Carissimi Amici di Santa Lucia,
inizia oggi il nuovo mese di febbraio, e già domani sarà una grande festa: la Presentazione di Gesù al tempio, esattamente a quaranta giorni dalla Sua nascita a Betlemme. Maria e Giuseppe obbediscono così alla Prima Alleanza di Dio col Suo popolo eletto d'Israele, e si recano al tempio di Gerusalemme per il rito della loro "purificazione", donando l'umile offerta di due colombi. Finalmente si avverano le accorate attese messianiche d'Israele, espresse dal salmista: "I miei occhi si consumano nell'attesa della Tua Salvezza". E ora Simeone, misterioso "uomo giusto", cui Dio stesso parla a tu per tu, pieno di Spirito Santo, incontra il piccolo Gesù ed elevandolo tra le proprie braccia proclama al Suo Signore: "I miei occhi hanno visto la Tua Salvezza", cioè Gesù stesso, nostro Salvatore. In concomitanza con questa importante festa, la Chiesa celebra la giornata della vita consacrata, nella quale preghiamo per tutti i consacrati e le consacrate a Dio.
Il giorno successivo, domenica 3 febbraio, sarà la giornata per la vita, occasione preziosa per elevare a Dio una corale preghiera universale per l'umanità sofferente e per la difesa dei diritti di tutte le vite umane, con un particolare sguardo a quelle più deboli e indifese.
Martedì 5, poi, in tutto il mondo cristiano d'Oriente e d'Occidente si celebrerà l'antichissima memoria della vergine protomartire catanese Sant'Agata, festa solenne per tutta la Sicilia: all'intercessione di questa illustre giovanissima santa, esempio eccelso di fede e virtù, alla quale anche la nostra Santa Lucia era devotissima, per cui venne privilegiata persino di un mistico colloquio con la patrona di Catania durante il pellegrinaggio al Suo sepolcro, offriamo le nostre umili preghiere e lodi.
Giorno 13, infine, mercoledì delle sacre ceneri, inizierà la Quaresima in preparazione alla Pasqua di nostro Signore, tempo propizio di conversione e di grazia, nel quale meditiamo la Passione e Resurrezione di Cristo, passaggio dalla morte alla vita che anche noi, secondo quanto ci insegna la Parola di Dio, possiamo compiere attraverso l'amore al fratello. Di sicuro giovamento sarà, pertanto, la seguente meditazione che oggi Vi proponiamo per questo mese:
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita,
perché amiamo i fratelli»
(1 Gv 3,14)
Giovanni scrive
alle comunità cristiane da lui fondate in un momento di grave difficoltà. Cominciavano
infatti a serpeggiare le eresie e le false dottrine in materia di fede e di
morale e c’era poi l’ambiente pagano, duro e ostile allo spirito del Vangelo,
nel quale i cristiani dovevano vivere.
Volendo aiutare i
suoi, l’apostolo indica loro il rimedio radicale: amare i fratelli, vivere il
comandamento dell’amore ricevuto fin dall’inizio nel quale egli vede riassunti
tutti i comandamenti.
Così facendo essi
conosceranno cos’è “la vita”, saranno cioè sempre più introdotti nell’unione
con Dio, faranno l’esperienza di Dio-Amore. E facendo questa esperienza, saranno
confermati nella fede e potranno far fronte a tutti gli attacchi, soprattutto
in tempo di crisi.
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita,
perché amiamo i fratelli»
«Noi sappiamo...».
L’apostolo fa riferimento ad una conoscenza che viene dall’esperienza. È come
se dicesse: noi l’abbiamo provato, l’abbiamo toccato con mano. È l’esperienza
che i cristiani da lui evangelizzati hanno fatto all’inizio della loro
conversione; e cioè che, quando si mettono in pratica i comandamenti di Dio, in
particolare il comandamento dell’amore verso i fratelli, si entra nella vita
stessa di Dio.
