La Chiesa cattolica di Antiochia, antica e illustre città cristiana della Siria, ha un nuovo patriarca: Ignace Youssif III Younan, neoeletto successore di Mar Ignace Pierre VIII Abdel-Ahad che a gennaio dello scorso anno aveva rassegnato le proprie dimissioni. Il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i vescovi siro-cattolici riuniti a Roma dal 18 al 20 gennaio per il Sinodo che avrebbe nominato il nuovo patriarca, e ha auspicato che tutta la Chiesa parli ancora di Cristo al mondo "con le parole dell'Oriente e dell'Occidente".
La notizia che riguarda questa comunità ecclesiale orientale interessa vivamente anche noi siracusani, in quanto l'importante Chiesa di Antiochia è "madre" di quella di Siracusa: il protovescovo della città aretusea, San Marciano martire, era originario proprio di Antiochia e da lì venne inviato in Sicilia per fondare la prima Chiesa d'Occidente ad essere chiamata proprio "Chiesa di Cristo" (Prima Post Antiochenam Christo Dicata si legge tuttora in un'iscrizione che campeggia nel duomo siracusano).
Benvenuti nel 1° blog dedicato a S. LUCIA VERGINE E MARTIRE (Siracusa, fine III sec. - 13 dicembre 304). Realizzato dai devoti siracusani, in ricordo della storica VISITA DEL CORPO DI S. LUCIA A SIRACUSA (15-22 dicembre 2004, nel 17° Centenario del Martirio). Email redazione: amicisantalucia@yahoo.it. VIVA S. LUCIA!
sabato 24 gennaio 2009
martedì 20 gennaio 2009
Lucia, luce per l'unità dei cristiani
Carissimi, è in corso la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, importante appuntamento annuale nel segno di un abbraccio planetario fra le membra del Corpo Mistico di Cristo, della gioia della fraternità cristiana universale, della speranza in un luminoso futuro di piena riconciliazione tra le Chiese, della preghiera corale, unanime e concorde che sale al Cielo da tutti i credenti in Cristo della Terra.
Gesù vuole "che tutti siano una cosa sola" (cfr. Vangelo di Giovanni, capitolo 17), quindi la separazione tra i Suoi seguaci è scandalo, dolore, peccato. L'impegno per l'unità deve essere aspirazione prioritaria per tutti noi.
Lucia, poco prima di morire per Cristo, profetizzò la pace per la Chiesa.
Lucia è una santa "ecumenica", veneratissima da sempre da tutti i cristiani d'Oriente e d'Occidente.
Lucia, felice eccezione, è tra i pochissimi santi a godere di un culto presso i luterani, in Svezia, dove le è addirittura dedicato un rito liturgico proprio.
Il Concilio di Trento, momento di riflessione della Chiesa sulla ferita della disunità fra i cristiani, iniziò proprio un 13 dicembre, festa di S. Lucia.
Preghiamo Lucia per l'unità dei cristiani, dono immenso di Dio per la Chiesa e per il mondo ("che tutti siano uno ... affinché il mondo creda").
Gesù vuole "che tutti siano una cosa sola" (cfr. Vangelo di Giovanni, capitolo 17), quindi la separazione tra i Suoi seguaci è scandalo, dolore, peccato. L'impegno per l'unità deve essere aspirazione prioritaria per tutti noi.
Lucia, poco prima di morire per Cristo, profetizzò la pace per la Chiesa.
Lucia è una santa "ecumenica", veneratissima da sempre da tutti i cristiani d'Oriente e d'Occidente.
Lucia, felice eccezione, è tra i pochissimi santi a godere di un culto presso i luterani, in Svezia, dove le è addirittura dedicato un rito liturgico proprio.
Il Concilio di Trento, momento di riflessione della Chiesa sulla ferita della disunità fra i cristiani, iniziò proprio un 13 dicembre, festa di S. Lucia.
Preghiamo Lucia per l'unità dei cristiani, dono immenso di Dio per la Chiesa e per il mondo ("che tutti siano uno ... affinché il mondo creda").
martedì 13 gennaio 2009
Una preghiera al mese - gennaio 2009
Visto che nell'ultima solennità luciana abbiamo ricordato il miracolo di S. Lucia a Verona, stavolta Vi proponiamo questa preghiera un po' particolare, non ufficiale, ma spontanea, di suggestiva bellezza, pienamente espressiva del dolore sofferto da molti, i quali - così come l'autore di questo testo - si rivolgono con fede alla Santa della quale sono devoti, per trarne conforto, sollievo, speranza, pace del cuore e piena salute. Dedicato a tutti i sofferenti: S. Lucia Vi protegge!
