova fioritura di fervore religioso e di impegno civile, affinché con la collaborazione di tutti siano superate le difficoltà oggi incombenti».
Segue una sintesi del virtuoso ed eroico esempio della nostra santa nella sequela Christi, in cui s’intrecciano nuovamente echi dalla Sacra Scrittura e dagli Atti del martirio. Lucia, che sin da fanciulla consacrò tutta la propria vita a Dio, con tutta probabilità entrando ufficialmente - sotto la paterna guida del proprio vescovo - nell’antico Ordo virginum, la più antica forma di vita consacrata femminile, sorta già in età apostolica. Nel II secolo, ad esempio, ne parla S. Ignazio di Antiochia (Ad Smyrnaeos 13,1), ma essa fu istituzionalizzata soltanto nel IV secolo, cioè proprio quello in cui Lucia subì il martirio, quando l’ingresso nell’Ordo iniziò a essere celebrato pubblicamente con un rito di consacrazione e imposizione del velo dalle mani del vescovo. È per noi rilevante una precisazione di S. Ambrogio (De virginitate 39), secondo la quale la vergine consacrata doveva rimanere legata alla tutela della propria madre, condizione effettivamente verificatasi nel caso della nobile fanciulla siracusana.
Lucia incarnò con radicalità i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Ella infatti, mettendo in pratica alla lettera l’esortazione di Gesù «Vendi tutto, dàllo ai poveri, poi vieni e seguimi» (cf Mt 19,21; Mc 10,21; Lc 18,22), da ricca che era si fece povera, donando tutti i suoi beni ai bisognosi.
Visse la castità, come dimostrano sia le parole dell’apparizione di S. Agata che la scelta della perpetua verginità e la risoluta dichiarazione rilasciata durante il processo «Il mio corpo non ha tollerato impurità», nonché i suoi richiami paolini sull’immoralità corruttrice (cf 1Cor 15,33: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi»; 2Ts 2,3: «Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione»; 1Tm 6,9: «Coloro che vogliono arricchire cadono nella tentazione, nel laccio del diavolo e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione») e sulla fede nell’inabitazione dello Spirito Santo (cf 1Cor 3,16-17: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi»).
La volontà poi di nulla anteporre all’obbedienza verso Dio, fino alla morte, a imitazione di Cristo stesso (cf Fil 2,8: «(Cristo) umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce»), fu espressa da Lucia nella sua replica al prefetto Pascasio «Tu obbedisci agli imperatori, e io come potrei disobbedire al mio Dio?», in quanto ella sapeva bene che la sottomissione all’autorità costituita, pur raccomandata da S. Paolo (cf Rm 13,1: «Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio»; Tt 3,1: «Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona»), deve essere accettata in tutto fuorché nel peccato.
L’orazione si conclude con il proposito di eseguire i comandamenti del Signore, ancora una volta citando alla lettera gli Atti di Lucia, in questo caso le sue ultimissime parole prima di morire, il Suo vero e proprio testamento spirituale lasciato in eredità ai Suoi concittadini e devoti d’ogni tempo, vero paradigma per un’autentica devozione alla nostra Patrona: «Voi onorerete me, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, osservando di cuore i Suoi comandamenti».
La nuova preghiera dei Siracusani a S. Lucia - commento I parte
Il 20 dicembre 2010 - Ottava di S. Lucia - un giovane devoto siracusano, per grazia ricevuta, ha composto il testo di una nuova Orazione a S. Lucia Vergine e Martire Siracusana, quale pubblico e riconoscente omaggio alla taumaturga protettrice, che da oltre 17 secoli non si stanca di ascoltare le preghiere dei Suoi diletti concittadini e devoti, intercedendo costantemente per loro presso il Signore. Mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo metropolita di Siracusa, ne ha letto e valutato il testo, approvandone anche la prossima pubblicazione all'interno della rivista siracusana Con Lucia a Cristo, sul numero che uscirà in concomitanza con la Festa del Patrocinio di S. Lucia (prima domenica di maggio).
