domenica 19 ottobre 2008

La poesia di un innamorato di S. Lucia - III parte

A partire dall’iniziale maiuscola in rosso, l’espressione Syrakousaion he lamprà (polis), cioè “l’illustre città dei siracusani”.

CANONE DI S. BARTOLOMEO IN ONORE DI S. LUCIA

Acrostico: Te canto, che hai il nome sinonimo di luce.

Ode I
Irmo: Risplendente per il fulgore della verginità e rivestita della porpora cruenta del martirio, o Lucia, tu che hai il nome da luce, siedi alla destra del Re, come una bellissima regina.
Tropario II: Fortificata nell’animo dalla virtù della croce, o martire Lucia, tu rintuzzasti virilmente i vani assalti dell’errore e divenisti torre incrollabile di amore verso Dio e protettrice di quanti ti lodano con cuore sincero.
Tropario III: Come già tu facesti ristagnare il flusso di sangue nella madre tua, così in virtù delle tue preghiere, o vaga vergine, arresta i flussi sensuali delle mie passioni e mondami con la pioggia delle lagrime della divina contrizione, affinché io degnamente ti glorifichi.
Mariale: Nel vederti, o Vergine, nella tua icone santissima, sorreggere nelle tue verginali mani Colui che con le sue mani divine regge l’universo, divenuto bambino per la salvezza degli uomini, con amore irresistibile ti glorifichiamo e con tutta pietà baciamo la tua immagine.

Ode III
Irmo: Sei tutto dolcezza e tutto desiderabile, o Verbo di Dio; e tutta olezzante degli odori dei Tuoi profumi celesti la pura colomba Lucia rinunziò alla ricchezza, alle gioie, alla gloria ed al mortale sposo terreno.
Tropario II: O gloriosa e santa Lucia, l’illustre città di Siracusa ti onora come un giglio fragrante, adornata come sei dalla vaghezza della verginità; con essa e con il tuo martirio profumi l’universo.
Tropario III: Libera, o vergine, dalle tentazioni, dai peccati e dalle tribolazioni, quanti celebrano con amore la tua santa, gloriosa ed insigne memoria; rendili partecipi con le tue preghiere della eterna gloria.
Mariale: Nel contemplarti, o Vergine, nella tua immagine, sorreggente nelle tue braccia bambino Colui che sorregge tutto l’universo, non posso contenermi dal salutarla, e dal pregarti a farmi compiere la volontà del tuo Figlio.

[Kathisma: Adorna della vaghezza della verginità, risplendente per la palma del martirio, come colomba immacolata volasti ed ascendesti nel più alto dei cieli, o eroica martire Lucia, perciò prega per noi il Signore.]

Ode IV
Irmo: Dopo aver rifornito la tua lampada, o martire, con l’olio della tua verginità, con gioia entrasti nel banchetto nuziale celeste.
Tropario II: O vaghissima vergine, con le mistiche ali splendenti del biondo oro della carità, volasti come bellissima tortorella al Cielo.
Tropario III: Fondata sulla pietra della fede, o martire, tu resti inconcussa con la divina grazia, atterrando le mura dell’errore.
Tropario IV: O vaghissima vergine, ottenebrato dai malvagi pensieri ed ognora oscurato dalla nebbia delle passioni, illuminami colle irradiazioni luminose delle tue preghiere.
Mariale: In te, o Sposa divina, ho posto tutta la mia speranza; con la tua misericordiosa bontà custodiscimi sotto la tua protezione.

Ode V
Irmo: Tutta infiammata dal fuoco d’amore dello Sposo celeste, con le effusioni del tuo sangue tu spegnesti i carboni ardenti dell’errore.
Tropario II: Con lo splendore vaghissimo della verginità, o eroina Lucia, tu accecasti i tuoi nemici, che bramavano macchiare la tua purezza verginale.
Tropario III: Come già facesti cessare il flusso del sangue della tua madre, o gloriosa e celeberrima Lucia, così ora dissecca i flussi delle mie passioni.
Mariale: Rifugio dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli oppressi, salva, o Madre di Dio, i tuoi servi.