PREGHIERA DELL’AMMALATO A S. LUCIA
Lucia, Vergine beatissima, Tu vedi in che stato io mi trovo e da quanti dolori e infermità sia continuamente tormentato: liberami, Ti prego, da questa infermità e rendimi la salute. Sono certo che se Tu, per la doppia corona di verginità e martirio, intercederai – come spero – presso il Tuo dilettissimo Sposo, il Signore nostro Gesù Cristo, e so che lo farai, io guarirò e prometto … (qui si formula un voto di ringraziamento personale proporzionato alle proprie possibilità) in onore del Tuo santo nome. Amen.
Lucia, Vergine beatissima, Tu vedi in che stato io mi trovo e da quanti dolori e infermità sia continuamente tormentato: liberami, Ti prego, da questa infermità e rendimi la salute. Sono certo che se Tu, per la doppia corona di verginità e martirio, intercederai – come spero – presso il Tuo dilettissimo Sposo, il Signore nostro Gesù Cristo, e so che lo farai, io guarirò e prometto … (qui si formula un voto di ringraziamento personale proporzionato alle proprie possibilità) in onore del Tuo santo nome. Amen.
(Pace Drappiere, Verona 1308,
dalla Historia di Verona di Girolamo Dalla Corte, 1594)
dalla Historia di Verona di Girolamo Dalla Corte, 1594)
martedì 6 gennaio 2009
Cultura: le recensioni di "Amici di S. Lucia" - 2
Pubblichiamo oggi il secondo numero della rubrica di recensioni bibliografiche a cura della nostra Redazione. Informiamo gli Autori e gli Editori di pubblicazioni su S. Lucia che, qualora desiderassero inviarcene copia perché vengano recensite sul nostro blog, possono contattare la Redazione mediante l’indirizzo email: amicisantalucia@yahoo.it.
Vorrei che mi porteresti tanti regali. Santa Lucia “vista” e raccontata dai ragazzi, a cura di ROBERTO ALBORGHETTI, Okay! Associazione News – Consiglio Regionale della Lombardia, 2008
Oggi è la festa dell’Epifania: in certe zone vige la tradizione di donare – proprio in questo giorno – dolci e giocattoli ai bambini, lasciando loro immaginare che siano stati portati da un personaggio fantasioso, cioè la Befana. A Natale, c’è chi fa portare i doni ad un altro personaggio d’invenzione, cioè Babbo Natale (lontana deformazione di un personaggio storico in carne e ossa, cioè San Nicola). Ma in alcune regioni dell’Italia settentrionale, i doni arrivano nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, portati da Santa Lucia di Siracusa: questa tradizione è ben differente dalle altre analoghe, perché si fonda dichiaratamente su una persona realmente esistita e – elemento ancor più interessante – su un dettaglio biografico proprio della stessa. Quando era in vita, all’alba del IV secolo, Lucia, che era una vergine nobile e ricca, scelse davvero di donare tutti i propri beni ai poveri: ecco perché la sua figura, esempio di generosità estrema nel nome del suo amore per Cristo, ben si presta a divenire emblema dell’elargitore di doni. Questa tradizione si distingue nettamente da quelle più favolose del Babbo e della Befana anche perché essa si accompagna, con mille e mille iniziative sempre nuove nelle scuole e nelle parrocchie, a progetti di ricerca destinati ai bambini e finalizzati al raggiungimento di una conoscenza seria sulla “vera” Santa Lucia. Tra le iniziative di questo tipo, merita un’ammirata segnalazione quella curata quest’anno da Roberto Alborghetti (vedi: http://www.scuolaokay.it/), dalla quale è nato il libro di cui vi parliamo oggi. “Vorrei che mi porteresti tanti regali” è un sorprendente compendio sulla vita e sul culto di S. Lucia nella storia e nel mondo, un vero e proprio “mio primo libro su S. Lucia”, attraverso il quale tutti i bambini potranno accostarsi con sicurezza ad una trattazione semplice ma esauriente sulla dolce Santa che così tanto amano fin da piccolissimi. E, cosa bellissima, il libro è fatto proprio da loro, in quanto tutti i testi che compongono questo quadro così completo sono stati raccolti dalle loro ricerche e dai loro elaborati, giunti da numerose scuole elementari italiane. Così, in un linguaggio perfettamente adeguato ai lettori più giovani, con soddisfacente meticolosità e correttezza storica (superiore addirittura a certi libri scritti da adulti!) l’agile volumetto comprende la vita di S. Lucia, la storia delle traslazioni delle sue reliquie, cenni storici sulla più antica espansione del suo culto, un excursus sulle tradizioni popolari e culinarie legate alla sua festa, un’antologia di racconti, proverbi, filastrocche sulla santa e infine di letterine a S. Lucia, atteso impegno annuale di tanti bambini. Sono proprio queste ultime a stupire di più: non sono semplici richieste di regali, ma spesso vere e proprie preghiere spontanee, sincere, tenere, commoventi, che testimoniano sensibilità e consapevolezza da parte dei bambini nei confronti dei bisogni dell’umanità. Un esempio: “Cara Santa Lucia, ti scrivo questa lettera per dirti che non voglio dei giocattoli. In questo mondo ci sono molte ingiustizie, come la guerra, le malattie incurabili (l’AIDS, il cancro), lo sfruttamento minorile … Mi fermo qua, altrimenti un quaderno non mi basterebbe. Nelle persone c’è qualcosa che non va, sono piene di odio, vogliono sempre più di quello che già hanno; tu Santa Lucia, potresti trasformare questo odio in amore, felicità per la Vita!”.