Questa nuova orazione è costituita da tre lodi unite ad altrettante invocazioni alla megalomartire siracusana. La tecnica compositiva adottata si rifà allo stile dell’eucologia cristiana più antica, riscontrabile particolarmente nell’innografia bizantina d’età patristica, che predilige parafrasare in chiave poetica e intrecciare fra loro i testi biblici e agiografici proclamati nell’ufficiatura, anziché elaborare concetti originali: similmente, le parole della nuova orazione si ispirano quasi esclusivamente alla Sacra Scrittura e ai documenti storici luciani più autentici, cioè gli Atti del martirio di S. Lucia, pervenuti fino a noi in due antiche redazioni, una greca e una latina.
Nella prima parte si può facilmente riconoscere un calco diretto del messaggio celeste che S. Agata rivolse a S. Lucia quando le apparve a Catania, il 5 febbraio 301, in occasione del pellegrinaggio per impetrare la guarigione di Eutichia, la madre di Lucia: «Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che per la tua fede ella è già guarita. E come per me è stata beneficata la città di Catania, così per te sarà salvata la città di Siracusa, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, poiché hai serbata illibata la tua verginità».
La seconda parte, tutta dedicata al tema della luce evocato dal nome stesso della nostra patrona, è costruita come un libero centone di passi scritturistici e agiografici, tratti dal S. Vangelo (cf Mt 5,16: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché essi vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»), dal salterio (cf Sal 118,105: «Lampada per i miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino»), ancora dagli Atti luciani («Io pregherò il Signore nostro Gesù Cristo affinché questo rogo non s’impadronisca di me; avendo fede nella Croce di Cristo, ti dimostrerò che ho ottenuto un prolungamento della mia lotta, per dare ai credenti il coraggio del martirio e togliere ai non credenti la cecità del loro orgoglio») e infine dalla celebre epigrafe greca di Euskia («Euskia la irreprensibile, vissuta buona e pura per circa 25 anni, morì nella festa della mia S. Lucia, per la quale non vi è elogio condegno; fu cristiana fedele, perfetta, grata al suo marito di molta gratitudine», sec. IV-V; rinvenuta il 22 giugno 1894 a Siracusa nelle catacombe di S. Giovanni dal prof. Paolo Orsi, com’è noto, oggi è conservata nel museo archeologico della città, intitolato allo stesso archeologo trentino). [continua]
mercoledì 13 aprile 2011
LA PREGHIERA DEL MESE - APRILE 2011 "SPECIALE - INEDITO"
Orazione a Santa Lucia vergine e martire siracusana
Sorella nostra Lucia, vergine consacrata a Dio, per la Tua fede Tua madre fu guarita, per il Tuo patrocinio noi tutti abbiamo ottenuto da Dio innumerevoli grazie, per Te la città di Siracusa è stata custodita dal Signore Gesù Cristo. Ti magnifichiamo, Ti ringraziamo e Ti supplichiamo di continuare sempre a proteggerci.
Signora nostra Lucia, per la quale non vi è elogio condegno, risplende la Tua luce davanti a noi, che vedendo le Tue opere buone rendiamo gloria al Padre nostro che è nei cieli. Illumina la nostra ombrosa vita con la lucerna del Tuo esempio di santità, liberaci dalla cecità del nostro orgoglio, accendi in noi il lume della fede, mostraci la Parola di Dio quale lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino.
Gloriosa e amata martire Lucia, venerata in tutto il mondo cristiano, testimonianza intrepida di fedeltà a Cristo, povero, casto e obbediente fino alla morte di croce, hai donato tutti i Tuoi beni ai poveri, sei stata casto tempio dello Spirito Santo, hai scelto di obbedire a Dio fino al martirio. Prega per noi: noi sempre onoreremo Te, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, osservando di cuore i Suoi comandamenti. Amen.
venerdì 1 aprile 2011
PAROLA DI VITA - APRILE 2011
Gesù è nell’orto degli ulivi, il podere chiamato Getsemani. L’ora tanto attesa è arrivata. È il momento cruciale di tutta la sua esistenza. Si prostra a terra e supplica Dio, chiamandolo “Padre” con confidente tenerezza, perché gli risparmi di “bere il calice”, un’espressione che si riferisce alla sua passione e morte. Lo prega che quell’ora passi… Ma alla fine Gesù si rimette completamente alla sua volontà:
“Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.