Ode VI
Irmo: Tutta splendente delle divine irradiazioni luminose del Sole spirituale spuntato dalla Vergine, Gesù Cristo, tu, o gloriosa Lucia, fugasti le tenebre del politeismo ed illuminasti le anime dei fedeli.
Tropario II: Ripiena delle effusioni vivificanti dello Spirito Santo, con la sapienza del tuo discorso confondesti Pascasio, e lo svergognasti, riportando, o pura e vaga vergine, la corona della vittoria.
Tropario III: Facesti disseccare i germogli dell’ateismo, sospirando ardentemente l’Albero della Vita Cristo, o eroina Lucia; pregaLo ora che faccia degni della vita eterna noi che ti lodiamo con cantici.
Mariale: Ecco che ora i prìncipi del mondo si prostrano davanti a te, o misericordiosa immacolata, poiché tu hai partorito Dio, datore di ogni bene.

Ode VII
Irmo: O celeberrima Lucia, accesa dell’amore di Dio nel tuo cuore, tu rimanesti intatta come i tre fanciulli in mezzo alle fiamme, mentre esultante di gioia con amore cantavi: benedetto il Dio dei padri nostri.
Tropario II: O Lucia, che hai nome da luce, che sei ripiena della luce divina, e godi della luce della Santissima Trinità, illumina me ottenebrato dalle tenebre del peccato ed in pericolo (di perdermi), e salvami con le tue preghiere.
Mariale: O Signora, dispensa la tua grazia a quanti ti lodano e venerano con acceso amore la tua santissima e divina icone e con fede glorificano il tuo Figlio nelle due nature.

Ode VIII
Irmo: La vergine Agata lottando virilmente divenne la difesa e la custodia della città di Catania; tu di poi, o celeberrima Lucia, divenisti irremovibile muraglia e torre di bontà per la città di Siracusa, che canta: o popoli, esaltate Cristo per tutti i secoli.
Tropario II: Mostrando il coraggio dei martiri, o beatissima eroica Lucia, avendo confuso i ministri dell’impudicizia, tu rimanesti irremovibile nella verginità. Percossa dalla spada del carnefice e refiziata santamente coi Sacri Misteri, tu deponesti il tuo spirito nelle mani del tuo Creatore.
Tropario III: I cori dei vergini splendidamente accolsero te, vergine bella ed immacolata, purissima, inviolata ed incorrotta, nei luminosi tabernacoli celesti, ove ti introdussero le schiere degli angeli, coi quali incessantemente canti: o sacerdoti, lodate, o popoli, esaltate Cristo per tutti i secoli.
Tropario IV: Con le tue sante preghiere, o santa Lucia, vivifica, rialza e risana me che sono ferito dagli stolti ed impuri pensieri, caduto nelle colpe ed ucciso dalle passioni; mentre con amore canto: o sacerdoti, lodate, o popoli, esaltate Cristo per tutti i secoli.
Mariale: Il Divino Signore senza lasciare il seno del Padre, si fa vedere bambino nelle tue braccia, o immacolata; pregaLo incessantemente che salvi coloro che a te con fede cantano: o fanciulli, benedite, o sacerdoti, lodate, o popoli, esaltate Cristo per tutti i secoli.

Ode IX
Irmo: O combattitrice Lucia, ascendendo la scala delle sante virtù, tu raggiungesti il glorioso vertice del martirio, ed ora dimori dove sono i cori dei martiri, gli spiriti dei giusti e le schiere dei vergini, impetrando alle anime nostre il perdono.
Tropario II: Sei tutto dolcezza e tutto desiderabile e tutto diletto, o Verbo di Dio, e di Te solo desiderosa la Tua sposa eletta Lucia disprezzò tutti i beni terreni, mentre con fede a Te canta: o Sposo immortale, Te solo io bramo e la Tua dolcezza io sospiro.
Tropario III: Spezza, te ne prego, o sposa di Cristo, le catene dei miei peccati, e fuga la notte profondissima della mia mente, e come colei il cui nome è sinonimo di luce, illuminami con le tue preghiere portatrici di luce, facendomi degno del Regno dei Cieli.
Tropario IV: O Cristo, Sole che mai tramonti, per le sante preghiere dei Tuoi martiri Eustrazio, Aussenzio, Oreste, Eugenio e Mardonio, e per le preci illuminanti della Tua martire Lucia, abbi misericordia di quanti con fede adorano la Tua potenza.
Mariale: O Verbo di Dio, noi veneriamo nella sua santa icone la Tua Vergine Madre sorreggenteTi nelle sue braccia bambino per noi, e Ti supplichiamo, per la sua intercessione, di farci degni di custodire il giglio verginale e di glorificarTi (in cielo) tra i cori dei vergini.