Vorrei che mi porteresti tanti regali. Santa Lucia “vista” e raccontata dai ragazzi, a cura di ROBERTO ALBORGHETTI, Okay! Associazione News – Consiglio Regionale della Lombardia, 2008
Oggi è la festa dell’Epifania: in certe zone vige la tradizione di donare – proprio in questo giorno – dolci e giocattoli ai bambini, lasciando loro immaginare che siano stati portati da un personaggio fantasioso, cioè la Befana. A Natale, c’è chi fa portare i doni ad un altro personaggio d’invenzione, cioè Babbo Natale (lontana deformazione di un personaggio storico in carne e ossa, cioè San Nicola). Ma in alcune regioni dell’Italia settentrionale, i doni arrivano nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, portati da Santa Lucia di Siracusa: questa tradizione è ben differente dalle altre analoghe, perché si fonda dichiaratamente su una persona realmente esistita e – elemento ancor più interessante – su un dettaglio biografico proprio della stessa. Quando era in vita, all’alba del IV secolo, Lucia, che era una vergine nobile e ricca, scelse davvero di donare tutti i propri beni ai poveri: ecco perché la sua figura, esempio di generosità estrema nel nome del suo amore per Cristo, ben si presta a divenire emblema dell’elargitore di doni. Questa tradizione si distingue nettamente da quelle più favolose del Babbo e della Befana anche perché essa si accompagna, con mille e mille iniziative sempre nuove nelle scuole e nelle parrocchie, a progetti di ricerca destinati ai bambini e finalizzati al raggiungimento di una conoscenza seria sulla “vera” Santa Lucia. Tra le iniziative di questo tipo, merita un’ammirata segnalazione quella curata quest’anno da Roberto Alborghetti (vedi: http://www.scuolaokay.it/), dalla quale è nato il libro di cui vi parliamo oggi. “Vorrei che mi porteresti tanti regali” è un sorprendente compendio sulla vita e sul culto di S. Lucia nella storia e nel mondo, un vero e proprio “mio primo libro su S. Lucia”, attraverso il quale tutti i bambini potranno accostarsi con sicurezza ad una trattazione semplice ma esauriente sulla dolce Santa che così tanto amano fin da piccolissimi. E, cosa bellissima, il libro è fatto proprio da loro, in quanto tutti i testi che compongono questo quadro così completo sono stati raccolti dalle loro ricerche e dai loro elaborati, giunti da numerose scuole elementari italiane. Così, in un linguaggio perfettamente adeguato ai lettori più giovani, con soddisfacente meticolosità e correttezza storica (superiore addirittura a certi libri scritti da adulti!) l’agile volumetto comprende la vita di S. Lucia, la storia delle traslazioni delle sue reliquie, cenni storici sulla più antica espansione del suo culto, un excursus sulle tradizioni popolari e culinarie legate alla sua festa, un’antologia di racconti, proverbi, filastrocche sulla santa e infine di letterine a S. Lucia, atteso impegno annuale di tanti bambini. Sono proprio queste ultime a stupire di più: non sono semplici richieste di regali, ma spesso vere e proprie preghiere spontanee, sincere, tenere, commoventi, che testimoniano sensibilità e consapevolezza da parte dei bambini nei confronti dei bisogni dell’umanità. Un esempio: “Cara Santa Lucia, ti scrivo questa lettera per dirti che non voglio dei giocattoli. In questo mondo ci sono molte ingiustizie, come la guerra, le malattie incurabili (l’AIDS, il cancro), lo sfruttamento minorile … Mi fermo qua, altrimenti un quaderno non mi basterebbe. Nelle persone c’è qualcosa che non va, sono piene di odio, vogliono sempre più di quello che già hanno; tu Santa Lucia, potresti trasformare questo odio in amore, felicità per la Vita!”.
