martedì 30 marzo 2010

Curiosità Luciane - 2: Perché a Siracusa si festeggia S. Lucia anche il lunedì dell'Angelo?

La ragione di quest'annuale appuntamento del culto luciano, di antica memoria, può essere compresa soltanto conoscendo adeguatamente chi è Santa Lucia per i Siracusani di ieri e di oggi: questa piccola, semplice, nobile ma modesta e umile fanciulla siracusana, vissuta ormai più di 1700 anni fa, la cui storicità è indubbia ma sulla quale rimangono pochissimi e preziosissimi documenti, fin dall'antichità grandemente amata e venerata dai cristiani di tutto il mondo, è stata da sempre ed è sempre di più oggetto di un amore sterminato e viscerale da parte di tutti i Suoi concittadini d'ogni tempo. Il rapporto tra i Siracusani e la loro dolce Patrona, il legame d'amore che vincola questa Vergine Sposa di Cristo con i Suoi figli della Chiesa apostolica siracusana, ha mantenuto nei secoli un carattere unico e speciale: Santa Lucia è "tutto" per i Siracusani, è modello di vita cristiana, via per arrivare a Cristo, mezzo per unirsi visibilmente alla Chiesa, esempio concreto di realizzazione delle virtù evangeliche. Per questo motivo, anche ogni importante festività liturgica cristologica dell'anno (come il Natale e la Pasqua) per i Siracusani costituisce un'occasione privilegiata per stringersi a glorificare e adorare il Signore tutti insieme, nella Sua Chiesa e attorno al proprio Pastore, come una famiglia: ma nella famiglia dei Siracusani non si vuole far mancare mai - a maggior ragione nei principali momenti di festa - il componente più amato, che è proprio Santa Lucia, quindi - con una piccola posticipazione per evidenti ragioni di opportunità e purezza liturgica - sia nel Tempo di Natale (precisamente il 28 dicembre, anniversario del terremoto del 1908) che nel Tempo di Pasqua (precisamente l'indomani della Resurrezione, il lunedì dell'Angelo), i Siracusani si riuniscono in Cattedrale per stare in compagnia della loro amatissima Patrona e Concittadina, per "festeggiare insieme a Lei", glorificando Dio, le solennità principali della fede cristiana.

ESPOSIZIONE PASQUALE DI S. LUCIA

Simulacro-reliquiario processionale di S. Lucia (particolare), in una teca all'altezza del petto racchiude frammenti di costole della giovane martire siracusana. La cassa reliquiaria sottostante era destinata a contenere l'intero corpo della santa fanciulla, ed è impreziosita da un ciclo di sei bassorilievi argentei raffiguranti episodi della Sua vita e del Suo martirio.


Come da antica tradizione, anche quest'anno, il lunedì di Pasqua, le Sacre Reliquie e il simulacro-reliquiario argenteo di Santa Lucia verranno esposti alla venerazione dei fedeli nel Duomo di Siracusa, nella Cappella della Patrona.


In questa occasione, com'è consuetudine, i siracusani e tutti i devoti di Santa Lucia potranno recare in Cappella omaggi floreali e offerte di ceri votivi in onore della gloriosa Martire nostra Protettrice.

sabato 13 marzo 2010

LA PREGHIERA DEL MESE - MARZO 2010

"Gloria di S. Lucia" (Cappella della Santa, volta della cupola - Siracusa, Duomo)
Riprendendo con gioia il nostro tradizionale appuntamento con la rubrica "La preghiera del mese", dedicata alla gloriosa vergine e martire siracusana Santa Lucia, pubblichiamo il seguente magnifico testo latino di un responsorio liturgico di grande bellezza poetica per la nostra Santa, decoro della sua patria: sia nella sezione responsoriale che nell'orazione conclusiva si menziona il luogo del martirio della patrona, nella natia Siracusa, meta di devoti pellegrinaggi di concittadini e forestieri.
RESPONSORIUM
Te Virgo miracula * Nomen Gesta Probitas * Lucem Terrae praedicant * Patriae decorem.
Puram Te dat facula * Templum Dei firmitas * Ictus Regi dedicant * Mysticum odorem.
Patris dum oracula * Profers Amor Castitas * Sponsam Christo celebrat * Nuptam per cruorem.
Puram Te dat facula ...
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
Puram Te dat facula ...
ANTIPHONA
O Magnum Trinacriae * Sidus fulgentissimum * Fer influxus gratiae * Lues ignes cohibens * Terreum tremorem.
Te colunt Ecclesiae * Lumen electissimum * Praesta lucem gloriae * Tuis post vicum perhibens * Omnium Auctorem.
V. Ora pro nobis Beata Lucia. R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Deus, qui praesentem locum Beatae Luciae Virginis et Martyris Tuae pretioso martyrio consecrasti, concede propitius nobis famulis Tuis, ut quicumque hunc locum Sanctissimum deprecaturi cum devotione adveniunt, ex quacumque tribulatione afflicti misericordiam Tuam invocaverint, ipsius Virginis et Martyris Tuae precibus gratiam consequatur, et ad gloriam proficiant sempiternam. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