Icona realizzata da Cristina Capella (vedi: http://www.arteikon.it/).

sabato 18 ottobre 2008

La poesia di un innamorato di S. Lucia - II parte

Nella riga centrale, l’espressione Loukias tes martyros, cioè “della martire Lucia”.

Curiosando tra i numerosi manoscritti greci di epoca medievale custoditi nella biblioteca dell’abbazia di Grottaferrata, se ne incontra uno, copiato nel 1265 dal monaco amanuense Macario Regino, che contiene gli inni del mese di dicembre e appartiene ad una serie di volumi dedicati ognuno alle feste di un mese dell’anno (e per questo detti in greco menei): in esso è possibile trovare il testo dell’inno composto da S. Bartolomeo in onore della nostra S. Lucia, purtroppo non accompagnato dai segni indicanti le note musicali della melodia. Come la maggior parte dei canoni, anche questo è privo della seconda ode, che dovendo essere abbinata ad un cantico biblico di carattere penitenziale, veniva in genere eliminata insieme ad esso in occasione di ricorrenze festive: differente è il caso del canone composto per S. Lucia dal siracusano S. Metodio I, patriarca di Costantinopoli, e tramandato in un altro codice di Grottaferrata, in cui la seconda ode è presente.
Secondo una prassi molto consueta nelle composizioni poetico-musicali bizantine, il titolo posto all’inizio di questo canone luciano (così come di quello di Metodio appena citato) è un acrostico, cioè è ottenuto affiancando nell’ordine le lettere iniziali di tutti i tropari del canone (ad esclusione di quelli mariani, di cui parleremo immediatamente sotto). Non occorre dire che, nella traduzione italiana, si perde purtroppo questo abile artificio letterario adoperato nell’originale greco.
Infine, segnaliamo che l’ultimo tropario di ciascuna ode, qui come in molti altri canoni bizantini, è dedicato alla Madonna: questo testimonia l’intensa e diffusa devozione mariana maturata nel mondo bizantino, i cui segni sono assai presenti in ogni momento liturgico, sia nelle ore dell’ufficio che nella celebrazione eucaristica. Di Bartolomeo in particolare, autore di questo canone, si tramanda che fosse profondamente devoto alla Vergine Maria e la invocasse spesso soprattutto per la protezione della virtù monastica della purezza e della castità, così come del resto egli fa anche nei confronti di S. Lucia, nelle strofe a lei dedicate, ammirandone ed esaltandone ripetutamente la verginità. Nei tropari mariani, inoltre, compaiono reiterate allusioni ad un’icona della Madonna, della quale Bartolomeo sembra letteralmente innamorato e della cui visione sembra incantarsi ogni volta: egli si riferiva ad una tavola di soggetto mariano che, in genere sempre presente nelle chiese bizantine, non poteva mancare proprio nella basilica criptense dedicata alla Theotokos. Ancora oggi troneggia al centro del coro della basilica un’antichissima icona di scuola cretese, davvero incantevole, molto venerata e amata dai fedeli dell’intera popolazione di Grottaferrata e dai pellegrini provenienti da ogni dove. In essa, secondo la tipologia iconografica dell’Odigitria, la Madonna guarda amorevolmente e indica con la mano il Bambino che porta in braccio, come Colei che ci conduce a Gesù.
Nel prossimo post, finalmente, vi offriremo il testo del canone di S. Bartolomeo per S. Lucia, nella traduzione italiana di Germano Giovanelli, pubblicata nel 1955 (IX centenario della morte di S. Bartolomeo) sul volume Gli inni sacri di S. Bartolomeo juniore alle pagg. 338-342. (continua)