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Recensioni della redazione
lunedì 5 gennaio 2009
Solennità dell'Epifania del Signore: "Jesu, corona Virginum"
Un Inno per Lucia
Tratto dal Liber usualis, Ex Editione Vaticana 1957, p. 1213, riporto il testo con la mia traduzione in italiano e in siciliano dell’inno Jesu, corona Virginum attribuito a S. Ambrogio (339-397), che l’antica liturgia romana In Festa Decembris 13, in II. Vesperis dedicava a S. Lucia.
L’inno liturgico si fa strada attraverso la letteratura primitiva, greca, ebraica e poi latina; testimonianza di una tradizione e classicità rispettabili. Dalla ricca fioritura degli inni biblici, ebraici e bizantini derivò l'inno cristiano, che S. Ambrogio introdusse nella liturgia della Chiesa d'Occidente. Il Liber usualis, Editio Vaticana 1957, ne riporta 82. Erano cantati a ogni singola ora dell'Ufficio divino.
L’inno qui riportato, Jesu, corona Virginum, attribuito a S. Ambrogio, è dedicato alle sante vergini. Il ritmo dei versi è il Settenario, melodioso e vario: le diverse posizioni degli accenti ritmici mobili (una delle prime quattro sillabe) si accompagnano all’accento fisso (sempre sulla penultima sillaba). Esempi: Tòrna a fiorir la ròsa (Parini, La Educazione); Qual màsso che dal Vèrtice (Manzoni, Il Natale).
Le conferme dell'iconografia luciana
Secondo la particolare iconografia diffusa a partire dall’età bizantina, S. Lucia (come le sante vergini martiri) è spesso raffigurata nelle ricche vesti di celeste cortigiana di Cristo. La mano che stringe la palma del martirio, spesso è portata verso il cuore, simbolo del dono della vita donata a Cristo per amore. Lo sguardo illuminato di gioia, rivolto verso l’alto, contempla il cielo ed evidenzia il taglio sanguinoso della decapitazione. Tutta pervasa di grazia settecentesca, sotto la lunga veste, la snella e leggiadra figura di Lucia accenna a movenza di danza, mentre la mano che regge il simbolo della grazia illuminante (la luce dei suoi occhi o la fiamma) si allarga con eleganza come per cogliere fiori: preciso richiamo alle figure contenute nell’inno di Sant’Ambrogio Jesu, corona Virginum, che la Chiesa da secoli intona nelle festività delle Sante Vergini. Tale composizione, con immagini tratte dal Cantico dei Cantici e dall’Apocalisse, cantato Cristo che, nel giardino del Paradiso, incede tra i gigli ("pergit inter lilia"), (Cant. 2, 16), contornato dalle danze delle Vergini "septus choreis Virginum", (Ger. 31, 13; Ap. 14, 4), elette sue compagne per tutta l’eternità (vedi: Santa Lucia Vergine e Martire. Poemetto sacro in musica di Angelo Cacciato, II edizione, Barvin, Roma 2009).
JESU, CORONA VIRGINUM
Inno dal COMUNE DELLE SS. VERGINI
TESTO ORIGINALE:
Jesu, corona Virginum,
Quem Mater illa concipit,
Quae sola Virgo parturit,
Haec vota clemens accipe.
Quem Mater illa concipit,
Quae sola Virgo parturit,
Haec vota clemens accipe.
Qui pergis inter lilia,
Septus choreis Virginum,
Sponsus decorus gloria,
Sponsisque reddens praemia.
Quocumque tendis Virgines
Sequuntur, atque laudibus
Post te canentes cursitant,
Hymnosque dulces personant.
Te deprecamur supplices
Nostris ut addat sensibus
Nescire prorsus omnia
Corruptionis vulnera.
Virtus, honor, laus, gloria
Deo Patri cum Filio,
Sancto simul Paraclito
In saeculorum saecula. Amen.
TRADUZIONE ITALIANA:
Gesù, gloria delle Vergini,
concepito dalla Beata Madre,
la sola che partorì vergine,
accogli, clemente i nostri voti.
Tu che incedi tra i gigli,
circondato da vergini danzanti,
sposo splendente di gloria,
doni alle spose il premio eterno.
