Sempre alla ribalta la nostra dolce patrona, celebrata dall’arte e onorata dalla cultura. Lei, la santa più popolare al mondo, fa ancora parlare di sé: sulla prima pagina del numero di ieri de “L’osservatore romano”, il grande quotidiano vaticano, splendeva in tutta la sua magnifica bellezza una meravigliosa immagine di S. Lucia, gentilissima ed elegantissima, un capolavoro unico anche grazie ad una interessantissima variante del consueto attributo iconografico del vassoio con gli occhi. Alla nostra Lucia è legata una nuova importante iniziativa d’interesse internazionale e Le è stata dedicata anche l’intera terza pagina del quotidiano uscito ieri. Qui di séguito riportiamo integralmente lo speciale tutto "luciano" , a beneficio di tutti i devoti di S. Lucia che non hanno avuto la possibilità di leggere direttamente il giornale:
Due capolavori in mostra all’Ambasciata d’Italia presso
Il genio artistico celebra l’intesa tra Stato e Chiesa
In occasione delle celebrazioni per l’ottantaduesimo anniversario dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) e del ventisettesimo dell’Accordo di modificazione del Concordato (18 febbraio 1984), l’Ambasciata d’Italia presso
Un ponte ideale nel centocinquantesimo dell’Unità
di Franco Frattini
Sulla scia di una positiva e assai apprezzata consuetudine, quest’anno, in occasione dell’82° anniversario dei Patti Lateranensi e del 27° dell’Accordo di modificazione del Concordato, Palazzo Borromeo ospita due capolavori del genio artistico italiano:
Si tratta di due opere che idealmente collegano tutta la nostra penisola e che, non casualmente, sono state scelte per celebrare contestualmente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Perché, come più volte sottolineato dal Presidente della Repubblica e dallo stesso Santo Padre, la storia e la cultura del nostro Paese sono profondamente segnate dalla presenza e dall’influenza spirituale della Chiesa cattolica, la quale pertanto assume un ruolo di primo piano anche nella rievocazione del suo processo di unificazione. Vorrei rilevare, in questa occasione che ricorda l’intesa tra Chiesa e Stato, come il nostro Paese, nell’anno in cui celebra il 150° anniversario dell’unità nazionale, può dirsi orgoglioso di considerare la libertà religiosa tra i suoi valori fondanti, parte integrante della nostra identità culturale e ispirazione prioritaria della nostra azione di politica estera.
La presenza dei due capolavori a Palazzo Borromeo è stata resa possibile anche grazie alla Fondazione Bernareggi di Bergamo, ove è custodita
Vorrei infine sottolineare come nel promuovere questa iniziativa, l’Ambasciata d’Italia presso
La «Santa Lucia» del Maestro dell’Osservanza. Sano di Pietro e la firma degli occhi
di Andrea De Marchi
Il dipinto, che spetta a evidenza al Maestro dell’Osservanza, è evidente pendant di un San Giovanni Battista, ritagliato con misure sostanzialmente identiche e ugualmente ridorato, che è ora in una collezione di Dallas.
Entrambi questi pannelli fiancheggiavano nel registro principale di un polittico uno scomparto centrale che credo vada identificato nella Madonna col Bambino della collezione Lehman al Metropolitan Museum di New York.
Il polittico, che è da annoverare tra le opere più mature del gruppo stilistico del Maestro dell’Osservanza, verso il 1440, dovette essere uno dei più importanti realizzati a Siena in quel momento.
L’accarezzata verità dell’epidermide perlacea del volto, retaggio di una sensibilità quasi gentiliana che nel Maestro dell’Osservanza è più viva che nel suo mentore Sassetta, è tesa su di un disegno tagliente che evidenzia l’aggetto del naso affilato, la curata profilatura dei sopraccigli e il margine dilatato, un po’ inespressivo, delle palpebre, secondo accentuati grafismi che accomunano quest’opera al Battista Perkins e alla Madonna Lehman e che già puntano sulle siglature formali più banalizzate di Sano di Pietro dal polittico dei Gesuati, del
Anche nelle ombre locali, un po’ nerastre, che si depositano attorno al padiglione auricolare, si respira ancora qualcosa del naturalismo epidermico gentiliano. La mano destra della santa, che stringe la palma del martirio tra il pollice e l’indice, aprendo a ventaglio le altre dita, si conforma a una sigla vezzosa prettamente gentiliana.
La conoscenza di questo nuovo dipinto del Maestro dell’Osservanza aggiunge un ulteriore elemento in favore della sua identificazione con la fase giovanile di Sano di Pietro, nato nel 1405 e iscritto alla matricola dei pittori senesi nel 1428, identificazione che credo risponda a numerosi indizi e a considerazioni di buon senso storiografico. Mi riferisco alla raffigurazione del tutto particolare come attributo della protomartire non solo di due occhi, ma di un vassoio ricolmo di occhi, o meglio di coppie di occhi congiunti.
Questa singolare soluzione, che forse riflette l’uso devozionale di offrire per voto la forma in cera della parte del corpo protetta dalla santa, è come una firma di Sano di Pietro, che la ripete altre tre volte. Nella santa sulla destra del Trittico di San Bartolomeo, datato 1447, della Pinacoteca Nazionale di Siena, il pittore ha semplicemente derogato dal tentativo di scorcio di sotto in su, squadernando in avanti il vassoio per meglio mostrarne il raccapricciante contenuto, così come ha scelto di non raffigurare la santa a capo scoperto, in tono signorile, ma più convenzionalmente ammantata e velata. Il vassoio ricolmo di occhi compare quindi nella Santa Lucia all’estremità destra dell’affresco con l’Incoronazione della Vergine in Palazzo Pubblico, del 1445, e nel compasso ritagliato da una predella della chiesa di San Pietro alle Scale dove il vassoio è pure in lamina d’argento, ma la santa stringe con la destra il pugnaletto con cui venne colpita a morte in luogo della palma del martirio.
Ricerca attenta e appassionata
di Gabriello Mancini (Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena)
La suggestione del tempo e della storia, il congiungersi alle radici dell’arte e della cultura. C’è tutto questo e altro ancora nel ritrovare e riportare a Siena opere commissionate da munifici mecenati o realizzate da illuminati artisti della comunità senese attraverso i secoli. Una missione suggestiva che
Un impegno rilevante da un punto di vista della ricerca e della selezione, ma anche finanziario, affrontato nella consapevolezza dell’importanza di riaggregare un patrimonio artistico prezioso, vittima di inevitabili diaspore e dispersioni.
E i risultati non sono mancati. Sono cinquantasette le opere finora acquisite, riportate nella nostra città e custodite in Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione, e che sono state oggetto di tre appuntamenti espositivi. E tra le più preziose e di recente acquisizione va inserita proprio
Un progetto dunque legato a una ricerca attenta e appassionata, che ha portato anche all’acquisizione della Santa Lucia, patrona di Siracusa, capolavoro che ben volentieri e con orgoglio abbiamo messo a disposizione dell’Ambasciata d’Italia presso
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