© 2008 - Carlo Fatuzzo, per "Amici di Santa Lucia"

Icona di S. Maria di Grottaferrata.

venerdì 17 ottobre 2008

La poesia di un innamorato di S. Lucia - I parte


«Con la tua verginità e il tuo martirio profumi l’universo».
Il canone di S. Bartolomeo in onore di S. Lucia

Affacciandosi dai colli dei Castelli Romani, al crepuscolo, migliaia di luci si accendono all’orizzonte, segnalando la grandiosa presenza di Roma ai propri piedi, che si distende immensa giù a valle: siamo nel territorio dell’antica città latina di Tusculum, tra i resti della villa di Cicerone e le catacombe ad decimum, precisamente a Grottaferrata. La località deve il suo nome ad una crypta ferrata, cioè una piccola grotta - antichissima - con una grata di ferro al suo ingresso. Da questa modesta cameretta eponima si è dipanata una lunga storia: intorno ad essa, nel 1004, l'abate calabrese S. Nilo costruì un'abbazia per accogliere la numerosissima comunità di monaci di lui appena fondata. Il 17 dicembre 1024, poi, il papa Giovanni XIX consacrò a Maria Theotokos (Madre di Dio) la basilica del monastero, eretta proprio su quella prima grotta. La comunità di questi monaci di provenienza italo-greca è tuttora vivente e, resistendo tenacemente agli impetuosi venti scismatici che ruppero l'unità tra cristiani d'Oriente e d'Occidente, mantiene intatte da sempre le sue peculiarità: da un lato la confessione cattolica e la piena fedeltà alla Chiesa romana, dall'altro la spiritualità del monachesimo orientale e il rito bizantino (oggi officiato sia in greco che in italiano).
Qui visse S. Bartolomeo, detto “il giovane” per distinguerlo da altri santi omonimi (primo fra tutti l’apostolo di Gesù). Nato a Rossano Calabro (Cosenza) nel X secolo, divenne monaco, discepolo prediletto di S. Nilo, confondatore dell’abbazia di Grottaferrata e suo egumeno (cioè abate) dopo la morte del maestro. Bartolomeo si dedicò alla copiatura di numerosi codici pergamenacei nel laborioso scriptorium sorto in seno all’abbazia, compose la biografia di S. Nilo, il typikon (regolamento liturgico) proprio del monastero criptense (parzialmente riformato dall’abate Biagio II nel 1300) e in particolare primeggiò tra gli altri confratelli nella creazione di componimenti poetici e musicali da destinare all’ufficiatura con la quale venivano scandite le ore diurne e notturne della vita quotidiana del suo cenobio. Bartolomeo seguì così l’esempio delle celebri scuole innografiche bizantine dei secoli immediatamente precedenti, che ebbero come centri di propulsione Gerusalemme (scuola sabaitica, in cui si distinsero S. Andrea di Creta e S. Giovanni Damasceno), Costantinopoli (scuola studita, in cui si distinsero S. Romano il Melode e S. Teodoro Studita) e l’Italia meridionale (scuola calabro-sicula, in cui si distinsero soprattutto diversi siracusani, tra i quali S. Giuseppe l’Innografo e il patriarca di Costantinopoli S. Metodio). Per esprimere in modo significativo il notevole talento poetico di Bartolomeo, egli venne ben presto rassomigliato proprio al nostro concittadino Giuseppe, invero sempre universalmente riconosciuto come uno tra i maggiori poeti sacri bizantini (appunto “l’Innografo” per antonomasia).
Molti inni composti – ovviamente in greco – da Bartolomeo sono tramandati in alcuni manoscritti ancora oggi conservati nella biblioteca dell’abbazia, nel frattempo divenuta Biblioteca Nazionale e ormai direttamente dipendente dal Ministero dei Beni culturali e librari: tra di essi, vi è anche un meraviglioso inno in onore di S. Lucia appartenente al genere poetico-musicale del canone. Il canone è una forma innografica tipica dell’ufficio di rito bizantino, generalmente eseguita durante l’orthros (mattutino), più raramente durante l’apodeipnon (compieta) o il mesonyktikon (ufficio di mezzanotte), ed è costituito da 9 sezioni dette odi, a loro volta formate da un numero variabile di tropari (strofe) eseguiti tutti sulla medesima melodia del primo di ogni ode, detto irmo (modello metrico-ritmico-melodico). L’origine dei canoni risiede nel desiderio di protrarre la meditazione dei cantici biblici durante la preghiera liturgica attraverso il canto di componimenti poetici originali che fungessero da commento ai cantici stessi e possibilmente li armonizzassero con le tematiche della ricorrenza liturgica del giorno. I 9 cantici biblici che ispirarono la composizione dei canoni innografici sono tutti tratti dall’Antico Testamento (precisamente: Esodo 15,1-19; Deuteronomio 32,1-43; 1 Re 2,1-10; Abacuc 3,2-19; Isaia 26,9-20; Giona 2,3-10; Daniele 3,26-56; Daniele 3,57-88) ad esclusione dell’ultimo, che è l’unico tratto dal Nuovo Testamento, cioè il Magnificat o cantico della Madre di Dio (Luca 1,47-55) immediatamente unito al Benedictus o cantico di Zaccaria (Luca 1,68-79). (continua)