Ovunque ti dirigi, le vergini
ti seguono, e con canti di lode,
dietro di te si affrettano cantando,
inni armoniosi intonando.
Ti preghiamo supplici,
concedi ai nostri sensi
di ignorare completamente
le ferite della colpa.
Virtù, onore, lode, gloria
a Dio Padre e Figlio,
insieme al Santo Spirito.
Nei secoli dei secoli. Amen.
TRADUZIONE RITMICO-POETICA IN SICILIANO:
Tu fusti cuncepitu,
di la Beata Virgini,
Gesù, corona virginum,
fiori di castità.
Ti pasci tra li gigli,
tra virgini festusi,
o sposu gloriusu,
premi la fedeltà.
S’accordanu ai to passi
li virgini danzannu,
appressu a tia cantannu,
inni in solennità.
Nui ti pregamo supplici,
ca simu piccatura
ma tu perduni ognura
li nostri iniquità.
Virtù, onuri e gloria
a Dio Patri e a lu Figliu,
assiemi al Sanctu Spirtu
e pi’ l’eternità. Amen.
A questo inno cantato segue il breve responsorio declamato in prosa:
Celebrante:
Diffusa es gratia in labiis tuis.
Risposta dell’assemblea:
Propterea benedixit te Deus
in aeternum.
TRADUZIONE ITALIANA:
Celebrante:
Grazia è diffusa nelle tue labbra.
Risposta dell’assemblea:
Per questo il Signore ti benedì in eterno.
Grazia è diffusa nelle tue labbra.
Risposta dell’assemblea:
Per questo il Signore ti benedì in eterno.
TRADUZIONE SICILIANA:
Celebrante:
Grazia è diffusa ne li to sembianti.
Risposta dell’assemblea:
Risposta dell’assemblea:
A tia prescelsi Diu tra tutti quanti.
© Testi e traduzioni di Angelo Cacciato, 5 gennaio 2009
domenica 4 gennaio 2009
CELEBRAZIONI IN ONORE DI S. LUCIA - GENNAIO 2009
AVVISO SACRO:
Come da antica tradizione, le Sacre Reliquie e il simulacro-reliquiario argenteo di S. Lucia saranno esposti solennemente alla venerazione dei fedeli nella Cappella dedicata alla Santa nel Duomo di Siracusa venerdì 9, sabato 10, domenica 11, lunedì 12 e martedì 13 gennaio 2009, per commemorare la dedicazione del Duomo a Cristo Re e Maria Nascente (9 gennaio 1927), il patrocinio di S. Lucia nello storico terremoto della Valle di Noto (11 gennaio 1693) e le traslazioni delle Reliquie di S. Lucia (da Siracusa a Costantinopoli nel 1039, da Costantinopoli a Venezia nel 1204, da Venezia a Siracusa in occasione del XVII centenario del martirio di S. Lucia dal 15 al 22 dicembre 2004).
Orario Ss. Messe:
- giorni feriali: ore 8.00 - 10.30 - 18.00;
- domenica: ore 8.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00.
Tutti i siracusani e i devoti di S. Lucia sono invitati a partecipare.
sabato 3 gennaio 2009
Cultura: le recensioni di "Amici di S. Lucia" - 1
Con il nuovo anno, il nostro blog si arricchisce di una nuova rubrica a carattere culturale, nella quale troveranno spazio le recensioni ai libri su S. Lucia che vengono donati alla Redazione: è un servizio che svolgiamo volentieri, per dar meritata visibilità ad iniziative editoriali di tema luciano e aggiornare il più possibile i visitatori del blog sulle novità in libreria che riguardano la nostra Santa. Nel primo numero della nostra rubrica, parleremo del seguente volume:
SALVATORE DI SALVO, Devoti! ... W Santa Lucia. Storia di un cammino d'amore con la Santa Patrona 1998-2008, Angelo Parisi Editore - Associazione Devoti di S. Lucia, Carlentini 2008
Il pregevole volume di Salvatore Di Salvo documenta e corona, degnamente e felicemente, i primi dieci anni di vita dell'Associazione Devoti di S. Lucia in Carlentini (provincia di Siracusa), paese che sin dal 15 marzo 1621 ha scelto per patrona l'illustre megalomartire siracusana e che costituisce un vero e proprio "luogo luciano", nel quale passò Lucia in persona durante la sua breve vita terrena, in quanto - secondo un'antica tradizione - ella sostò nella zona dove oggi sorge Carlentini in occasione del suo viaggio verso il sepolcro di S. Agata a Catania. L'Autore del volume traccia con chiarezza la storia del culto luciano a Carlentini e quella della locale Associazione Luciana, che testimonia l'amore (e proprio un "cammino d'amore" se ne può definire la storia) di questo popolo per la Patrona. Il ricco dossier fotografico curato da Di Salvo restituisce al lettore la bellezza dei festeggiamenti luciani carlentinesi e commuove, sia quando descrive i vari momenti e i volti delle celebrazioni, sia - soprattutto - quando immortala i volti angelici dei bambini che si accostano al simulacro argenteo di S. Lucia per un dolcissimo "a tu per tu" con Lei. Tra l'altro - è bello ricordarlo - il fercolo processionale di S. Lucia di Carlentini è stato privilegiatissima custodia del Corpo della Santa durante la straordinaria processione per le strade di Siracusa il pomeriggio di quell'indimenticabile 15 dicembre 2004, storico ritorno in patria di quel Santo Corpo.
