Curiosando tra i numerosi manoscritti greci di epoca medievale custoditi nella biblioteca dell’abbazia di Grottaferrata, se ne incontra uno, copiato nel 1265 dal monaco amanuense Macario Regino, che contiene gli inni del mese di dicembre e appartiene ad una serie di volumi dedicati ognuno alle feste di un mese dell’anno (e per questo detti in greco menei): in esso è possibile trovare il testo dell’inno composto da S. Bartolomeo in onore della nostra S. Lucia, purtroppo non accompagnato dai segni indicanti le note musicali della melodia. Come la maggior parte dei canoni, anche questo è privo della seconda ode, che dovendo essere abbinata ad un cantico biblico di carattere penitenziale, veniva in genere eliminata insieme ad esso in occasione di ricorrenze festive: differente è il caso del canone composto per S. Lucia dal siracusano S. Metodio I, patriarca di Costantinopoli, e tramandato in un altro codice di Grottaferrata, in cui la seconda ode è presente.
Secondo una prassi molto consueta nelle composizioni poetico-musicali bizantine, il titolo posto all’inizio di questo canone luciano (così come di quello di Metodio appena citato) è un acrostico, cioè è ottenuto affiancando nell’ordine le lettere iniziali di tutti i tropari del canone (ad esclusione di quelli mariani, di cui parleremo immediatamente sotto). Non occorre dire che, nella traduzione italiana, si perde purtroppo questo abile artificio letterario adoperato nell’originale greco.
Infine, segnaliamo che l’ultimo tropario di ciascuna ode, qui come in molti altri canoni bizantini, è dedicato alla Madonna: questo testimonia l’intensa e diffusa devozione mariana maturata nel mondo bizantino, i cui segni sono assai presenti in ogni momento liturgico, sia nelle ore dell’ufficio che nella celebrazione eucaristica. Di Bartolomeo in particolare, autore di questo canone, si tramanda che fosse profondamente devoto alla Vergine Maria e la invocasse spesso soprattutto per la protezione della virtù monastica della purezza e della castità, così come del resto egli fa anche nei confronti di S. Lucia, nelle strofe a lei dedicate, ammirandone ed esaltandone ripetutamente la verginità. Nei tropari mariani, inoltre, compaiono reiterate allusioni ad un’icona della Madonna, della quale Bartolomeo sembra letteralmente innamorato e della cui visione sembra incantarsi ogni volta: egli si riferiva ad una tavola di soggetto mariano che, in genere sempre presente nelle chiese bizantine, non poteva mancare proprio nella basilica criptense dedicata alla Theotokos. Ancora oggi troneggia al centro del coro della basilica un’antichissima icona di scuola cretese, davvero incantevole, molto venerata e amata dai fedeli dell’intera popolazione di Grottaferrata e dai pellegrini provenienti da ogni dove. In essa, secondo la tipologia iconografica dell’Odigitria, la Madonna guarda amorevolmente e indica con la mano il Bambino che porta in braccio, come Colei che ci conduce a Gesù.
Nel prossimo post, finalmente, vi offriremo il testo del canone di S. Bartolomeo per S. Lucia, nella traduzione italiana di Germano Giovanelli, pubblicata nel 1955 (IX centenario della morte di S. Bartolomeo) sul volume Gli inni sacri di S. Bartolomeo juniore alle pagg. 338-342. (continua)
Secondo una prassi molto consueta nelle composizioni poetico-musicali bizantine, il titolo posto all’inizio di questo canone luciano (così come di quello di Metodio appena citato) è un acrostico, cioè è ottenuto affiancando nell’ordine le lettere iniziali di tutti i tropari del canone (ad esclusione di quelli mariani, di cui parleremo immediatamente sotto). Non occorre dire che, nella traduzione italiana, si perde purtroppo questo abile artificio letterario adoperato nell’originale greco.
Infine, segnaliamo che l’ultimo tropario di ciascuna ode, qui come in molti altri canoni bizantini, è dedicato alla Madonna: questo testimonia l’intensa e diffusa devozione mariana maturata nel mondo bizantino, i cui segni sono assai presenti in ogni momento liturgico, sia nelle ore dell’ufficio che nella celebrazione eucaristica. Di Bartolomeo in particolare, autore di questo canone, si tramanda che fosse profondamente devoto alla Vergine Maria e la invocasse spesso soprattutto per la protezione della virtù monastica della purezza e della castità, così come del resto egli fa anche nei confronti di S. Lucia, nelle strofe a lei dedicate, ammirandone ed esaltandone ripetutamente la verginità. Nei tropari mariani, inoltre, compaiono reiterate allusioni ad un’icona della Madonna, della quale Bartolomeo sembra letteralmente innamorato e della cui visione sembra incantarsi ogni volta: egli si riferiva ad una tavola di soggetto mariano che, in genere sempre presente nelle chiese bizantine, non poteva mancare proprio nella basilica criptense dedicata alla Theotokos. Ancora oggi troneggia al centro del coro della basilica un’antichissima icona di scuola cretese, davvero incantevole, molto venerata e amata dai fedeli dell’intera popolazione di Grottaferrata e dai pellegrini provenienti da ogni dove. In essa, secondo la tipologia iconografica dell’Odigitria, la Madonna guarda amorevolmente e indica con la mano il Bambino che porta in braccio, come Colei che ci conduce a Gesù.
Nel prossimo post, finalmente, vi offriremo il testo del canone di S. Bartolomeo per S. Lucia, nella traduzione italiana di Germano Giovanelli, pubblicata nel 1955 (IX centenario della morte di S. Bartolomeo) sul volume Gli inni sacri di S. Bartolomeo juniore alle pagg. 338-342. (continua)
© 2008 - Carlo Fatuzzo, per "Amici di Santa Lucia"
Icona di S. Maria di Grottaferrata.
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