© 2008 - Carlo Fatuzzo, per "Amici di Santa Lucia"

lunedì 13 ottobre 2008

Una preghiera al mese - ottobre 2008

Come sentito e affettuoso omaggio al nostro amato pastore mons. Giuseppe Costanzo, che anche sul nostro blog abbiamo salutato e ringraziato per il suo servizio paterno presso la Chiesa siracusana, riproponiamo oggi la preghiera che egli stesso aveva composto in occasione del XVII centenario del martirio di Santa Lucia, nel 2004:

Santa Lucia, donaci occhi nuovi. Spesso crediamo di vedere, e siamo ciechi. Accecati dalla superbia, dall'invidia, dall'odio, dalle passioni che ci impediscono di vedere. O cara nostra patrona, apri i nostri occhi sulla povertà, sulla miseria, sulle ingiustizie dei nostri giorni e donaci determinazione e coraggio di andare contro corrente - se occorre - affinché nessun Lazzaro resti ad attendere invano un tozzo di pane dietro l'uscio di casa del ricco. Riempi di luce i nostri occhi, perché possiamo "valutare con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cielo". Insegnaci, su tuo esempio, a condividere i beni con chi è povero e disperato. Fa' che nessuno di noi si rassegni ad essere felice da solo. O Lucia, cara vergine siracusana, ottieni occhi puri che sappiano vedere nel corpo uno stupendo dono di Dio, sua abitazione, suo tempio, degno quindi di grandissimo rispetto e venerazione. Non qualcosa da idolatrare o da disprezzare, ma da amare e valorizzare. O Lucia, modello di fortezza e di fedeltà, donaci occhi che sappiano vedere lontano: oltre la sofferenza che ci affligge, oltre il dolore che ci torchia, oltre l'apparente fallimento che ci umilia. Occhi levati sempre in alto, da dove ci verrà l'aiuto; occhi purificati dal pianto, che è promessa di raccolto abbondante; occhi pieni di stupore davanti alle sorprese che l'amore di Dio ci ha preparato.

mercoledì 1 ottobre 2008

Parola di Vita - ottobre 2008

Con nel cuore un pensiero e una preghiera per il sinodo dei vescovi cattolici sulla Parola di Dio, che si terrà dal 5 al 26 di questo mese, proponiamo oggi la nostra nuova meditazione biblica mensile:

«Date e vi sarà dato:
una misura buona, pigiata,
colma e traboccante
vi sarà versata nel grembo»
(Luca 6, 38)