"Una pubblicazione originale. Una documentazione suggestiva. Salvatore Di Salvo, giornalista e segretario dell'Associazione dei devoti di Santa Lucia, ci fa rivivere, attraverso questo mosaico di foto, la festa di Santa Lucia celebrata a Carlentini, che già nel lontano 1621 la scelse come "patrona, protettrice e avvocata". Sono pagine di vita. Sono testimonianza toccante di una devozione viva, di un amore ardente, di una incondizionata fiducia dei carlentinesi verso la grande vergine e martire siracusana. Non è un volume di dotta speculazione, né di arida dottrina, né di astratta teoria. E' invece una ripresentazione affascinante e coinvolgente di scene che documentano momenti forti di festa dei credenti, di giubilo dei devoti, di esultanza di un popolo. (...) Santa Lucia è un campione della fede, è un gigante della carità, è un modello di testimonianza evangelica. Per questo tutti la amiamo e la veneriamo e non ci stanchiamo di invocarla a nostra difesa e protezione" (S. E. mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo emerito di Siracusa, dalla Presentazione al volume).
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giovedì 1 gennaio 2009
Parola di Vita - gennaio 2009
Carissimi amici, auguri di buon anno nuovo a tutti! Ecco a voi la meditazione biblica del mese:
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo” (1 Cor 12,20).
Hai mai frequentato una comunità viva di cristiani veramente autentici? Hai mai assistito a qualche loro assemblea? Ne hai penetrato la vita? Se sì, avrai notato che vi sono molte funzioni in coloro che la compongono: chi ha il dono di parlare e ti comunica realtà spirituali che ti toccano l’anima; chi ha il dono d’aiutare, di assistere, di provvedere e ti fa meravigliare di fronte ai successi raggiunti a beneficio di quanti soffrono; chi insegna con tanta sapienza da infonderti una nuovissima forza alla fede che già possiedi, chi ha l’arte di organizzare, chi di governare; chi sa capire quelli che avvicina ed è distributore di consolazione ai cuori che ne abbisognano.
Sì, tutto questo puoi sperimentare, ma soprattutto ciò che ti colpisce in una comunità così viva è l’unico spirito che tutti informa e ti sembra di sentir aleggiare e fa di quella originale società un unum, un solo corpo.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Anche Paolo, e lui in modo particolare, si è trovato di fronte a comunità cristiane vivissime, suscitate proprio dalla sua straordinaria parola.
Una di queste era quella, giovane, di Corinto, nella quale lo Spirito Santo non era stato parco nel diffondere i suoi doni o carismi, come si chiamano. Anzi, in quel tempo se ne manifestavano di straordinari, per la speciale vocazione che aveva la Chiesa nascente.
Senonché, questa comunità, fatta l’esperienza esaltante dei vari doni elargiti dallo Spirito Santo, aveva conosciuto anche rivalità o disordini, proprio fra coloro che ne erano stati beneficiati.
Fu necessario allora rivolgersi a Paolo, che era ad Efeso, per avere dei chiarimenti.
Paolo non esita e risponde in una delle sue straordinarie lettere, spiegando come vadano usate queste grazie particolari.
Egli spiega che esiste diversità di carismi, diversità di ministeri, come quello degli apostoli o dei profeti o dei maestri, ma che uno solo è il Signore da cui provengono. Dice che nella comunità esistono operatori di miracoli, di guarigioni, persone portate in modo eccezionale all’assistenza, altre al governo, come esiste chi sa parlar lingue, chi le sa interpretare, ma aggiunge che uno solo è Dio da cui hanno origine.