Gesù sa che la sua passione non è un evento fortuito, né semplicemente una decisione degli uomini, ma un disegno di Dio. Sarà processato e rifiutato dagli uomini, ma il “calice” viene dalle mani di Dio.
Gesù ci insegna che il Padre ha un suo disegno d’amore su ciascuno di noi, ci ama di amore personale e, se crediamo a questo amore e se corrispondiamo col nostro amore – ecco la condizione -, egli fa finalizzare ogni cosa al bene. Per Gesù nulla è successo a caso, neppure la passione e la morte.
E poi ci fu la Risurrezione, la cui solenne festa celebriamo in questo mese.
L’esempio di Gesù, Risorto, deve essere di luce per la nostra vita. Tutto quanto arriva, quanto succede, quello che ci circonda e anche tutto quanto ci fa soffrire dobbiamo saperlo leggere come volontà di Dio che ci ama o una permissione di lui che ancora ci ama. Allora tutto avrà senso nella vita, tutto sarà estremamente utile, anche quello che sul momento ci pare incomprensibile e assurdo, anche quello che, come per Gesù, può farci piombare in un’angoscia mortale. Basterà che, insieme a lui, sappiamo ripetere, con un atto di totale fiducia nell’amore del Padre:
“Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.
La sua volontà è vivere, ringraziarlo con gioia dei doni della vita, ma a volte non è certamente quella che si pensa: un obiettivo di fronte al quale rassegnarsi, specie quando ci si imbatte nel dolore, né un susseguirsi di atti monotoni disseminati nella nostra esistenza.
La volontà di Dio è la sua voce che continuamente ci parla e ci invita, è il modo con cui egli ci esprime il suo amore, per darci la sua pienezza di Vita.
Potremmo rappresentarcela con l’immagine del sole i cui raggi sono come la sua volontà su ciascuno di noi. Ognuno cammina su un raggio, distinto dal raggio di chi ci è accanto, ma pur sempre su un raggio di sole, cioè sulla volontà di Dio. Tutti, dunque, facciamo una sola volontà, quella di Dio, ma per ognuno essa è diversa. I raggi poi, quanto più si avvicinano al sole, tanto più si avvicinano tra di loro. Anche noi, quanto più ci avviciniamo a Dio, con l’adempimento sempre più perfetto della divina volontà, tanto più ci avviciniamo fra noi… finché tutti saremo uno.
Vivendo così, nella nostra vita ogni cosa può cambiare. Anziché andare da chi piace a noi e amare solo quelli, possiamo avvicinare tutti coloro che la volontà di Dio ci mette accanto. Anziché preferire le cose che più ci piacciono, possiamo attendere a quelle che la volontà di Dio ci suggerisce e preferirle. L’essere tutti proiettati nella divina volontà di quell’attimo (“ciò che vuoi tu”) ci porterà di conseguenza al distacco da tutte le cose e dal nostro io (“non ciò che io voglio”), distacco non tanto cercato di proposito, perché si cerca Dio solo, ma trovato di fatto. Allora la gioia sarà piena. Basta inabissarci nel momento che passa ed adempiere in quell’attimo la volontà di Dio, ripetendo:
“Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.
Il momento passato non è più; quello futuro non è ancora in nostro possesso. È come un viaggiatore in treno: per arrivare alla mèta non cammina avanti e indietro, ma sta seduto al suo posto. Così dobbiamo star fermi nel presente. Il treno del tempo cammina da sé. Dio lo possiamo amare soltanto nel presente che ci è dato, pronunciando il proprio “sì” fortissimo, totalitario, attivissimo alla sua volontà.
Amiamo dunque quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell’attività da organizzare, chi soffre accanto a noi.
Neppure la prova o il dolore deve farci paura se, con Gesù, sapremo riconoscervi la volontà Dio, ossia il suo amore per ognuno di noi. Anzi, potremo pregare così:
“Signore, dammi di non temere nulla, perché tutto ciò che succederà non sarà che la tua volontà! Signore, dammi di non desiderare nulla, perché niente è più desiderabile che la tua sola volontà.
Che importa nella vita? La tua volontà importa.
Dammi di non sgomentarmi di nulla, perché in tutto è la tua volontà. Dammi di non esaltarmi di nulla, perché tutto è tua volontà”.
Chiara Lubich