Ma i cristiani di
oggi conoscono questa esperienza? Essi sanno certamente che i comandamenti del
Signore hanno una finalità pratica. Continuamente Gesù insiste che non basta
ascoltare, ma occorre mettere in pratica la Parola di Dio.
Ciò che invece non
è scontato per la maggior parte di essi - o perché ne hanno una conoscenza
puramente teorica, cioè senza averne fatto l’esperienza - è quest’aspetto meraviglioso
della vita cristiana messo in luce qui dall’apostolo e cioè che quando noi viviamo
il comandamento dell’amore, Dio prende possesso di noi, e ne è un segno
inconfondibile quella vita, quella pace, quella gioia che egli ci fa gustare
fin da questa terra. Allora tutto si illumina, tutto diventa armonioso. Non c’è
più distacco tra la fede e la vita. La fede diventa quella forza che compenetra
e lega tra loro tutte le nostre azioni.
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita,
perché amiamo i fratelli»
Questa Parola di
vita ci dice che l’amore del prossimo è la strada regale che ci porta a Dio.
Dato che tutti siamo figli suoi nulla sta più a cuore a lui quanto l’amore ai
fratelli. Noi non gli possiamo dare una gioia più grande di quella che gli
procuriamo quando amiamo i nostri fratelli.
E l’amore fraterno
perché ci procura l’unione con Dio è una sorgente inesauribile di luce
interiore, è fonte di vita, di fecondità spirituale, di rinnovamento continuo.
Impedisce il formarsi nel popolo cristiano delle cancrene, delle sclerosi, dei
ristagnamenti; in una parola «ci fa passare dalla morte alla vita». Quando
invece viene a mancare la carità, tutto avvizzisce e muore. E si comprendono
allora certi sintomi così diffusi nel mondo in cui viviamo: la mancanza di
entusiasmo, di ideali, la mediocrità, la noia, il desiderio di evasione, la
perdita di valori, ecc.
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita,
perché amiamo i fratelli»
I fratelli, di cui
parla qui l’apostolo, sono soprattutto i membri delle comunità di cui facciamo
parte. Se è vero che dobbiamo amare tutti gli uomini, è altrettanto vero che
questo nostro amore deve cominciare da coloro che abitualmente vivono con noi,
per estendersi poi a tutta l’umanità. Dobbiamo quindi pensare prima di tutto ai
nostri familiari, ai nostri colleghi di lavoro, ai membri della parrocchia,
dell’associazione o comunità religiosa a cui apparteniamo. L’amore ai fratelli
non sarebbe autentico e bene ordinato se non partisse da qui. Dovunque veniamo
a trovarci, siamo chiamati a costruire la famiglia dei figli di Dio.
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita,
perché amiamo i fratelli»
Questa Parola di
vita ci apre prospettive immense. Essa ci spinge nella divina avventura dell’amore
cristiano dagli sbocchi imprevedibili. Innanzitutto ci ricorda che ad un mondo
come il nostro, nel quale viene teorizzata la lotta, la legge del più forte,
del più astuto, del più spregiudicato e dove a volte tutto sembra paralizzato
dal materialismo e dall’egoismo, la risposta da dare è l’amore del prossimo. È
questa la medicina che lo può risanare. Quando viviamo il comandamento dell’amore,
infatti, non solo la nostra vita ne viene tonificata, ma tutto attorno a noi ne
risente; è come un’ondata di calore divino, che si irradia e si propaga,
penetrando i rapporti tra persona e persona, tra gruppo e gruppo e trasformando
a poco a poco la società.
Decidiamoci allora.
Fratelli da amare in nome di Gesù ne abbiamo tutti, ne abbiamo sempre. Stiamo
fedeli a questo amore. Aiutiamo molti altri ad esserlo. Conosceremo nella
nostra anima cosa significa unione con Dio. La fede si ravviverà, i dubbi
spariranno, non sapremo più cos’è la noia. La vita sarà piena, piena.
(meditazione di Chiara Lubich)
Nessun commento:
Posta un commento