lunedì 14 giugno 2010

SIRACUSA IN FESTA PER I SUOI SANTI!

Oggi, 14 giugno, Siracusa celebra una grande solennità: la memoria liturgica dei Santi Marciano e Metodio, importantissimi per la Chiesa locale siracusana e veneratissimi sin dall'antichità nelle antiche Chiese orientali, sia cattoliche che ortodosse.
Marciano era un contemporaneo di Gesù, e più o meno suo coetaneo. Discepolo di San Pietro Apostolo ad Antiochia, venne da lui stesso inviato a Siracusa (già nell'anno 39) per fondarvi la prima Chiesa d'Occidente, dal momento che allora la città era la più importante metropoli della Magna Grecia ed essendo scalo obbligato per tutti i viaggiatori nel Mediterraneo, era stata immediatamente raggiunta dai primissimi annunciatori del Vangelo, sùbito dopo la Pentecoste. Approdato all'estremità dell'isola di Ortigia (dove sorse, proprio in memoria dell'evento, la bellissima Chiesa dello Spirito Santo), con la predicazione della buona novella di Cristo e operando numerosi miracoli convertì moltissimi siracusani, tra i quali non pochi ebrei. A causa di ciò, nell'anno 68, i giudei per gelosia lo lapidarono e uccisero. Insieme a Santa Lucia, è patrono principale della città e dell'arcidiocesi di Siracusa. E' anche compatrono di Gaeta (provincia di Latina), nel cui duomo se ne conservano e venerano le Sacre Spoglie.
Metodio, siracusano di nascita, con eccellente formazione culturale, divenne monaco e poi patriarca di Costantinopoli. Fu coinvolto nelle aspre controversie dell'iconoclasmo, difendendo strenuamente la retta fede cristiana contro gli errori delle eresie, e - a prezzo di anni di prigionia in condizioni disumane, a causa dell'ostilità degli imperatori iconomachi - riuscì infine a ripristinare definitivamente la venerazione delle immagini sacre, nell'anno 843. A perenne memoria di ciò, istituì la cosiddetta festa dell'Ortodossia, che viene celebrata ancora oggi in tutte le Chiese orientali nella prima domenica di Quaresima.
Due santi della Chiesa siracusana, due santi dei primi secoli del cristianesimo, due santi della Chiesa indivisa del primo millennio, due santi amati e venerati in Oriente e in Occidente, così come Santa Lucia: possa la Loro intercessione accelerare l'ora della piena comunione tra le Chiese di Cristo, perché presto si realizzi il ritorno all'unità dei credenti voluta da Gesù!

domenica 13 giugno 2010

LA PREGHIERA DEL MESE - GIUGNO 2010

In questi anni contrassegnati dalla diffusione mondiale di internet, vetrina degli interessi più vari dell'umanità, notiamo che anche alla nostra Santa Lucia vengono degnamente dedicati molti siti web, riflesso della vitalità sempre crescente del Suo culto, pur a 17 secoli dal Suo martirio. Comunichiamo che la monumentale Basilica di Santa Lucia al Sepolcro (già extra moenia) di Siracusa, primo e principale santuario luciano del monso, edificato sùbito dopo il martirio della Santa sullo stesso luogo dove Ella venne decapitata e sepolta, ha pubblicato una nuova versione - molto bella e curata - del proprio sito internet, all'indirizzo: http://www.basilicasantalucia.com/ (il precedente indirizzo è disattivato). Consentiteci, anche a nome dei molti webmaster che a Siracusa e altrove offrono alla piccola Lucia queste moderne espressioni della loro venerazione, di rivolgere oggi alla nostra Patrona la seguente preghiera:

Nostra meravigliosa Santa Patrona e Concittadina, grazie per il Tuo instancabile patrocinio celeste sulla Tua e nostra amata città di Siracusa. Noi Tuoi figli e devoti glorifichiamo Dio e magnifichiamo Te per la Tua luminosissima vita, che splende sulle anime nostre. Accetta e benedici l'umile omaggio che Ti offriamo attraverso i nostri siti internet a Te dedicati, segno del nostro amore per Te e del servizio che vogliamo rendere al Tuo culto universale. Sarausana jè, viva Santa Lucia!