E allora, siccome i vari doni sono espressioni dello stesso Spirito Santo, che li infonde liberamente, non possono non essere in armonia fra di loro, non possono non essere complementari. Essi non servono al godimento personale, non possono essere motivo di vanto, o di affermazione di sé, ma sono dati per una finalità comune: costruire la comunità; la loro finalità è il servizio. Non possono quindi generare rivalità o confusione.
Paolo, pur pensando a doni particolari che riguardavano proprio la vita della comunità, è dell’avviso che ogni membro di essa ha la sua capacità, il suo talento da far trafficare per il bene di tutti, e ognuno deve essere contento del proprio.
Egli presenta la comunità come un corpo e si domanda: Se il corpo fosse tutto occhio dove sarebbe l’udito? E se fosse tutto udito dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo come Egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?[1] Invece: “Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Se ognuno è diverso, ognuno può essere dono per gli altri, e con ciò essere se stesso e realizzare il proprio disegno di Dio nei confronti degli altri.
E Paolo vede nella comunità, in cui i diversi doni funzionano, una realtà cui dà uno splendido nome: Cristo. Il fatto è che quell’originale corpo che compongono i membri della comunità è veramente il Corpo di Cristo. Cristo infatti continua a vivere nella sua Chiesa e la Chiesa è il suo corpo. Nel battesimo, infatti, lo Spirito Santo incorpora in Cristo il credente, che viene inserito nella comunità. E lì tutti sono Cristo, ogni divisione è cancellata, ogni discriminazione è superata.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Se il corpo è uno, i membri della comunità cristiana attuano bene il loro nuovo modo di vivere se realizzano fra loro l’unità, quell’unità che suppone la diversità, il pluralismo. La comunità non assomiglia ad un blocco di materia inerte ma ad un organismo vivente con diverse membra.
Il provocare le divisioni è, per i cristiani, fare il contrario di quanto devono.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Come allora vivrai questa nuova Parola che la Scrittura ti propone?
Occorre che tu abbia un grande rispetto per le varie funzioni, per i doni e i talenti della comunità cristiana.
Bisognerà che tu dilati il cuore su tutta la varia ricchezza della Chiesa e non solo della piccola Chiesa che frequenti e ti è nota, come la comunità parrocchiale o l’associazione cristiana cui tu sei legato, oppure il Movimento ecclesiale di cui sei membro, ma della Chiesa universale, nelle sue molteplici forme ed espressioni.
Tutto devi sentir tuo, perché sei parte di questo unico corpo.
E allora, come tieni in considerazione e proteggi ogni membro del tuo corpo fisico, così devi fare per ogni membro del corpo spirituale.
(…) Per tutti devi avere stima, far la tua parte perché possano rendersi utili alla Chiesa nel migliore dei modi. (…) Non disprezzare intanto ciò che Dio ti domanda là dove sei, per quanto il lavoro quotidiano ti possa sembrare monotono e senza grandi significati: apparteniamo tutti ad un medesimo corpo e, come membro, ognuno partecipa all’attività dell’intero corpo, rimanendo al posto che Dio ha scelto per lui.
L’essenziale poi è che tu possegga quel carisma che, come annunzia Paolo, supera tutti gli altri ed è l’amore: l’amore per ciascun uomo che incontri, l’amore per tutti gli uomini della terra.
E’ con l’amore, con l’amore reciproco, che le molte membra possono essere un sol corpo.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo” (1 Cor 12,20).
Hai mai frequentato una comunità viva di cristiani veramente autentici? Hai mai assistito a qualche loro assemblea? Ne hai penetrato la vita? Se sì, avrai notato che vi sono molte funzioni in coloro che la compongono: chi ha il dono di parlare e ti comunica realtà spirituali che ti toccano l’anima; chi ha il dono d’aiutare, di assistere, di provvedere e ti fa meravigliare di fronte ai successi raggiunti a beneficio di quanti soffrono; chi insegna con tanta sapienza da infonderti una nuovissima forza alla fede che già possiedi, chi ha l’arte di organizzare, chi di governare; chi sa capire quelli che avvicina ed è distributore di consolazione ai cuori che ne abbisognano.
Sì, tutto questo puoi sperimentare, ma soprattutto ciò che ti colpisce in una comunità così viva è l’unico spirito che tutti informa e ti sembra di sentir aleggiare e fa di quella originale società un unum, un solo corpo.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Anche Paolo, e lui in modo particolare, si è trovato di fronte a comunità cristiane vivissime, suscitate proprio dalla sua straordinaria parola.
Una di queste era quella, giovane, di Corinto, nella quale lo Spirito Santo non era stato parco nel diffondere i suoi doni o carismi, come si chiamano. Anzi, in quel tempo se ne manifestavano di straordinari, per la speciale vocazione che aveva la Chiesa nascente.