martedì 9 marzo 2010

News: OTTOBRE 2010 PREVISTA RIAPERTURA BASILICA S. LUCIA

SIRACUSA - Un comunicato stampa ufficiale annuncia che si prevede il completamento dei lavori di restauro della basilica di S. Lucia entro il mese di ottobre del 2010, quando l'insigne luogo di culto - il primo santuario del mondo dedicato a SANTA LUCIA e l'unico costruito su un luogo della vita della martire siracusana - verrà riaperto al culto, restituito al suo miglior splendore e alla venerazione dei devoti della nostra patrona. Per l'occasione, verrà ricollocata in basilica anche la prestigiosa tela del Caravaggio raffigurante il Seppellimento di Santa Lucia, eseguita dal celebre artista nel 1607, durante il suo soggiorno a Siracusa. I prossimi solenni festeggiamenti luciani invernali, dunque, potranno essere svolti regolarmente nella basilica interamente restituita alla fruibilità dei fedeli.

lunedì 1 marzo 2010

PAROLA DI VITA - MARZO 2010

Senza la fede, Lucia non avrebbe compiuto il Suo luminoso percorso di vita cristiana dall'intercessione per la madre inferma alla gloriosa testimonianza del martirio: impariamo dall'esempio di fede della nostra Patrona a mettere in pratica come Lei la Parola del Signore che ci invita ad avere anche noi la fede.


“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Matteo 17,20)