Ti è mai capitato di ricevere da un amico un dono e di sentire la necessità di contraccambiare? E di farlo non tanto per sdebitarti, quanto per vero amore riconoscente? Certamente sì. Se succede a te così, puoi immaginare a Dio, a Dio che è Amore. Egli ricambia sempre ogni dono che noi facciamo ai nostri prossimi in nome suo. E’ un’esperienza che i cristiani veri fanno molto spesso. Ed ogni volta è una sorpresa. Non ci si abitua mai all’inventiva di Dio. Potrei farti mille, diecimila esempi, potrei scriverne un libro. Vedresti quanto è vera quell’immagine "una misura buona, pigiata, colma e traboccante ti sarà versata nel grembo": che significa l’abbondanza con cui Dio contraccambia, la sua magnanimità.
"Era già scesa la notte su Roma. E in quell’appartamento seminterrato l’esiguo gruppo di ragazze, che volevano vivere il Vangelo, si davano la buona notte. Ma ecco il campanello. Chi era a quell’ora? Un uomo che si presentava alla porta nel panico, disperato: il giorno dopo l’avrebbero sfrattato di casa con la famiglia, perché non pagava l’affitto. Le ragazze si guardarono ed in un muto accordo, aprirono il cassettino dove, in buste distinte, avevano raccolto il residuo dei loro stipendi e un deposito per le bollette del gas, del telefono, della luce. Diedero tutto a quell’uomo, senza ragionare. Quella notte dormirono felici. Qualcun altro avrebbe pensato a loro. Ma ecco che non è ancora l’alba. Il telefono squilla. 'Vengo subito con un taxi', dice la voce dell’uomo. Meravigliate per la scelta di quel mezzo, le ragazze attendono. La faccia dell’ospite dice che qualcosa è cambiato: 'Ieri sera, appena tornato a casa, ho trovato un’eredità che non avrei mai immaginato di ricevere. Il cuore m’ha detto di farne a metà con voi'. La somma era esattamente il doppio di quanto avevano generosamente dato".
«Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo».
Ne hai fatto anche tu l’esperienza? Se non è così, ricordati che il dono va fatto disinteressatamente, senza speranza di ritorno, a chiunque chiede.Prova. Ma fallo non per vedere il risultato, ma perché ami Dio.Mi dirai: "Ma io non ho nulla."Non è vero. Se vogliamo abbiamo tesori inesauribili: il nostro tempo libero, il nostro cuore, il nostro sorriso, il nostro consiglio, la nostra cultura, la nostra pace, la nostra parola per convincere chi ha a dare a chi non ha…Mi dirai ancora: "Ma non so a chi dare."Guardati attorno: ti ricordi di quell’ammalato in ospedale, di quella signora vedova sempre sola, di quel compagno rimandato così avvilito, di quel giovane disoccupato sempre triste, del fratellino bisognoso d’aiuto, di quell’amico in carcere, di quell’apprendista esitante? E’ in loro che Cristo ti aspetta. Assumi il comportamento nuovo del cristiano - di cui è tutto impregnato il Vangelo - che è quello dell’anti-chiusura e dell’anti-preoccupazione. Rinuncia a mettere la tua sicurezza nei beni della terra e poggiati su Dio. Qui si vedrà la tua fede in Lui, che sarà presto confermata dal dono che ti tornerà. Ed è logico che Dio non si comporta così per arricchirti o per arricchirci. Lo fa perché altri, molti altri, vedendo i piccoli miracoli che raccoglie il nostro dare, facciano altrettanto. Lo fa perché più abbiamo, più possiamo dare; perché - da veri amministratori dei beni di Dio - facciamo circolare ogni cosa nella comunità che ci circonda, finché si possa dire come della prima comunità di Gerusalemme: non v’era fra loro nessun povero. Non senti che con questo concorri a dare un’anima sicura alla rivoluzione sociale che il mondo s’attende?
«Date e vi sarà dato».
Certamente Gesù pensava in primo luogo alla ricompensa che avremo in Paradiso, ma quanto avviene su questa terra ne è già il preludio e la garanzia.
Chiara Lubich