Senonché, questa comunità, fatta l’esperienza esaltante dei vari doni elargiti dallo Spirito Santo, aveva conosciuto anche rivalità o disordini, proprio fra coloro che ne erano stati beneficiati.
Fu necessario allora rivolgersi a Paolo, che era ad Efeso, per avere dei chiarimenti.
Paolo non esita e risponde in una delle sue straordinarie lettere, spiegando come vadano usate queste grazie particolari.
Egli spiega che esiste diversità di carismi, diversità di ministeri, come quello degli apostoli o dei profeti o dei maestri, ma che uno solo è il Signore da cui provengono. Dice che nella comunità esistono operatori di miracoli, di guarigioni, persone portate in modo eccezionale all’assistenza, altre al governo, come esiste chi sa parlar lingue, chi le sa interpretare, ma aggiunge che uno solo è Dio da cui hanno origine.
E allora, siccome i vari doni sono espressioni dello stesso Spirito Santo, che li infonde liberamente, non possono non essere in armonia fra di loro, non possono non essere complementari. Essi non servono al godimento personale, non possono essere motivo di vanto, o di affermazione di sé, ma sono dati per una finalità comune: costruire la comunità; la loro finalità è il servizio. Non possono quindi generare rivalità o confusione.
Paolo, pur pensando a doni particolari che riguardavano proprio la vita della comunità, è dell’avviso che ogni membro di essa ha la sua capacità, il suo talento da far trafficare per il bene di tutti, e ognuno deve essere contento del proprio.
Egli presenta la comunità come un corpo e si domanda: Se il corpo fosse tutto occhio dove sarebbe l’udito? E se fosse tutto udito dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo come Egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?[1] Invece: “Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Se ognuno è diverso, ognuno può essere dono per gli altri, e con ciò essere se stesso e realizzare il proprio disegno di Dio nei confronti degli altri.
E Paolo vede nella comunità, in cui i diversi doni funzionano, una realtà cui dà uno splendido nome: Cristo. Il fatto è che quell’originale corpo che compongono i membri della comunità è veramente il Corpo di Cristo. Cristo infatti continua a vivere nella sua Chiesa e la Chiesa è il suo corpo. Nel battesimo, infatti, lo Spirito Santo incorpora in Cristo il credente, che viene inserito nella comunità. E lì tutti sono Cristo, ogni divisione è cancellata, ogni discriminazione è superata.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Se il corpo è uno, i membri della comunità cristiana attuano bene il loro nuovo modo di vivere se realizzano fra loro l’unità, quell’unità che suppone la diversità, il pluralismo. La comunità non assomiglia ad un blocco di materia inerte ma ad un organismo vivente con diverse membra.
Il provocare le divisioni è, per i cristiani, fare il contrario di quanto devono.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Come allora vivrai questa nuova Parola che la Scrittura ti propone?
Occorre che tu abbia un grande rispetto per le varie funzioni, per i doni e i talenti della comunità cristiana.
Bisognerà che tu dilati il cuore su tutta la varia ricchezza della Chiesa e non solo della piccola Chiesa che frequenti e ti è nota, come la comunità parrocchiale o l’associazione cristiana cui tu sei legato, oppure il Movimento ecclesiale di cui sei membro, ma della Chiesa universale, nelle sue molteplici forme ed espressioni.
Tutto devi sentir tuo, perché sei parte di questo unico corpo.
E allora, come tieni in considerazione e proteggi ogni membro del tuo corpo fisico, così devi fare per ogni membro del corpo spirituale.
(…) Per tutti devi avere stima, far la tua parte perché possano rendersi utili alla Chiesa nel migliore dei modi. (…) Non disprezzare intanto ciò che Dio ti domanda là dove sei, per quanto il lavoro quotidiano ti possa sembrare monotono e senza grandi significati: apparteniamo tutti ad un medesimo corpo e, come membro, ognuno partecipa all’attività dell’intero corpo, rimanendo al posto che Dio ha scelto per lui.
L’essenziale poi è che tu possegga quel carisma che, come annunzia Paolo, supera tutti gli altri ed è l’amore: l’amore per ciascun uomo che incontri, l’amore per tutti gli uomini della terra.
E’ con l’amore, con l’amore reciproco, che le molte membra possono essere un sol corpo.
Chiara Lubich
(Trento, 22 gennaio 1920 - Rocca di Papa, 14 marzo 2008)
[1] Cf 1 Cor 12, 17-19.
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