Quante volte nella vita senti il bisogno che qualcuno ti dia una mano e nello stesso tempo avverti che nessun uomo può risolvere la tua situazione! E’ allora che ti rivolgi inavvertitamente a Qualcuno che sa rendere le cose impossibili possibili. Questo Qualcuno ha un nome: è Gesù.
Ascolta quanto ti dice:
“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”
E’ ovvio che l’espressione “spostare le montagne” non vada presa alla lettera. Gesù non ha promesso ai discepoli un potere di fare miracoli spettacolari per stupire la folla. E difatti, se vai a cercare in tutta la storia della Chiesa, non troverai un santo – che io sappia – che abbia spostato le montagne con la fede. “Spostare le montagne” è un’iperbole, cioè un modo di dire volutamente esagerato, per inculcare nella mente dei discepoli il concetto che alla fede nulla è impossibile.
Ogni miracolo infatti che Gesù ha operato, direttamente o attraverso i suoi, è sempre stato fatto in funzione del Regno di Dio, o del Vangelo o della salvezza degli uomini. Spostare una montagna non servirebbe a questo.
Il paragone col “granellino di senapa” sta a indicare che Gesù non ti domanda una fede più o meno grande, ma una fede autentica. E la caratteristica della fede autentica è quella di poggiare unicamente su Dio e non sulle tue capacità.
Se ti assale il dubbio o l’esitazione nella fede significa che la tua fiducia in Dio non è ancora piena: hai una fede debole e poco efficace, che fa ancora leva sulle tue forze e sulla logica umana.
Chi invece si fida interamente di Dio, lascia che lui stesso agisca e… a Dio niente è impossibile.
La fede che Gesù vuole dai discepoli è proprio quell’atteggiamento pieno di fiducia che permette a Dio stesso di manifestare la sua potenza.
E questa fede, che quindi sposta le montagne, non è riservata a qualche persona eccezionale. Essa è possibile e doverosa per tutti i credenti.
“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”.
Si pensa che Gesù abbia detto queste parole ai suoi discepoli quando stava per inviarli in missione.
E’ facile scoraggiarsi e spaventarsi quando si sa di essere un piccolo gregge impreparato, senza talenti particolari, di fronte a folle innumerevoli alle quali bisogna portare la verità del Vangelo.
E’ facile perdersi d’animo di fronte a gente che ha tutt’altri interessi che il Regno di Dio.
Sembra un compito impossibile.
E’ allora che Gesù assicura i suoi che con la fede “sposteranno le montagne” dell’indifferenza, del disinteresse del mondo.
Se avranno fede nulla sarà loro impossibile.
Questa frase può essere inoltre applicata a tutte le altre circostanze della vita purché siano in ordine al progresso del Vangelo e alla salvezza delle persone.
Alle volte, di fronte a difficoltà insormontabili può nascere la tentazione di non rivolgersi nemmeno a Dio. La logica umana suggerisce: basta, tanto non serve.
Ecco allora che Gesù esorta a non scoraggiarsi e a rivolgersi a Dio con fiducia. Egli, in un modo o nell’altro, esaudirà.
Così è successo a Lella.
Erano trascorsi alcuni mesi dal giorno in cui aveva affrontato piena di speranza il nuovo lavoro nel Belgio tra fiamminghi. Ma ora un senso di sgomento e di solitudine le attanagliava l’anima.
Sembrava che tra lei e le altre ragazze con cui lavorava e viveva si fosse eretta una barriera insormontabile.
Si sentiva isolata, straniera tra quella gente che avrebbe voluto soltanto servire con amore.
Tutto dipendeva dal dover parlare una lingua che non era né sua, né di chi l’ascoltava. Le avevano detto che in Belgio tutti parlavano il francese e se l’era imparato, ma, venuta a contatto diretto con quel popolo, s’era accorta che i fiamminghi studiano il francese soltanto a scuola e in genere lo parlano malvolentieri.
Tante volte aveva tentato di spostare quella montagna di emarginazione che la teneva lontana dalle altre, ma invano. Che poteva fare per loro?
Vedeva ancora davanti a sé il volto della sua compagna Godeliève pieno di tristezza. Quella sera si era ritirata nella sua stanza senza toccar cibo.
Lella aveva tentato di seguirla, ma si era arrestata davanti alla porta della sua camera, timida e titubante. Avrebbe voluto bussare… ma quali parole usare per farsi intendere? Era rimasta lì per qualche secondo, poi si era arresa ancora una volta.
La mattina dopo entrò in chiesa e si mise in fondo, fra le ultime sedie, col viso tra le mani per non far scorgere ad alcuno le lacrime. Era quello l’unico posto dove non occorreva parlare un’altra lingua, dove non era neppure necessario spiegarsi, perché c’era Qualcuno che capiva al di là delle parole. Fu la certezza di quella comprensione che la fece ardita, e con l’anima angosciata chiese a Gesù: “Perché non posso dividere con le altre ragazze la loro croce e dire quelle parole che Tu stesso mi hai fatto capire quando Ti ho trovato: che ogni dolore è amore?”.
E stava davanti al tabernacolo quasi ad attendere una risposta da Chi nella vita le aveva illuminato ogni buio.
Abbassò gli occhi sul Vangelo di quel giorno e lesse: “Confidate – abbiate fede – ho vinto il mondo” . Quelle parole scesero come olio nell’anima di Lella, ed ebbe una grande pace.
Rientrando per la colazione si imbatté subito in Annj, la ragazza che badava all’ordine della casa. La salutò e la seguì fino alla dispensa; poi, senza parlare, cominciò ad aiutarla nel preparare la colazione.
La prima a scendere dalle stanze fu Godeliève. Veniva in cucina a cercarsi il caffè, in fretta per non veder nessuno. Ma lì si arrestò: la pace di Lella aveva toccato il suo animo in modo più forte di qualunque parola.
Quella sera, sulla strada del ritorno verso casa, Godeliève raggiunse Lella con la bicicletta e, sforzandosi di parlare in modo a lei comprensibile, le sussurrò: “Non sono necessarie le tue parole; oggi la tua vita mi ha detto: ‘Ama anche tu!’”.
La montagna si era spostata.

Chiara Lubich