martedì 1 giugno 2010

PAROLA DI VITA - GIUGNO 2010

Un fatto vero. Siracusa, processione di Santa Lucia: due ragazze, al passaggio del simulacro, fissando lo sguardo sul volto della Patrona loro coetanea e concittadina, si confidano l'un l'altra "Certo, che esempio che ha dato Lucia: chi oggi, tra i giovani e le giovani della nostra età, sarebbe capace di fare come Lei?". Sì, come disse bene mons. Giuseppe Costanzo, nostro arcivescovo emerito, nel toccante discorso pronunciato il 22 dicembre 2004, in occasione della partenza del Corpo della Martire per Venezia, Lucia è una "gigante della santità, noi nani". Ma, giacché come devoti luciani dobbiamo mantenere viva la tensione ad imitarLa e cercare sempre più di seguire il Suo luminoso esempio, nonostante la nostra inadeguatezza, non possiamo arrenderci e autocommiserarci: la Parola che meditiamo in questo mese ci sprona a puntare in alto, verso il glorioso traguardo raggiunto da Lucia, che ha saputo "perdere" per Cristo la propria vita terrena, per ritrovare quella vera in Lui, quale regina in Cielo. Chissà quante volte Lucia, che era assidua nel meditare le Sacre Scritture, avrà trovato forza in questa frase di Gesù, fino a farne il segreto vincente nel momento supremo della Sua testimonianza d'amore verso il Suo Sposo: il martirio. A noi la chiamata a rispondere con lo stesso amore.

«Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39).

Leggendo questa Parola di Gesù vengono in rilievo due tipi di vita: la vita terrena che si costruisce in questo mondo, e la vita soprannaturale data da Dio, attraverso Gesù, vita che non finisce con la morte e che nessuno può togliere.

Di fronte all’esistenza, allora, si possono avere due atteggiamenti: o attaccarsi alla vita terrena, considerandola come l’unico bene, e saremo portati a pensare a noi stessi, alle nostre cose, alle creature; ci chiuderemo nel nostro guscio, affermando solo il proprio io, e troveremo come conclusione alla fine, inevitabilmente, solo la morte. Oppure, diversamente, credendo che abbiamo ricevuto da Dio un’esistenza ben più profonda e autentica, avremo il coraggio di vivere in modo da meritare questo dono fino al punto di saper sacrificare la nostra vita terrena per l’altra.

«Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà».

Quando Gesù ha detto queste parole pensava al martirio. Noi, come ogni cristiano, dobbiamo essere pronti, per seguire il Maestro e rimanere fedeli al Vangelo, a perdere la nostra vita, morendo – se necessario – anche di morte violenta, e con la grazia di Dio ci sarà data con ciò la vera vita. Gesù per primo ha “perso la sua vita” e l’ha ottenuta glorificata. Egli ci ha preavvertito di non temere «quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima».

Oggi ci dice:

«Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà».

Se leggi attentamente il Vangelo, vedrai che Gesù torna su questo concetto per ben sei volte. Ciò sta a dimostrare che importanza esso abbia e in quale considerazione Gesù lo tenga.

Ma l’esortazione a perdere la propria vita non è per Gesù soltanto un invito a sostenere anche il martirio. È una legge fondamentale della vita cristiana.

Occorre esser pronti a rinunciare a fare di sé stessi l’ideale della vita, a rinunciare alla nostra indipendenza egoistica. Se vogliamo essere veri cristiani dobbiamo fare di Cristo il centro della nostra esistenza. E cosa Cristo vuole da noi? L’amore per gli altri. Se faremo nostro questo suo programma, avremo certamente perso noi stessi e trovato la vita.

E questo non vivere per sé, non è certamente, come qualcuno può pensare, un atteggiamento rinunciatario e passivo. L’impegno del cristiano è sempre assai grande e il suo senso di responsabilità è totale.

«Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà».

Fin da questa terra si può fare l’esperienza che nel dono di sé stessi, nell’amore vissuto, cresce in noi la vita. Quando avremo speso la nostra giornata al servizio degli altri, quando avremo saputo trasformare il lavoro quotidiano, magari monotono e duro, in un gesto d’amore, proveremo la gioia di sentirci più realizzati.

«Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà».

Seguendo i comandi di Gesù, che sono tutti imperniati sull’amore, dopo questa breve esistenza troveremo anche quella eterna.

Ricordiamo quale sarà il giudizio di Gesù nell’ultimo giorno. Egli dirà a quelli che stanno alla sua destra: «Venite, benedetti... perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare...; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito…».

Per farci partecipi dell’esistenza che non passa, guarderà unicamente se avremo amato il prossimo e riterrà fatto a sé quanto abbiamo fatto ad esso.

Come vivremo allora questa Parola? Come perderemo sin da oggi la nostra vita per trovarla?

Preparandoci al grande e decisivo esame per il quale siamo nati.

Guardiamoci attorno e riempiamo la giornata di atti di amore. Cristo si presenta a noi nei nostri figli, nella moglie, nel marito, nei compagni di lavoro, di partito, di svago, ecc. Facciamo del bene a tutti. E non dimentichiamo quelli di cui veniamo a conoscenza ogni giorno sui giornali o attraverso amici o per mezzo della televisione... Facciamo per tutti qualcosa, secondo le nostre possibilità. E quando quelle ci sembrassero esaurite, potremo ancora pregare per loro. È amore che vale.