Benvenuti nel 1° blog dedicato a S. LUCIA VERGINE E MARTIRE (Siracusa, fine III sec. - 13 dicembre 304). Realizzato dai devoti siracusani, in ricordo della storica VISITA DEL CORPO DI S. LUCIA A SIRACUSA (15-22 dicembre 2004, nel 17° Centenario del Martirio). Email redazione: amicisantalucia@yahoo.it. VIVA S. LUCIA!
domenica 4 settembre 2005
LA VITA DI SANTA LUCIA - II parte: prima del martirio
Tutte le fonti sulla vita di Santa Lucia concordano nell’affermare che ella era siracusana e che apparteneva ad una famiglia molto nobile, anzi tra le famiglie più illustri di Siracusa. Non conosciamo con certezza la data di nascita di Lucia, sappiamo solo che risale agli ultimi anni del III secolo. Il padre morì quando Lucia era ancora una bambina. Il cristianesimo era allora molto diffuso a Siracusa, la prima città occidentale in cui è stata fondata una chiesa, grazie a San Marciano, un discepolo di San Pietro da lui stesso inviato per diventare il primo vescovo di Siracusa. La famiglia di Lucia era certamente cristiana: in seno a questo ambiente familiare la piccola Lucia apprese le verità del cristianesimo. Dell’educazione e della formazione cristiana di Lucia si occupò con grande dedizione la madre Eutichia. Lucia cresceva in intelligenza e bellezza: meditava assiduamente le Sacre Scritture, e ne serbava in cuore le parole ogni giorno sempre di più, come poi emergerà potentemente durante il martirio. Era ancora una fanciulla quando, spinta dal suo amore per Gesù, dalla meditazione della Parola di Dio e dall’esempio delle prime vergini cristiane, Lucia decise di consacrare totalmente la sua vita a Dio con un segreto voto di perpetua verginità. La madre Eutichia, ignara del voto, pensando a procurare per la figlia un avvenire conforme a quello di tutte le sue coetanee, promise Lucia – a sua insaputa – in sposa ad un giovane pagano innamorato di lei. Ma il primo episodio della vita di Lucia di cui abbiamo notizie dettagliate è questo: Eutichia soffriva da molto tempo di un flusso di sangue ininterrotto e giudicato inguaribile da tutti i migliori medici del tempo, in sèguito a cure costosissime quanto inutili. Un giorno (era il 5 febbraio 301), ricorrendo la solennità del cinquantesimo anniversario del martirio di Sant’Agata, illustre vergine e martire di Catania, i cristiani della vicina Siracusa organizzarono un pellegrinaggio al sepolcro della Santa catanese. Lucia allora ne approfittò per suggerire alla madre inferma di partecipare insieme a lei al pellegrinaggio per implorare la grazia della guarigione per l’intercessione di Sant’Agata. Eutichia accettò di buon grado il pio consiglio della figlia, e così le due nobili donne si aggregarono agli altri pellegrini. All’arrivo presso il venerato sepolcro di Agata, fu celebrata la Messa, durante la quale fu proclamato il passo del Vangelo in cui si racconta dell’emorroissa guarita improvvisamente toccando un lembo della veste di Gesù. Sentito ciò, Lucia si rivolse alla madre dicendo: “Madre, se credi nelle parole che sono appena state proclamate, credi anche che Agata, che morì per Gesù, ora abbia confidente accesso al Suo tribunale. Tocca con fede il suo sepolcro, se vuoi, e sarai guarita”. Quando la Messa finì tutti si allontanarono; Lucia ed Eutichia invece si avvicinarono al sepolcro e si intrattennero lì a lungo per pregare. Durante la preghiera, Agata apparve a Lucia, nella gloria degli angeli ed elegantemente ornata, segno della condizione regale riservata in Paradiso alle vergini martiri, e le parlò così: “Sorella mia Lucia, vergine devota a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per la madre tua? Ecco che ella è già guarita per la tua fede. Con la tua verginità hai costruito un santuario gradito a Dio, e io ti annuncio che come per me è sublimata la città di Catania, così per te la città di Siracusa sarà decorata dal Signore Gesù Cristo”. Dissolta la visione, Lucia trepidante di gioia esclamò ad Eutichia: “Madre mia, per grazia di Cristo e della Sua Sposa Agata, ecco che tu sei guarita”. Eutichia constatò allora di essere del tutto risanata. Lucia continuò: “Ora solo questo ti chiedo: che tu non mi parli più di sposo terreno, perché già da tempo mi sono consacrata a Gesù. Invece, dammi la mia dote perché io la distribuisca ai poveri. Grandi ricompense promette a noi Cristo nostro Signore”. Eutichia rispose: “Lucia, figlia mia, se non ti rincresce, disporrai dei beni miei e di tuo padre come vorrai solo dopo la mia morte”. E Lucia: “Madre, la tua proposta non è la più gradita a Gesù. Se vuoi rendere grazie a Colui che ti ha tanto beneficata con questo miracolo, offriGli sùbito ciò di cui dovresti in ogni caso disfarti nella tomba”. Eutichia acconsentì, e non appena ritornarono a Siracusa, madre e figlia iniziarono a donare le loro ricchezze ai bisognosi. Lucia, che a Dio aveva già offerto la propria verginità, ora si fece povera per Cristo, e si dedicava alle opere di misericordia spirituale e materiale al servizio della Chiesa. Il promesso sposo, che era pagano, non poteva immaginare quello che era successo, ma un giorno seppe che Lucia vendeva le sue sostanze, e volle avere spiegazioni. Chiese informazioni ad Eutichia, o forse alla nutrice di Lucia, la quale gli rispose: “La tua fidanzata ha trovato un podere che le rende mille denari all’anno, e ha deciso di acquistarlo con il ricavato della vendita degli altri beni”. Questa risposta poteva sembrare una bugia, in realtà era una parabola d’ispirazione evangelica, in quanto il fruttuoso podere indicava il Regno di Dio. Ma arrivò il momento in cui Lucia dovette dichiarare apertamente il suo rifiuto alle nozze, ed il suo innamorato si vendicò denunciandola come cristiana al prefetto di Siracusa, Pascasio. Era in corso infatti la persecuzione dell’imperatore Diocleziano ai cristiani di tutto l’impero. (continua)
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